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sabato 29 ottobre 2016

CHIESA (2)

9. A qual patto Dio promise l’infallibilità ai primi pastori. — 10. Solidità della Chiesa. — 11. Perpetuità ed invariabilità della Chiesa. — 12. Visibilità della Chiesa. — 13. Cattolicità della Chiesa. — 14. Santità della Chiesa. — 15. La Chiesa cattolica, apostolica, romana, è la sola vera Chiesa. — 16. Potenza della Chiesa. — 17. Bellezza della Chiesa. — 18. Verginità e fecondità della Chiesa. — 19. La Chiesa possiede e dà la vera scienza. — 20. Solo nella Chiesa si trovano la vera libertà e uguaglianza e fraternità. — 21. Conclusione e ricapitolazione

9. A QUAL PATTO DIO PROMISE L’INFALLIBILITÀ AI PRIMI PASTORI. — Resta a vedere a quali condizioni Gesù Cristo abbia promessa l’infallibilità a’ primi pastori. E qui, la 1a di queste sarà forse che i detti pastori, chiamati a decidere di tutte le controversie in ultimo appello, sieno tutti santi? Ma in questo caso Gesù Cristo non avrebbe provveduto a nulla, perchè consistendo la santità nel cuore, dove nessuno quaggiù può giudicare, noi non potremmo sapere mai chi sia santo, e chi no: uno pare gran santo ed è finissimo ipocrita. Se dunque fosse necessaria questa condizione, sempre dubbiosa sarebbe la nostra fede.2a Si richiederà forse che siano tutti arche di scienza? Ma i fedeli dovrebbero essere ancora più sapienti per giudicare se quelli lo siano e qual grado di scienza ci voglia per ben decidere. Questo, da parte di Gesù Cristo, sarebbe stato un procurare la stabilità della fede, o non piuttosto un renderla incertissima?3a Sarà a patto che abbiano tutti una diritta intenzione e non operino che spinti da motivi puri e soprannaturali? Ma chi penetrerà nel segreto della mente, chi scandaglierà l’abisso del cuore? Ed ecco di nuovo incertezza e dubbio, invece di saldezza e sicurezza.4a Sarà necessario che vi concorra il voto di tutti i Vescovi? Allora sarebbe inutile questo dono di Gesù Cristo alla sua Chiesa, perchè non si potranno mai radunare tutti quanti i vescovi, nè materialmente in persona, nè moralmente in una sola sentenza; qualcheduno vi si troverà sempre di parere contrario.5a Sarà almeno a condizione che siano sbanditi da tali assemblee gli intrighi, le cabale, le brighe? Oltreché sarebbe questo un pretendere da Dio un miracolo non necessario, poco con ciò si provvederebbe alla conservazione del deposito della fede, perchè nessuno non potrebbe cavare di mente ai più restii e procaci che non vi sono stati raggiri e cabale all’aperto, e numerose ve ne furono però in segreto e di soppiatto, e gli eretici condannati, non mancherebbero d’afferrarsi a quest’appiglio.6a Bisognerà che il giudizio di ciascun vescovo sia stato preceduto da un esame scrupoloso, in cui siasi confrontato il punto controverso con la Scrittura e con i monumenti della tradizione, e che tutto questo si conosca pubblicamente? Ma come accertarsi e persuadersi che ciò si è fatto? Non si sono forse gli eretici, dopo la loro condanna, sempre lagnati che non si era bene esaminata la questione, non ben compresa la difficoltà? È certamente necessario che alla decisione vada innanzi un serio esame, e sarebbe colpevole quel vescovo che decidesse senz’aver attentissimamente discusso le materie su le quali sentenzia : e tutti sanno che così si suol fare; ma non a questa condizione Gesù Cristo ha legato l’infallibilità promessa ai primi pastori, perchè essa ci lascerebbe tuttavia luogo a temere che non abbiano abbastanza pregato ed esaminato, e la nostra fede non sarebbe, per conseguenza, giammai ferma.7a Dovrà la difficoltà essere risolta in un