8. Forza del demonio. — 9. Debolezza del demonio. — 10. Il demonio si trova dappertutto; e sempre cerca di perderci. — 11. Scienza del demonio. — 12. Malizia e furberie del demonio. — 13. Odio del demonio contro l'uomo e guerra che gli muove. — 14. Il demonio ebbe l’audacia di assalire Gesù Cristo medesimo. — 15. Crudeltà e furore del demonio contro gli uomini. — 16. Danni che arrecano i demoni. — 17. Il diavolo è il dio del secolo. — 18. Il demonio non si scoraggia mai nel perseguitarci. — 19. Il demonio perseguita più i giusti che i peccatori. — 20. È cosa difficilissima sottrarsi al demonio. — 21. Gioia del diavolo quando vince un’anima. — 22. I demoni sono gli esecutori della giustizia divina. — 23. Castighi dei demoni. — 24. In qual modo si trionfi, del demonio.
8. Forza del demonio. — Il Vangelo chiama il demonio il forte armato (Luc. XI, 21). Chiedete voi quale sia la natura di questo nemico? È uno spirito... Desiderate vederlo? è invisibile.,. Volete conoscerne il carattere? è cattivissimo e scaltrissimo... la potenza? S. Paolo lo chiama padrone e governatore del mondo. « Vestite, dice questo grande Apostolo, l’armatura di Dio per potervi difendere dalle insidie del demonio. Poiché il nostro combattimento non e contro uomini di carne e sangue, ma contro i principati e le potenze governatrici del mondo, che sono gli spiriti maligni sparsi per l’aria » (Eph. VI, 11-12). Notate quelle parole: principati, potestà, rettori del mondo. Secondo i santi padri, i demoni hanno conservato, dopo la loro caduta, il medesimo ordine gerarchico che tenevano in cielo prima della defezione. Ordinati come un esercito gli uni comandano, gli altri obbediscono e sono in condizione inferiore: donde ne viene la loro immensa forza. Quelli cui si dà nome di principati, potestà, governatori sono i capi tra i demoni.
Volete conoscere qual luogo tiene il demonio? egli domina la terra e piomba su di noi dalle stanze dell’aria... Cercate della sua dimora? è dovunque giorno e notte... Della sua intelligenza? è vastissima e superiore a quella dei più sapienti uomini... Se voi considerate la sua natura il demonio è un gigante, dice Origene (Homil. VIII, 12). « I forti, scrive il Salmista, sopra di me si gittarono » (Psalm. LVIII, 3); « e come strappare la preda di mano al forte, dice Isaia, come salvare ciò che è stato preso da lui? (XI IX, 24).
Quantunque già strapotenti, i demoni, come spiriti intelligenti, attivi, agili, vigilanti, aumentano ancora spaventosamente questa loro potenza con l’audacia, l’odio, la ferocia da cui sono animati. Conservarono, anche dopo la caduta, tutte le forze loro; e queste sono tali che S. Paolo non si perita di chiamarli: « Dei di questo secolo » (II Cor. IV, 4).
Con ragione il Crisostomo lasciò scritto: «Se i demoni sono ordinati a schiere, se sono spiriti, se sono i padroni del mondo, come mai, ditemi, possiamo noi darci ai piaceri, come li vinceremo senza brandire le armi? ».
Si aggiunga alla forza e potenza dei demoni il loro numero prodigioso; e pensiamo che tutta questa spaventosa moltitudine non cessa mai dal muoverci accanita guerra!
S. Paolo chiama i demoni prìncipi di questo mondo, scrive S. Agostino; ma per timore che voi pensiate che siano principi del cielo e della terra, li chiama soltanto principi del mondo, cioè principi degli amatori del mondo sepolto nelle tenebre, del mondo degli empi e dei cattivi, di quel mondo di cui è detto nel Vangelo che, essendo venuto Gesù Cristo, il mondo non lo conobbe. Essi sono i principi di quel mondo contro di cui il Salvatore lanciò quello spaventoso anatema:
Guai al mondo! e del quale disse in altro luogo: « O Padre mio, non per il mondo io vi prego » (Ioann. XVII, 9).
