15. Crudeltà e furore del demonio contro gli uomini. — 16. Danni che arrecano i demoni. — 17. Il diavolo è il dio del secolo. — 18. Il demonio non si scoraggia mai nel perseguitarci. — 19. Il demonio perseguita più i giusti che i peccatori. — 20. È cosa difficilissima sottrarsi al demonio. — 21. Gioia del diavolo quando vince un’anima. — 22. I demoni sono gli esecutori della giustizia divina. — 23. Castighi dei demoni. — 24. In qual modo si trionfi del demonio.
15. Crudeltà e furore del demonio contro gli uomini. — Il demonio come leone furioso si aggira intorno a noi, scrive S. Pietro, cercando chi divorarsi (I, V, 8). Notate che l’apostolo non dice che il diavolo cerca di mordere, ma cerca di divorare... E S. Giovanni nell'Apocalisse annunzia guai e sventure alla terra e al mare, perché il demonio scende con grande collera, sapendo che poco tempo gli rimane da disporre: (Apoc. XII, 12); poi ripete di aver veduto il dragone uscire furibondo a fare battaglia: (Ib. 17). «Simone, Simone, diceva Gesù Cristo, ecco che Satana vi assale per crivellarvi come grano » (Luc. XXII, 31).
La rabbia e la crudeltà del demonio, dice il Salmista, lo portano a perseguitarmi, ad afferrarmi e a calpestare nel fango la mia vita e la mia gloria (Psalm. VII, 5). I miei nemici mi hanno assalito e hanno inceppato i miei piedi, i loro occhi sono fissi a terra, ecco che si scagliano su di me come leoni su la preda; come lioncelli al primo loro uscire dalla tana; levati, o mio Dio, previeni i loro assalti, fiacca il loro orgoglio, strappa l’anima mia da questi mostri (Psalm. XVI, 11-13).
« Voi servirete dèi stranieri, annunziava Dio per bocca di Geremia, li servirete con zelo e premura, ed essi non vi daranno un istante di riposo» (XVI, 13). Questi pretesi dèi, cosi crudeli, sono i demoni... « Quando pecchiamo, noi cadiamo sotto l’impero del diavolo, scrive S. Gerolamo, ed egli non ci dà mai riposo, ma ci spinge continuamente ad aggiungere delitto a delitto, finché se ne formi una montagna ».
16. Danni che recano i demoni. — « Dove trovare un essere più cattivo, più perfido, più maligno del nostro nemico? dice S. Agostino. Non è forse lui che introdusse la guerra nel cielo, la frode nel paradiso? che mise la discordia tra i primi fratelli e seminò il loglio in ogni opera nostra? Nel cibo nascose l’amo della gola; nella generazione, la lussuria; nel lavoro, la pigrizia; nel conversare, l’invidia; nell’amministrazione, l’avarizia; nella correzione, l’impeto dell’ira; nel comando, l’orgoglio. Sveglia nell’anima cattivi pensieri, pone su le labbra false parole, muove le membra ad azioni inique. Se siamo svegliati, ci spinge al male, se dormiamo, c’infesta con turpi sogni. Trascina alla dissolutezza i gioviali e alla disperazione i malinconici; insomma, tutti i mali che si commettono nel mondo, derivano dalla sua malvagita».
Non avete voi seminato del buon grano nel vostro campo? dicevano i servi al padrone evangelico; ora perché dunque è coperto di zizzania? (Un uomo a me nemico ha fatto questo, rispose il padrone (Matth. XIII, 27-28). Sì, è il demonio, avversario di Dio e degli uomini, che ha seminato in ogni luogo e in ogni tempo il loglio in mezzo al grano: l’ha seminato nel cielo e su la, terra, nel cuore dell’uomo e in mezzo alla famiglia e alla società; lo seminerà in eterno nell’inferno...