concilio generale? Ma dove mai ha Gesù Cristo parlato di concilio generale o particolare? Egli c’indirizza alla Chiesa, ma non ci dice che intenda mandarci alla Chiesa congregata. Quindi la Chiesa sparsa, unita al sommo Pontefice, è tanto infallibile quanto la Chiesa riunita in concilio.8a Si richiederà finalmente che si abbia certezza che la sentenza dei primi pastori sia proferita sinceramente, senza che c’entri per nulla la politica, o veruna considerazione umana, o timore, o interesse, o compiacenza verso qualche potere terreno? Questo, invero, è sempre stato il ridicolo pretesto degli eretici per non sottomettersi alla condanna pronunziata contro di loro. Ma se a questo patto fosse stata promessa l’infallibilità della Chiesa, chi sarebbe ancora sicuro di qualche cosa? Sempre e per poco nascerebbe il sospetto, che non abbiano i vescovi ceduto- a mire politiche o d’interesse, o di timore, ed eccoci sempre titubanti intorno alla validità del loro giudizio.Dunque da nessuna delle riferite condizioni dipende l’infallibilità promessa alla Chiesa: le promesse di Gesù Cristo sono assolute e non legate a condizioni. L’infallibilità è annessa alla decisione del maggior numero dei vescovi'uniti di comunione e anche di sentimento al Papa. Quindi, o i primi pastori sieno santi o no; sparsi o assembrati; abbiano diritta intenzione o sinistra; vi siano passate brighe, o no; abbiano giudicato per mire politiche, di interesse, o di che altro; si pretenda che siasi mancato nella forma canonica, nell’uniformità dei sentimenti; che il giudizio dei vescovi non fu preceduto da un esame sufficiente; che non si è fatto ricorso alla Scrittura e bilanciato l’affare coi monumenti della tradizione; che si mettano innanzi tutti i pretesti, i cavilli, i raggiri, le finezze, gli artifici, le sottigliezze immaginabili; che si blateri che la procedura non procedette regolare, che la sentenza non è stata canonica; nulla di tutto questo, nè qualunque altra cosa che possa inventare la malizia delia mente umana aguzzata dall’eresia, importa un bel nulla: rimane fermo che la Chiesa, dove si tratta della fede, non trascura nulla di quanto è necessario a rendere certa, indubitabile, inviolabile, la sua decisione.Ripetiamolo, le promesse di Gesù Cristo sono assolute, non legate a condizioni di sorta. Qualunque siano le disposizioni dei primi pastori che sentenziano la fede, la loro decisione è sempre infallibile e suona oracolo di Spirito Santo, quando sono uniti al centro dell’unità cattolica e giudicano col Papa. Perchè allora la provvidenza divina disporrà infallibilmente gli spiriti in tal guisa che decideranno sempre conforme alla verità e mai a favore dell’errore, e ciò in virtù delle promesse di Gesù Cristo. Se così non fosse, noi non saremmo mai sicuri di nulla, neppure delle decisioni de’ concili generali.Ma una decisione chiara e precisa della maggior parte elei vescovi, uniti in un sentimento col Papa, rende la fede nostra salda, certa, esente d’ogni dubbio, inquietudine, incertezza, perplessità. Ecco la regola infallibile del nostro credere a cui non contraddice nessun cattolico, essendo essa stata in ogni tempo la regola di tutta la Chiesa, e nessuno può sconfessarla senza dichiararsi eretico e scismatico. A questo solo punto si riducono tutte le controversie che mai furono e saranno nel mondo; qui è l’ultimo e supremo tribunale da cui non è mai permesso appellarsi. E in verità, la Chiesa sarebbe un corpo ben mal congegnato e mal fermo, se non vi fosse nè capo, nè giudice, il quale componesse inappellabilmente le differenze, decidesse infallibilmente le controversie, a cui