I demoni sono i principi di quel mondo cui accennava Gesù Cristo allorché volgendosi al Padre gli diceva: « Padre santo, il mondo non vi ha conosciuto » (Ioann. XVII, 25); di quel mondo che il re profeta chiama terra di oblio(Psalm. LXXXVII, 13) ed a cui accenna l'Apocalisse in quelle parole: « Guai agli abitatori della terra» (VIII, 13). I demoni sono principi di un mondo simile a quello che il diluvio coprì delle sue acque; sono duci e re di coloro che portano il carattere della bestia e che ne adorano l'imagine, secondo l'Apocalisse (XVI, 2).
Sta scritto nella medesima Apocalisse che il dragone si arrestò su la sabbia del mare (XII, 17-18). Che significano queste parole? Perché il demonio, raffigurato in quel dragone, si posa sul bordo, su l’arena del mare? La Scrittura intende dire, con questo, che il diavolo non è forte e non la vince se non contro gli uomini sterili in buone opere ed incostanti come la mobile arena della spiaggia marina; denota ancora che Satana domina soltanto quelli che si espongono agli uragani, alle tempeste, alle onde furiose delle passioni, quelli insomma che somigliano alla sabbia dell’oceano, esposta a tutte le tempeste, e spesso sollevata, dispersa, aggirata, sommossa. Su la spiaggia del mare del mondo posa il dragone infernale per sbattere e annegare nei vorticosi flutti della concupiscenza, del vizio, del delitto le sue vittime...
Contro chi è forte, su chi regna il demonio? sui figli della superbia (Iob. XLI, 25); contro i muti, i sordi, i ciechi, gli zoppi, i paralitici, i morti spirituali... E' forte contro i genitori negligenti, scandalosi, indolenti sui vizi dei loro figli; contro i figli indocili, disamorati e irriverenti contro chi diede loro la vita... È forte contro quel giovane che imita il figliuol prodigo; contro quella fanciulla che, mancando alle promesse del suo battesimo, si spoglia della veste sacra di Gesù Cristo, non vigila più i suoi sensi e scaccia dal suo cuore l’amor di Dio per dare posto all'amore corrotto del mondo e dei piaceri... È forte contro gli avari, gl'impudichi, gli accidiosi che non pregano, non vigilano e trascurano i Sacramenti... Il demonio non è forte se non col nostro aiuto: » Mentre gli uomini dormivano, disse Gesù Cristo, venne il nemico e seminò zizzania in mezzo al frumento » (Matth. XIII, 25)
È vero che Gesù Cristo ha incatenato il demonio con la sua croce e gli ha detto, come già all’oceano : «Fin qua tu verrai e non più oltre; qui romperai le onde spumanti » (Iob. XXXVIII, 11). « Ora come mai, domanda S. Agostino, se è legato, fa tuttavia tanta strage?» e risponde: « È verissimo, o fratelli, che il demonio può moltissimo contro l’uomo, ma badate che domina soltanto sui tiepidi, sui negligenti, su coloro che non temono veramente Iddio. Vedete quel leone incatenato: se scorge una preda, si slancia, ma è trattenuto; si agita furibondo e si riprova ad avventarsi, morde per rabbia la catena: vani sforzi, inutile rabbia; la sua preda sta troppo lontano e non può raggiungerla: essa non teme, ma se si avvicina, un po’ troppo, il leone la ghermisce e la divora. Il cane alla catena può latrare, ma non morde se non l’imprudente che gli va a tiro... Quanto è insensato chi si lascia divorare da un leone chiuso in gabbia, o mordere da un cane legato alla catena! A costui voi somigliate, o peccatori imprudenti, perché vi fate mordere e divorare dal demonio. Incatenato, egli non può avvicinarsi a voi tanto da addentarvi; può ruggire e abbaiare, ma non può mordere se non chi vuol essere morso. Poiché il demonio non nuoce con la violenza, ma con la persuasione; né ci strappa a forza il consenso, ma ce lo dimanda ».