E fino a quando, o spiriti di disordine, dice il profeta, vi getterete su l’uomo per togliergli la vita? Voi lo percuotete come un muro che pende, come un casolare in rovina; voi non mirate che a sbalzarlo dalla sua altezza, lo gonfiate con mentite parole per perderlo e lo maledite in segreto (Psalm. LXI, 3-4). I nemici dell’uomo divengono suoi dominatori, l’opprimono e gli fanno sopportare l’umiliazione della loro tirannica potenza (Psalm. CV, 39-40). O Dio, essi hanno invaso la vostra eredità, hanno macchiato il vostro santo tempio! (Psalm. LXXVIII, 1). E la Sposa dei Cantici si lagna che incontratasi nelle guardie che vanno attorno la città, fu da loro percossa e ferita (Cant. V, 7).
Considerate i danni che reca il diavolo ai nostri progenitori e attorno di loro: non appena hanno la sventura di dargli ascolto, ecco subito la nudità, la vergogna, il timore, la scusa, la concupiscenza, la schiavitù, i patimenti, la maledizione, la cacciata dall’Eden, la sterilità della terra, il lavoro, la tristezza, il rimorso, le lagrime, la penitenza, la morte temporale e spirituale, il cielo chiuso, l’inferno aperto. E queste disgrazie colpiscono a un tempo non solamente Adamo ed Èva, ma ancora tutta la loro posterità. Dopo di aver gettato in quest’abisso i nostri primi padri, Satana scompare; non dice più a loro: Voi sarete simili a dèi; egli li ha resi simili a sé, questo gli basta, le sue crudeli brame sono soddisfatte... È naturale al serpente spandere il suo veleno e dare la morte... Fidandosi del serpente, Adamo divenne terreno e carnale, volto alla materia ed abbrutito: la stessa sorte tocca a coloro che ascoltano Satana. « Il diavolo, dice S. Gregorio, ci assedia con imboscate, ci atterrisce con minacce, ci lusinga con blandizie, c’inganna con promesse, ci abbatte con la disperazione, ci spoglia con la violenza ».
Così descrive S. Bernardo i demoni ed il loro carro : « Monta la malizia, che è il diavolo, un carro a quattro ruote, che sono la crudeltà, la collera, l’audacia, l’impudenza. Corre precipitoso questo carro a spargere sangue; l’innocenza non l’arresta, la pazienza non lo rallenta, il timore non lo frena, il pudore non lo trattiene. Lo tirano due focosi e sfrenati cavalli, la potenza e la pompa secolare, pronti sempre a portare dovunque la strage e la morte; lo guidano come cocchieri, l’orgoglio e l’invidia ». Il demonio, dice Origene, ruba all’uomo la virtù dell’anima; lo priva della libertà e di molti vantaggi corporali; gli toglie i beni spirituali e temporali; estingue in lui il timore di Dio; lo abbandona alle passioni, lo precipita nelle miserie della vita presente e nei supplizi dell’eterna (Homil.).
Il pescatore coglie il pesce all’amo; il cacciatore prende le fiere al laccio e l’uccello al vischio; il demonio cerca d’impadronirsi del corpo e dell’anima per mezzo di dolori diversi, di cure, di noie, d’impacci, di scrupoli, di litigi, di cattive inclinazioni, ecc.; affinché nessuno gli sfugga e cadano tutti sua preda su la terra, e principalmente nell’inferno... Osservate, dice S. Basilio, con quanta malizia e perfìdia tratta con noi il demonio : ci priva delle virtù che gli abbiamo dato e ci dà in cambio i vizi che noi non vorremmo. Noi sacrifichiamo a lui, ricco di malignità e di vizi, le virtù; e questo con nostro immenso danno, perché quanto più gli diamo, tanto più ci ferisce (In Deuter. XV). Uomini felici! esclama quindi S. Bernardo, e chi è mai colui che servite, al quale andate dietro? Non vedete Satana, precipitato nell’eterno abisso, cadere dal cielo con la rapidità della folgore? (Serm. XXXIX in Cant.).
