1. Le gioie mondane sono vane. — 2. Le gioie mondane sono amare. — 3. Le gioie mondane sono pericolose e colpevoli; rendono schiavi e ciechi. — 4. Disgrazie di chi ama le gioie mondane.
1. Le gioie mondane sono vane. — « Ho stimato il riso un inganno, ed alla gioia ho detto : Perché cerchi di illudermi? » (Eccli. II, 2). Questa sentenza del Savio è fondata nella natura stessa delle gioie mondane, ed ha per conferma l’esperienza di tutti i secoli. E infatti, dove ripone il mondo il suo godimento? Nei beni, negli averi; ora che cosa sono le sostanze di questa terra? Nei diletti della voluttà, nelle gozzoviglie della tavola; ma che cosa sono questi piaceri, se non il profumo di una cosa che appena nato svanisce? Nella maldicenza, nella calunnia, nella vendetta, nei balli, nei teatri, nei festini; negli onori; ma che cosa sono tutte queste cose? Illusioni che abbagliano e talvolta ancora irreparabilmente accecano... Per grandi poi e soavi che siano, oltreché è dato a pochi di goderne, per quanto tempo anche a questi pochi durano?... Sono ombre, sono fantasmi che spariscono quando uno crede di raggiungerle; e chi si ostina a voler seguirle, si mette in uno spinaio di dove esce, quando pure n’esce, ferito e sanguinoso...
« Vanità è ogni gioia del secolo, scrive S. Agostino, con ardentissimi voti si desidera, e avutala, scompare senza che lasci traccia. Tutte queste allegrie mondane passano, svaniscono come fumo. Sventurati quelli che in esse mettono il cuore! ».
Le gioie mondane sono vuote..., insulse...; non hanno né realtà, né felicità, né consistenza, né durata, e chi gode di loro, gode del nulla (Amos. VI, 14). La serie delle allegrezze mondane è una tragedia che finisce appena cominciata, e che termina sempre col dispiacere, col pianto, con la morte. Udite di nuovo il figlio di S. Monica « Inutilmente piangono quelli che piangono per le cose vane; e ridono del loro danno, quelli che ridono delle cose vane. La sbagliano questi e quelli, si rallegrano quando dovrebbero dolersi, ridono quando bisognerebbe piangere, simili a quei ragazzi che giuocano anche nel punto in cui i loro genitori stanno per spirare ».
2. Le gioie mondane sono amare. — Non si danno gioie mondane senza dolore e senza amarezza. L’amarezza le precede..., le accompagna..., le termina...; le gioie se ne vanno, l’amarezza resta. « Il riso è mescolato al pianto, dicono i Proverbi, e il sommo del gaudio si finisce nel colmo dell’angoscia » (Prov. XIV, 13). « Vedi e intendi, o uomo, dice Geremia, quanto funesta e amara cosa sia per te il distaccarti dal tuo Dio » (Ierem. II, 19). Chiunque abbia provato le dolcezze mondane, deve ripetere col medesimo Geremia: «Abbiamo avuto per bevanda il fiele, in pena di aver peccato contro il Signore. Ci aspettavamo pace e non abbiamo avuto giorno sereno; ci credevamo in sicurezza ed eccoci nel timore » (Ierem. VIII, 14-15).
Ah quanto è vero che Dio inebbria i mondani di un vino di dolore (Psalm. LIX, 3), e li nutrisce di un pane di lagrime (Psalm. LXXIX, 6).
« Dio mescola l’amarezza alle gioie terrene, dice S. Agostino, per volgere l’uomo al desiderio di quella gioia, la cui dolcezza non è fallace e che solo in Dio si trova ». « Iddio, dice S. Gerolamo, porge agli amanti delle gioie mondane, un’acqua amara, l’acqua della maledizione: li abbevera di amarezza, acciocché apprendano per esperienza quanto sia duro l’avere abbandonato il Signore, ed avere irritato quel Dio che è la dolcezza per essenza» (Comment.).
La gioia mondana è una stilla di miele che si cangia in un mare di fiele... Osservate quello che accade al crapulone..., all’intemperante..., al vanitoso..., all’ambizioso..., ecc...
3. Le gioie mondane sono pericolose e colpevoli; rendono schiavi e ciechi — È noto che le gioie mondane generano la noia ed il rimorso... E ?... sono pericolose e colpevoli... A quali pericoli infatti non espongono i piaceri de’ sensi, la sensualità, la gola, gli occhi poco modesti, le orecchie poco caste, la lingua mal frenata? A quanti rischi non espongono le vanità, l’amore del mondo, le danze, le famigliarità sospette, gli spettacoli?... Le gioie mondane sono colpevoli 1° per lo scandalo che si riceve..., per lo scandalo che si dà...; 2° per la disobbedienza alla legge di Dio...
Né può essere altrimenti, poiché, come dice S. Gregorio, chi vive delle gioie del mondo, incatena i suoi sensi interiori, il suo spirito..., la sua anima, la sua intelligenza..., la sua memoria..., la sua volontà..., il suo cuore... (Homil. XXXVI in Evang.). Egli più non comprende le vere gioie..., le cose spirituali. Parlategliene, egli non v’intende più... non sente... Dio, religione, virtù, legge, doveri, tutto lo stanca e lo accascia... non vede e non sogna più nulla se non le frivolezze e le vanità...
4. Disgrazie di chi ama le gioie mondane. — È terribile la maledizione del Signore: « Guai a voi che vivete nel riso! » (Luc. VI, 25). Quindi l’apostolo S. Giacomo ci esorta a sentire e riconoscere la nostra miseria, a piangere e gemere, il nostro riso non si cambi in lutto e la nostra gioia non si converta in mestizia (Iacob. IV, 9). Dicono i Santi Agostino, Basilio, Bernardo ed altri dottori che Gesù Cristo pianse sovente, ma non fu mai veduto ridere. « Nessuno, conchiude S. Gerolamo, può godere ad un tempo le gioie del mondo e le gioie di Dio, essere felice in questa terra e nel cielo, vivere a norma del secolo e conseguire il paradiso » (Ep. XXXV, ad Iulian.).
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