Ecco perché S. Bernardo predicava: «Cessi la cattiva volontà, e più non ci sarà inferno ». Non sono i diavoli che ci combattono perché noi facciamo il loro volere, diceva l’abate Abramo, ma sono le nostre volontà che mutandoci in demoni, ci tormentano (Vit. Patr.). Interrogato l’abate Achille, in qual modo i demoni possono prenderci: « Per mezzo della volontà nostra », rispose; e soggiunse: «Le anime nostre sono le legna, il diavolo è la scure; la nostra volontà è il manico. Dunque per mezzo della nostra cattiva volontà noi siamo recisi ed abbattuti ».
9. Debolezza del demonio. — « Siate soggetti a Dio, dice' l’apostolo. S. Giacomo, resistete al demonio, ed egli fuggirà da voi » (Iac. IV, 7); ma resistetegli con fede ferma e viva, soggiunge S. Pietro (I, V, 9). Quando il demonio si avvicina e cerca di eccitare in voi moti di collera, di superbia, di avarizia, ecc. resistetegli coraggiosi e lo metterete ben tosto in fuga. Poiché davanti ad un’anima forte, il diavolo trema; con gl’inerti è terribile come leone.
« L’antico nemico, scrive S. Gregorio, è forte contro quelli che gli danno retta, debole con coloro che gli resistono. Se si cede alle sue suggestioni, è formidabile come un leone e riesce trionfante; ma se gli si resiste da forti e prontamente, resta schiacciato come una formica. Per gli uni adunque è un leone, per gli altri una formica : ben difficilmente le anime carnali si sottraggono alla sua crudeltà, ma quelle pure ne calpestano la debolezza col piede della virtù ».
« Se guardiamo la natura, osserva Origene, il demonio è un gigante e noi siamo locuste; ma se seguiamo Gesù, egli sarà un nulla di fronte a noi ». Il demonio è debolissimo contro gli uomini coraggiosi ed eroici. E un leone che rugge, quindi è terribile; è un serpente che striscia sul suolo, quindi è debolissimo. Dio che gli ha lasciato la forza per suo supplizio, gli ha posto un freno; non può regnare che su coloro che Dio abbandona e disprezza: triste potenza, vergognoso regno!...
Il demonio è debole, giacché adopera la scaltrezza, la frode, i raggiri, la menzogna; è debole, poiché adula e si nasconde. È impotente, poiché Gesù Cristo lo ha sconfitto... Chi lo sbaraglia e atterra? Colui che vigila, che prega, che fugge, che diffida di se medesimo e che si mortifica. Una sola parola di Gesù Cristo bastava a cacciare legioni intere di diavoli dal corpo degli ossessi; ora che cosa non farà la presenza di Gesù Cristo, la sua grazia, la santa comunione? Un solo segno di croce spaventa gli spiriti delle tenebre e li mette in fuga. S. Bernardo assicura che chiunque invoca divotamente i santi nomi di Gesù, di Maria, di S. Giuseppe, è invincibile quand’anche avesse contro di sé tutti i demoni. Tertulliano diceva ai persecutori della religione, che un indemoniato qualunque non avrebbe potuto resistere ad un semplice cristiano (Apolog.); debolissimo dunque è il demonio. Una semplice resistenza basta, dice S. Giacomo, a metterlo in rotta (IV, 7). I santi di ogni tempo, di ogni età, di ogni sesso, trionfarono del demonio e gli schiacciarono il capo; a loro esempio anche noi possiamo vincerlo.
10. Il demonio si trova dappertutto; e sempre cerca di perderci. — Il demonio gira nell’aria, nell’acqua, su la terra, nell'inferno... « I nostri persecutori, dice Geremia, vincono nella corsa le aquile, ci tengono dietro su per i monti, ci tendono imboscate nei deserti » (Lament. IV, 19). Essi sono in un attimo dovunque loro talenta; vanno più rapidi del pensiero; vedono tutto senz'essere veduti; intendono tutto senza farsi scorgere. Basti dire che il demonio è sempre in giro in cerca di preda.