Non appena Iddio inspira salutari pensieri di penitenza, di limosina, di pietà, ecco che subito arriva il demonio per dissiparli e corromperli affinché non siano praticati o siano guastati da un fine cattivo o eseguiti male, con l’usare mezzi cattivi, o modi indiscreti, cioè siano eseguiti o con troppa o con troppo poca applicazione...
« Come siede solitaria la città, pur testé piena di abitanti, lamentavasi Geremia; essa è stata presa da’ suoi persecutori in mezzo alle angoscie. I suoi nemici l’hanno oppressa, i suoi fanciulli furono tratti in ischiavitù, camminando innanzi sotto gli occhi del conquistatore. Ogni bellezza scomparve dal suo volto; i suoi prìncipi son diventati come arieti che non trovano pastura, e sono andati privi di forze innanzi a quelli che stavano loro alle spalle... I nemici videro Sionne e si burlarono dei suoi sabbati. I suoi piedi son lordi di sozzure ed essa non si ricordò del suo fine. Ora è profondamente depressa senz’aver chi la consoli... Il nemico ha steso la mano sua rapace, su quanto avea di più caro... Essa può ben dire: tese un laccio ai miei passi, mi fece cadere all’indietro: mi ha posta in desolazione e fatta consumare d’angoscia (Lometti. I, 1, 3, 5, 6, 7, 9, 10, 13). È divenuto per me come orso in agguato, come leone in luogo appartato; ha minato i miei sentieri, piombò sopra di me e mi ha straziata (Ib, III, 10-11). Mi ha colmata di amarezza, inebbriata d’assenzio; mi ha spezzato ad uno ad uno tutti i denti, mi ha cibato di cenere. E bandita dall’anima mia la pace, non so più che cosa sia bene » (Ib. III, 15-17).
Onesto orribile quadro delle stragi menate su Gerusalemme da’ suoi nemici, non è che una sbiadita imagine delle ruine e delle disgrazie che cagiona il diavolo in un’anima dove regni e comandi... Non essendogli riuscito di vincere Dio, quando l'assali nel cielo, il demonio si attacca alla terra, e tutto corrompe, perfino gli elementi; siccome non può creare nulla, tenta di distruggere tutto... E' un vecchio adultero, dice S. Agostino (In Psalm.), che volge ogni studio a sedurre.
Osservate in qual modo tratta Giobbe. Gli rapisce le gregge e ne sgozza i mandriani, adopera la folgore a incenerirgli le pecore e i guardiani; gli ruba i cammelli e uccide i custodi; solleva un uragano che abbatte la casa dove i figli di Giobbe banchettavano e tutti vi periscono sotto le ruine : colpisce di schifose ulceri Giobbe medesimo dalla testa ai piedi, si che fu visto questo patriarca, seduto su la cenere, nettare con un coccio di creta le sue piaghe (Iob. I, II). Più ancora avrebbe fatto, se Dio glielo avesse permesso... E che cosa faceva degli ossessi? Citiamone un solo esempio ricavato dal Vangelo. Un popolano dice a Gesù: Ecco che vi ho condotto innanzi questo mio figlio posseduto da uno spirito muto il quale, quando se ne impadronisce, lo getta per terra, e il ragazzo mette bava e schiuma per la bocca, digrigna i denti, e resta tutto duro e contraffatto. Conducetemelo qua, rispose Gesù: e lo spirito maligno conturbò in sull’istante il giovane, il quale ruzzolò al suolo, e si dibatteva mandando fuori urla e bava. Ed avendo Gesù interrogato il padre da quanto tempo ciò avvenisse, questi rispose che fin dall’infanzia, e che lo spirito lo aveva gettato ora nell’acqua, ora nel fuoco, per togliergli la vita (Marc., IX).
Ogni mezzo è buono per il demonio, purché abbatta e distrugga... « Tutto lo studio del diavolo, nota Tertulliano, si raggira nel trovar modo da far cadere l’uomo ».