Questo andare e venire che il demonio ci va facendo intorno indica: 1° ch’egli è vagabondo e instabile, poiché abbandonando Dio col peccato, ha perduto la fermezza dello spirito. Egli che voleva sedere sul trono dell’Onnipotente, è condannato ad errare sempre, a non posare mai, neppure nell’inferno. Egli non godrà mai né riposo, né sonno. 2° Denota l’ira e l’insaziabile brama di nuocere, che lo rode; 3° le astuzie, gli scaltrimenti, le finzioni e gl’inganni suoi. 4° Principe del mondo, egli percorre il suo impero. 5° Cerca e va annusando come un segugio. 6° I suoi giri mostrano la sagacia delle sue esplorazioni. 7° Trae i peccatori a compiere il cerchio delle loro iniquità, affinché elidano allora nel cerchio dell’eternità infelice...
11. Scienza del demonio. — Satana indaga il vizio, l’inclinazione, il lato debole di ciascuno, e da questa parte lo assale. «Egli conosce, dice S. Leone, chi deve accendere di cupidigia, a chi deve inoculare il veleno dell’invidia, chi deve adescare con la gola, e chi deve solleticare con la lussuria. Sa chi può essere turbato dalla mestizia, chi sedotto dalla gioia, chi vinto dal timore, chi guadagnato dal meraviglioso. Di ciascuno studia le inclinazioni e gli affetti, scopre le cure e trova il mezzo di nuocere dove l’uomo è più debole ».
Il diavolo è informato di tutto ciò che avviene su la terra. Vede i pensieri, i desideri, le parole, le azioni, le omissioni, il procedere di tutti gli uomini... Egli sa e ricorda tutto ciò che è avvenuto dal principio del mondo... Tutti i cuori gli sono aperti e conosce tutti i rigiri, le volte e i ripieghi da prendere per insinuarsi, sedurre, vincere, abbattere, ammazzare e trascinare all’inferno... È tutt’occhi, tutt’orecchi, tutto lingua, tutto spirito e intelligenza e avvedutezza e scienza. Benché sepolto nelle più fitte tenebre, tutto vede, tutto comprende, tutto sa, tutto pesa...
12. Malìzia e furberie del demonio. — Il demonio, nota S. Cipriano, è chiamato serpente, perché come il serpente striscia e s’insinua insensibilmente e nasconde il suo avanzarsi per ingannare. Così grande è la sua astuzia, così fini e scaltre le sue arti, che fa cambiare la notte col giorno, il giorno con la notte, il veleno col rimedio; spinge alla disperazione sotto pretesto di speranza, alla diserzione simulando di condurre alla fedeltà; presenta al nostro culto l’Anticristo sotto il nome di Cristo. Di questo modo, sostituendo alla verità la menzogna, arriva a far scomparire la verità (De simplicit. Praelat.). Del resto, già S. Paolo ammoniva i Corinzi che Satana si trasforma in angelo di luce per sedurre (II Cor. XI, 14).
La malizia, la scaltrezza, gli artifizi di Satana in ciò principalmente si manifestano: 1° che osserva i luoghi meno muniti e difesi, come dice S. Gerolamo; 2° che non presenta mai all'uomo, come notava già il Crisostomo, il peccato in modo scoperto, ma sempre travestito e camuffato; non si avventa d'un salto, ma cammina pian piano, s’infiltra inosservato per le fessure finché sommerge interamente la sdruscita navicella. Per far cadere nel peccato si nasconde, poiché cosi laido e schifoso e orribile è il suo aspetto, che se si mostrasse come è, non lo avvicinerebbe nessuno. Egli cela la bruttezza del peccato, di quel peccato che, figlio di Satana, è lurido, sporco, orribile come suo padre; egli dà al peccato l’apparenza ed il nome di dolcezza, di fiori, di felicità, e anche di virtù. Nasconde l’amo del peccato, e soprattutto della voluttà, affinché restiate presi a quest’ago pungente e mortifero, mentre gustate i piaceri fallaci e avvelenati. Egli porta l’uomo al vizio a poco a poco e insensibilmente, comincia a far commettere le colpe leggere, poi trascina man mano nelle più gravi (Homil. ad pop.).