Questa rabbia e queste stragi del demonio ci sono dipinte dal profeta Ezechiele, sotto il nome e la figura del Faraone: spettacolo spaventoso! Attorno a lui sono monti di cadaveri da lui crudelmente malconci. Là giace Assur insieme al suo esercito; là è caduto Elam con tutto il suo seguito; là boccheggiano nel loro sangue Mosoch e Thubal, e i principi e i capitani e i seguaci loro, turba innumerevole, truppa infinita, moltitudine immensa. Faraone sta in mezzo pascendo i suoi occhi della vista di così grande carneficina e consolandosi della sua perdita e della ruina de’ suoi; Faraone con la sua armata è Satana con i suoi angeli (Bossuet, Sur les Démons).
Ora se tanto danno reca al corpo il demonio, pensate quanto ne rechi all'anima del peccatore, quando vi regna! se di tante stragi empie la terra, a quali orribili torture sottoporrà i condannati nell’inferno! O Dio, non permettete che noi cadiamo giammai nelle mani di così feroce nemico!...
17. Il diavolo è il dio del secolo. — « Il Dio di questo secolo, scriveva S. Paolo, ha accecato la mente degli infedeli » (II Cor. IV, 4). Il dio di questo secolo è il demonio, perché dio di coloro i quali vivono secondo la corruzione del secolo. Egli è il dio di questo secolo non per diritto di creazione, ma per la sua malvagità, i suoi scandali, le sue suggestioni, il suo tirannico impero...
È proprio dell’orgoglio, dice Bossuet, attribuire tutto a se stesso: perciò i superbi si fanno dèi a se medesimi, sentendo il giogo dell’autorità sovrana. Per ciò, essendosi il diavolo gonfiato di straordinaria arroganza, le Scritture dicono che egli aspirò alla divinità. Io ascenderò, diss’egli, porrò il mio trono al di sopra degli astri e sarò simile all’Altisimo (Isai. XIV, 13-14). Cacciato dal cielo e precipitato nell’abisso, raccolse intorno a sé tutti i compagni dell’insolente sua impresa e cospirò con loro a ribellare a Dio tutte le creature. Ma non contento di sollevarle, concepì da quel punto l’audace disegno di soggiogare tutto il mondo alla sua tirannia: assalì Adamo e se lo fece schiavo. Superbo di questo avventurato successo e non dimenticando il primo suo disegno di uguagliarsi alla natura divina, si dichiarò apertamente il rivale di Dio, e nei suoi sforzi per vestire la maestà divina, siccome non era in suo potere far nuove creature per contrapporle al suo signore, prese il partito di adulterare tutte le opere di Dio, dice Tertulliano : insegna agli uomini a corromperne l’uso; e gli astri, e gli elementi, e le piante, e gli animali, tutto volge in oggetto d’idolatria; cancella la conoscenza di Dio, e si fa, per tutta la terra, adorare egli medesimo, invece di Dio, secondo il detto del Salmista: «Gli dèi delle nazioni sono demoni» (Psalm. XCV, 5). Perciò il Figliuolo di Dio lo chiama « principe del mondo » (Ioann. XIV, 30); e l’Apostolo (II Cor. IV, 4) lo chiama « governatore delle tenebre, Dio di questo secolo » (Serm. sur les démons).
E fin dove non spinse la sua insolenza questo rivale di Dio? Fino a provarsi a fare quello che fa Dio, simulando la medesima pompa. Dio per esempio ha vergini a lui consacrate; e non ebbe il diavolo le sue vestali? Non ebbe forse e templi, e altari, e sacrifizi, e misteri, e sacerdoti, e riti ch’egli ha cercato di colorire in modo da somigliare a quelli di Dio, perché è geloso di Dio, e vuole parere in tutto simile a lui?
Quando Gesù venne su la terra, dice ancora Bossuet (Histoire univers.), tutto era Dio, eccetto solo Dio, e l’universo non era che un vasto tempio d’idoli.
Essendo le passioni e il peccato figli del demonio, questo padre fa adorare i suoi figli, meglio fa adorare se stesso per mezzo delle passioni e del peccato. Così l’avaro adora l’oro; il crapulone Bacco; il dissoluto Venere, ecc. Ecco tutti gli uomini amanti delle loro passioni depravate, adoratori dei demoni; essi sono idolatri: ed ecco il demonio adorato nelle passioni, negli scandali, nei delitti...