Il demonio, audacissimo, vorrebbe pure, se l’osasse e lo potesse, farci subito cattivi al pari di lui, ma, scaltro com'è, prevede che non vi riuscirebbe; vorrebbe pure assalirci apertamente, ma teme che gli sfugga la preda; quindi procede per gradi, dice Bossuet (Sur les Démons)... Egli striscia come serpe e ne simula i movimenti: ora scopre la testa, ora la coda. Striscia mentre è lontano, affinché l’uomo non si accorga di lui, poi morde appena è vicino... Studia le particolari inclinazioni e vi si adatta; quindi non solleticherà di lussuria l’avaro, né tenterà di avarizia l’impudico: perché la dissolutezza è compagna della prodigalità. Trasporterà l’ambizione a vagheggiare l’apice del potere; spingerà l’orgoglioso ad adorare se medesimo; stuzzicherà la fame nell’uomo inclinato ai vizio della gola... In un modo seduce il libertino, in un altro il saggio, in un altro ancora lo scrupoloso. Assale il ragazzo, il giovane, l’Uomo maturo, il vecchio, ciascuno secondo l’età, la complessione, l’inclinazione propria. Di questo attacca il corpo, di quello lo spirito; quando ferisce all’esterno, quando all’interno; tasta il lato debole e da questo muove all’assalto; presenta il fiore e nasconde la spina; indora il calice e vi mesce il veleno... Osservate, va gridando, com’è bello questo fiore! che soave olezzo tramanda!... Vedete com’è deliziosa questa coppa! Provate il soave e delizioso liquore che contiene! bevete, tracannate... Deh! trattenetevene! questo fiore, questa bevanda sono avvelenati; se li toccate, morrete per l’eternità... Alla fin fine non è che un pensiero, dice lo spirito maligno, un semplice sguardo, una piccola compiacenza... Provate; poi ve ne asterrete a vostro talento; voi cercate il piacere, eccovelo; non l’assaporerete?... Deh! guardatevi, per pietà: l’assassino si avanza, l’incendio comincia da una scintilla... Che un vascello affondi, lasciando penetrare a un tratto grande quantità d’acqua, o pescandone poco per volta, poco importa: il vascello ad ogni modo è perduto...
Il diavolo è avveduto, dice Bossuet, cammina passo passo: spinge Giuda, prima all'avarizia, poi alla vendita del suo Dio, quindi al tradimento, finalmente alla disperazione, al capestro, all’inferno (Sur les Démons).
Osservate la tattica che tenne lo spirito maligno nell’assalire i nostri primi padri. « Il serpente, dice la Scrittura, il quale era il più scaltro fra gli animali, disse alla donna: « Perché mai Dio non vi ha permesso di mangiare di qualunque frutto del paradiso?» (Gen. III, 1). Questa sola interrogazione è già un delitto. Perché t’immischi tu, o serpe infernale, di quello che ha ordinato Dio? Quello che Dio ha prescritto è sacro... Non si comporta forse così Satana nel sedurre ogni uomo? Perché non farete voi la tal cosa? Perché non adocchiare la tal persona? Perché non andrete in quel luogo? Perché, ecc., ecc.
Èva risponde: «Iddio ci ha proibito di mangiare e di toccare il frutto dell’albero che è nel mezzo del paradiso, perché non c’incolga forse la morte» (Gen. Ili, 3). Èva imprudente! ella ebbe la debolezza di ascoltare un istante il serpente e per ciò cominciò a soccombere, a divenire colpevole. Non è questo pur troppo il modo con cui noi ci diportiamo?... Il serpente, vedendo la debolezza di Èva, s'inoltra e al delitto dell’interrogazione aggiunge quello della negazione. Risponde alla donna tondo e franco: « No, in fede mia, voi non morrete » (Ib. 4). Non adopera mia consimile astuzia a nostro riguardo il demonio?... Via, non c’è poi «quel gran male che si dice... È esagerazione... troppa severità... O che? vi sarà forse l’inferno per così poco? Oibò!... Finalmente, per sedurre interamente Èva, il serpente al delitto d’interrogazione ed a quello di negazione fa seguire il terzo che è di affermazione, soggiungendo: « Sa bene Dio che in quel giorno in cui ne mangerete, si apriranno gli occhi vostri e sarete come dèi, conoscitori del bene e del male» (Ib. 5). Ecco Èva ingannata e perduta! « Si accorse la donna che il frutto era bello a vedersi e gustoso a mangiarsi, quindi ne prese e ne mangiò e lo porse al marito il quale pure ne mangiò » (Ib. 6). E si apersero gli occhi di ambedue, e conobbero ch’eran nudi, ecc. (Gen. 7). Ecco i felici e gli dèi, come sa renderli il demonio! Tutti quelli che danno orecchio al serpente trovano le medesime ricompense... O infelici mortali che ascoltate il demonio, padre della menzogna e della morte, nemico giurato della felicità dell’uomo, e di Dio medesimo!... I demoni, ci avverte S. Pietro, ci seducono con parole di doppiezza, e fanno delle anime nostre un traffico per l’inferno (II, II, 3); quindi il Salmista esclamava: Questi orgogliosi spiriti delle tenebre mi hanno teso di nascosto il laccio (Psalm. CXXXIX, 5).
« Se al primo comparirci innanzi, noi non schiacciamo subito la testa al serpente infernale, cioè non resistiamo alla prima sua suggestione, egli ci si caccia tutto quanto in fondo al cuore, senza che noi ce ne avvediamo », scrive S. Gerolamo. Il demonio è chiamato serpente e prese la forma di questo rettile per sedurre i nostri padri, perché 1° il serpente è scaltro ed avveduto di natura sua... 2° Si tiene in agguato, assale l’uomo di soppiatto e lo morde all’improvviso... 3° Striscia, inocula il suo veleno e uccide l’uomo... 4° Il serpente tocca la terra con tutte le parti del suo corpo; il demonio non altro inspira che l’amore delle cose terrene e carnali...
Notate come per sorprendere e ingannare Adamo ed Èva, il demonio si valse di cinque evidenti menzogne: La prima: « Voi non morrete ». — La seconda: « I vostri occhi si apriranno ». La terza: «Voi sarete quali dèi». — La quarta: «Conoscerete il bene e il male ». — La quinta: « Sa Dio che quello che vi dico è vero », etc.
« Il Signore, dice Isaia, visiterà, armato della sua lunga, forte e tagliente spada, Leviatan, serpente enorme e tortuoso, e l’ucciderà » (XXVII, 1). La spada di cui si dice armato Dio è la croce; il serpente è detto enorme per la sua forza, tortuoso per la sua depravazione e per le astuzie con cui avvolge l’uomo... Il diavolo dissuade sempre dal bene, mettendolo in vista di cosa inutile, penosa, impraticabile, ecc... Tira sempre al male, dandogli aspetto di vantaggioso, dolce, delizioso, ecc... Autore della morte, non conduce mai alla vita della grazia e della gloria, ma alla perdita dell’innocenza e alla morte spirituale nel mondo e nell’eternità...