18. Il demonio non si scoraggia mai nel perseguitarci. — Il Vangelo narra che il demonio, quando ebbe provata tutta la sua malizia contro Gesù Cristo per mezzo della triplice tentazione, si ritirò, ma solamente a tempo, ben risoluto di ritornare all’assalto (Luc. IV, 13). Siccome il diavolo perdura nell’affetto al peccato, dopo di aver fatto cadere l’uomo, nulla lascia d’intentato per impedire che, si rialzi, o per farlo ricadere quando siasi rialzato...
L’occupazione del demonio, dice il Salmista, è di tessere continui inganni (Psalm. XXXVII, 12). Questo vecchio nemico è del continuo intento a ordire trame, a studiare frodi.
Ciò che rende il diavolo tanto terribile, è il grande studio con cui coordina e lega tutti i suoi mezzi, tutte le sue forze, per procurare la nostra rovina. Tutti gli spiriti angelici, dice S. Tommaso, sono risoluti e fermi nelle loro imprese; quindi fìssa, determinata, invariabile è quella addossatasi dal diavolo, di perdere l’uomo. È un nemico che non dorme mai e che non lascia mai inoperosa la sua malizia (De pecc.). «I demoni, nota S. Martino, tendono insidie agli incauti, allacciano chi non sa resistere, divorano quelli che abbrancano, né mai sono sazi, per quanti ne divorino ».
« Anche quando voi atterrate il demonio, non credete, dice Tertulliano, che abbiate frenato la sua audacia, no; anzi allora più essa si accende quando pare più smorzata ». Di ciò appunto ci avvertì Gesù Cristo con quelle parole del Vangelo: « Allorché lo spirito immondo esce da un’anima, va errando in luoghi deserti cercando riposo, ma non trovandolo dice in cuor suo: Ritornerò alla casa donde sono uscito. Quindi va, e tolti seco altri sette spiriti più perversi di lui, rientra ad abitare la casa poco prima abbandonata; ed il nuovo stato di quest’uomo diventa peggiore del primo » (Matth. XII, 4-3-45). Satana non si stanca mai, né si scoraggia, né si riposa... Tre volte assale Gesù Cristo e tre volte respinto pure non cede, ma si ritira un istante, determinato a ritentare la prova (Luc. IV, 13). Aspetta il momento propizio e non dispera mai di vincerci... Sgominatelo cento volte, e cento volte ve lo vedrete riapparire dinanzi. Sbeffeggiatelo, dileggiatelo, sputacchiatelo, calpestatelo, egli se ne ride, non se ne dà per offeso, ché suo unico scopo è sedurvi e perdervi. Non si dà tra gli uomini, per quanto tristi, odio paragonabile all'odio dei demoni. L’uomo che odia, cerca di schivare chi è l’oggetto del suo odio, non vuole né vederlo, né parlargli; ma il demonio, non ostante l’odio suo implacabile, non si allontana, non fugge, cerca anzi di vedere e di adulare l’uomo che ha in avversione... Che più? incute timore e spavento, anche allorquando è vinto, perché allora appunto smania di rabbia più furiosa.
19. Il demonio perseguita più i giusti che i peccatori. — « Come devono temere l’incontro dei pirati non già le navi vuote, ma quelle cariche di oro, di argento e di gemme, così non tanto il peccatore quanto il giusto, ricco di virtù e di meriti, ha motivo di aspettarsi più frequente e più cruda la persecuzione del demonio », scrive il Crisostomo. Il demonio, il più rapace dei ladri, lascia, per così dire, quieto il peccatore quando ha già tutto saccheggiato, e il corpo e l’anima, e lo spirito e il cuore, e il tempo e l’eternità, ma si mette in agguato per sorprendere l’uomo carico dei tesori della virtù. Il giusto è preda appetitosa assai per Satana al quale riesce cosa insipida e nauseante il continuo cibarsi di peccatori. Egli vuole fare preda del giusto, come di cosa che non gli appartiene e di cui non ha ancora potuto nutrirsi; lo perseguita senza posa, lo divora col desiderio.
20. È cosa difficilissima sottrarsi al demonio. « Sono tanti e così diversi e seducenti i lacci che quaggiù tende il demonio all’uomo, scrive Salviano, che è quasi impossibile l’evitarli tutti, di modo che anche colui che ne schiva molti facilmente cade in qualcuno ». Si racconta nel Vangelo che Gesù Cristo scacciava una turba di spiriti infernali dal corpo degli ossessi; e avendo un giorno domandato a un demonio che si era impadronito di un infelice, qual nome portasse, n’ebbe in risposta che si chiamava Legione (Marc. V, 9). Questo c’insegna che quando un demonio non può vincere da solo, ne concorrono parecchi; si uniscono anche tutti, se occorre, per sorprendere e uccidere un’anima; l’assalgono per tutti i versi...
21. Gioia del diavolo quando vince un’anima. — Dice Isaia che il demonio ha per abitazione i sepolcri ed i templi degli idoli; per cibo, animali immondi (ISA. LXV, 4). Questo significa che il demonio gode e tripudia della morte degli uomini, e si compiace di abitare tra coloro a cui ha tolto la vita della grazia... Satana ride della sua preda e la sbrana con gioia. « Tutti i miei nemici, esclama Geremia, udirono le mie disgrazie e ne fecero festa » (Lament. I, 21). « Si rallegrano, leggiamo nei Proverbi, quando hanno commesso il male e giubilano allorché hanno spinto l’uomo ai più abbominevoli misfatti » (II, 14). La loro gioia maligna tocca il colmo quando giungono a distruggere il regno di Gesù Cristo... È loro diletto avere dei complici su la terra e nell’inferno... Essendosi perduti senza speranza di ritorno, essendosi inabissati senza mezzo di uscita, ormai non sono più capaci di altro, dice Bossuet, se non di quella vera e maligna gioia che provano i tristi nell’avere dei complici, gli invidiosi nel trovare dei soci, i superbi umiliati nel trascinare altri nella loro caduta. Noi non saremo, dicono essi, i soli infelici; Dio volle fare gli uomini uguali a noi, eccoli anche a noi uguali nel peccato e nei tormenti. Quest’uguaglianza li rallegra... Altro più loro non rimane fuorché questo vile, maligno e crudele piacere di fare delle vittime, poiché hanno perduto per sempre la somma felicità (Serm, sur les Démons).
22. I demoni sono gli esecutori della giustizia divina. « Il demonio, dice Origene, è un tiranno al quale Dio consegna gli uomini che si ribellano a lui, affinché maltrattandoli e malmenandoli li umili] e affligga e abbatta, e così siano condotti a resipiscenza ed a sottomettersi al giogo di Dio ». E se non si emendano, i demoni saranno gli esecutori delle vendette di Dio per l’eternità...
L'Ecclesiastico lasciò scritto che i demoni sono spiriti creati per la vendetta; nel loro furore raddoppiano i supplizi ai cattivi, compiranno la giustizia di chi li ha creati (XXXIX, 33-34). Essi furono creati per la vendetta, cioè destinati ad adempire i disegni della vendetta divina. Dio ha fatto dei demoni i persecutori e i carnefici degli empi; sono i ministri della sua collera; puniscono i delitti dei peccatori ostinati i quali, giacché volontariamente si sottomisero ai demoni con i peccati, staranno, malgrado loro, ad essi soggetti per scontarne la pena.
I demoni conservarono, anche dopo la caduta, la potenza e la forza della volontà. Né vale opporre che la forza della volontà degli angeli ribelli proveniva, prima della loro caduta, dalla conformità che essa aveva con la volontà di Dio e che, perduta quella conformità, anche la forza è perduta: poiché bisogna notare che Dio vuole servirsene come di ministri della sua giustizia e che in questo la volontà dei demoni va d’accordo con quella di Dio: essi, mentre soddisfano la loro volontà depravata, eseguiscono quello che Dio ha determinato con una volontà sempre buona.