13. Odio del demonio contro l’uomo e guerra che gli muove. — È pensiero di Bossuet, che il diavolo, dichiaratosi nemico personale di Dio e nulla potendo contro di Lui, se ne vendica su la sua imagine e la disonora lacerandola, sempre studiando, spirito invidioso, vani disegni di vendetta. Spirito tenebroso, furioso e disperato, ostenta un fasto insolente in luogo della sua grandezza naturale. Adopera arti maliziose, non respira che l’odio, la dissensione, l’invidia. Pare che Satana e gli angeli suoi dicano: No, non saremo noi i soli miserabili; quanti uomini morranno per nostra mano! Ah! sapremo ben noi fare dei posti vacanti, e vi saranno tra i condannati di quelli che si sarebbero seduti tra i giudici! L’odio de’ demoni contro di noi è tale, udite e inorridite di tanto eccesso!, che non solo si compiacciono di rubare e manomettere, ma anche di macchiare e degradare l’anima nostra. Sì, amano meglio corromperci che tormentarci, toglierci l’innocenza più che il riposo, renderci cattivi ancor più che miseri. Quando questi vincitori crudeli si sono impadroniti di un’anima, vi entrano furibondi, la saccheggiano, la violano; e la violano non tanto per soddisfare se medesimi, quanto per disonorarla ed avvilirla. Essi la portano ad abbandonarsi in loro mani; poi la insozzano e la disprezzano; la trattano come quelle donne che diventano lo scherno di coloro a cui si sono vigliaccamente e indegnamente prostituite... I demoni sono miseri avversari dice S. Pietro (I,V. 8); quindi, come avversari covano odio, schizzano fiele contro di noi e ci muovono accanita guerra, invidiosi delle grazie e dei beni celesti che Dio ci dà e perché siamo chiamati a occupare un giorno quei troni che essi per il loro orgoglio perdettero.
Il diavolo è un accusatore, un falso testimonio, un ingannatore. Assale noi, la nostra salute e la felicità eterna; vuole conquistarci per averci compagni dopo di averci avuti complici. E questo fa 1° in odio a Dio, affinché non sia da noi adorato. Tanto odio contro Dio gl’inspira il suo orgoglio, che, a parere di molti autori, se anche Dio gli promettesse di perdonarlo a patto che si umiliasse, egli preferirebbe soffrire eternamente, piuttosto che rinunziare al suo odio ed al suo orgoglio... 2° Ci fa la guerra per gelosia... 3° Ce la fa anche per orgoglio; egli vorrebbe farci simili a lui per dominare e regnare sopra di noi... Noi dobbiamo sostenere una lotta terribile e senza tregua contro i demoni, secondo la parola di S. Paolo agli Efesini (Eph.
VI, 12).
Satana fu veduto da Zaccaria stare in piedi per fare la guerra (Zach. III, 1). I più inveterati, furiosi, implacabili odi fra gli uomini, non danno che una pallida ombra, in confronto degli odi dei demoni. Basta dire ch’essi sono tutt’odio, gelosia, desiderio di vendetta eterna...
14. Il demonio ebbe l’audacia di assalire Gesù Cristo medesimo. — A chi dimandasse perché Gesù Cristo ha permesso al demonio di tentarlo, si potrebbe rispondere con S. Agostino: Siccome per pietà di noi ha voluto farsi uomo, nascere in un presepio, soffrire e morire su la croce, così per bontà e misericordia verso di noi ha permesso di essere tentato (Serm.). Gesù Cristo, dice S. Gregorio, ha voluto vincere le nostre tentazioni per mezzo delle sue, come ha voluto essere vittorioso della nostra morte per mezzo della sua (Homil. XVI, in Ev).
Del resto, nel mistero della sua tentazione Gesù Cristo ci ha insegnato che la tentazione non è peccato, finché non ci esponiamo temerariamente e vi resistiamo. In secondo luogo ci ha mostrato il modo con cui trionfare. Gesù Cristo è nostro modello, nostro capitano, per ciò volle lottare egli medesimo per abbattere il demonio e insegnarci come possiamo vincerlo. In terzo luogo ha voluto compatire alle nostre tentazioni e comunicarci, per i meriti della sua vittoria, la forza di riuscirne anche noi vittoriosi. Se l’infermità di Gesù Cristo è nostra forza, se le sue ferite sono nostra guarigione, se la sua morte è nostra vita, ci è ben permesso sperare e sostenere che la sua tentazione è nostra vittoria... « Il figlio di Dio, scrive S. Giovanni, venne nel mondo per distruggere le opere del demonio» (1, III, 8).
Satana osò, nel suo odio e nella sua sfrontatezza, attaccare Dio medesimo; ora come credere che voglia risparmiare l’uomo?... Gesù Cristo tollerò di essere tentato dal diavolo, ma intanto egli lo cacciava dal corpo degli ossessi e questo medesimo potere comunicò agli apostoli e a’ suoi discepoli...
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