23. Castighi dei demoni. — La sentenza contro i demoni è stata già pronunziata ed è lungo tempo che va eseguendosi, dice S. Pietro, poiché incatenati e tormentati nel Tartaro, vi stanno attendendo il giudizio di Gesù Cristo (II, II, 3-4). Orgoglioso Satana, dice Isaia, tu sarai trascinato all’inferno (XIV, 15). Dannati ad un supplizio eterno e fulminati dalla maledizione di Dio, i demoni stanno nel più profondo dell’inferno, al disotto di tutti i reprobi.
24. In qual modo si trionfi del demonio. — « Resistete al diavolo, dice S. Pietro, tenendovi saldi nella fede » (I, V, 9). S. Paolo ci avverte che se ci sta a cuore sventare le insidie ed estinguere gli infocati dardi del tristissimo nostro avversario, dobbiamo attingere la forza nel Signore e nella onnipotente sua grazia, vestire l’armatura di Dio e tenersi sempre coperti con lo scudo della fede (Eph. VI, 10-11, 16).
« È terribile per noi, scrive S. Bernardo, la tentazione del nemico, ma più terribile è per lui la nostra preghiera. L’iniquità e la doppiezza sua possono ben nuocerci, ma la semplicità e la bontà nostra dànno a lui ben più grave tormento. L’umiltà nostra lo trafigge, la carità lo scotta, la mansuetudine e l’obbedienza lo crucciano ».
« Noi superiamo la potenza del demonio, soggiunge il Crisostomo, quando conculchiamo il peccato. Se noi saremo crudeli con Satana, inutilmente egli incrudelirà contro di noi; se al contrario saremo arrendevoli con lui, egli sarà duro con noi ».
« Non togliere mai l’occhio di dosso al nemico il quale non vi perde un istante di vista », dice S. Basilio.
Chi vuole scacciare il demonio, deve innanzi tutto soggiogare le inclinazioni del proprio cuore... La resistenza arresta il demonio, l’energia lo debella, la fede lo prostra. Sorretta dalla speranza, infiammata dalla carità, armata della preghiera, la fede è vittoriosa di Satana... « I principi delle tenebre, scrive S. Bernardo, non temono nulla più che lo splendore delle buone opere, perché le tenebre non possono durare in faccia alla luce ». Perciò l’apostolo S. Pietro ci esorta a « mantenerci sobri e vigilanti » (I, V, 8); e S. Giacomo ci assicura che dove il demonio trova resistenza, prende la fuga (IV, 7).
S. Agostino c’insegna che la Scrittura quando ci esorta a resistere al demonio ed a combattere contro di lui, vuole accennare alle passioni ed agli sregolati nostri appetiti, poiché per mezzo di loro il demonio ci sale in groppa (De Agone Chris, lib. I).
Il soldato di Gesù Cristo che vuole riuscire vittorioso nel combattimento contro il demonio, deve prepararsi e munirsi e armarsi e provvedersi di tutto ciò che è necessario per tale impresa... La confessione, la santa comunione, il timor di Dio, il pensiero della sua presenza, il segno della croce, sono tali amuleti che ci rendono invulnerabili ad ogni arma diabolica.
Dacché Gesù Cristo ha distrutto con la sua morte l'impero del demonio, la potenza di questo spirito ebbe a patirne un crollo immenso, tanto più rispetto al cristiano consecrato a Dio col battesimo, e strappato per questa guisa al potere delle tenebre... Poiché Gesù Cristo ci ha liberati col suo prezioso sangue dai peccati che ci tenevano sotto il giogo degli spiriti maligni, dice Clemente Alessandrino, e ci ha redenti dalla schiavitù di padroni crudeli ai quali noi stavamo altre volte soggetti (De Paedag. c. V.).
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