può dare origine la Scrittura in materia di religione; e ad accertarsene, basta volgere l’occhio su tutte le altre religioni sedicenti cristiane: voi non ci vedete che corpi mostruosi, appunto perchè non hanno nè capo, nè giudice il quale possa decidere in modo sicuro e infallibile i dubbi e le obbiezioni loro; seguono per unica regola la Scrittura santa da loro malmenata, falsificata, interpretata a proprio capriccio, quindi vi pullulano tra di loro tante sette quante sono le teste. Ma intanto la verità non può essere che una sola, dunque essi versano nell’errore.Ecco ora le regole che bisogna osservare e che furono ogni tempo osservate, per un concilio generale: vi si scorge la prudenza, la sapienza e lo spirito di Dio che guidano la Chiesa; sono tali insomma che bastano a chiudere la bocca a qualunque avversario che non abbia perduto il buon senso ed ogni rossore.1a Bisogna, dice il Bellarmino (De homil, lib. I, 9, 17), che la convocazione si pubblichi nelle principali parti del mondo cristiano. 2a Nessun vescovo ne deve essere escluso senza legittima e grave causa, quale sarebbe se fosse eretico o scismatico, notorio o scomunicato. 3a Che vi si trovi qualche vescovo almeno delle più ragguardevoli e insigni provincie. 4a II Papa deve presiedere o in persona o per mezzo de’ suoi legati, altrimenti figurerebbe un corpo senza capo, il quale non rappresenterebbe la Chiesa. 5a Che non venga disciolto dal Papa: questa condizione procede dalla precedente, poiché quando il Papa più non vi presiede, o per sè o per i suoi legati, il concilio più non esiste. 6a Che vi sia la libertà del voto. 7a Quand’è finito dev’essere confermato dal Papa: questa conferma è garanzia ai fedeli della legittimità del concilio, e assicurazione che ogni cosa vi si è fatta canonicamente,10. Solidità della Chiesa. — « Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'Inferno contro di lei non prevarranno » (Matth. XVI, 18), « perchè io ho pregato per te, Pietro, affinchè la fede tua non patisca mai difetto » (Luc. XXII, 32).Le minacce, le persecuzioni, le eresie, la morte, l’Inferno non potranno giammai abbattere la Chiesa : Gesù Cristo l’anima, la sostenta, la fortifica e la rende invincibile; l'assiste nelle lotte e combatte per lei: quindi il Crisostomo diceva: «I barbari atterrano i baluardi e le fortezze, ma neppure i demoni possono distruggere la Chiesa ». Anzi, sottentra a dire S. Agostino, perseguitandola, esercitano la sua pazienza; calunniandola mettono alla prova la sua sapienza; trattandola da nemica, esercitano la sua bontà, la sua benevolenza, la sua carità. Ma se pensano di annientarla, s’ingannano; ella è più forte di loro, e se li vede boccheggiare gli uni dopo gli altri ai piedi... E sempre vera la parola di S. Paolo, che la Chiesa è ia colonna ed il sostegno della verità (II Tim. III, 15).Là dove si trovano piante mortifere, si trova pure l’antidoto contro il veleno. Quando la Chiesa è assalita, combattuta, trafitta, Dio fornisce dei rimedi potenti a guarirne le ferite. Non appena una eresia ha levato il capo, che già Dio ha provveduto il dottore che glielo deve troncare. Così ad Ario oppose Atanasio; a Nestorio, Cirillo; agli Origenisti, Gerolamo; a Pelagio, Agostino; ad Ebelardo, Bernardo; agli Albigesi, Domenico; a Lutero e Calvino, Bellarmino, Bossuet ed altri dottori; e alla fine del mondo farà comparire a sterminio dell’Anticristo i suoi due grandi profeti Elia ed Enoch.« Dio, canta il Salmista, è in mezzo alla sua Chiesa, ed essa non crollerà » (Psalm. XLV, 6).Sul mare procelloso del mondo, dice S. Ambrogio, noi dobbiamo tenerci nel vascello della Chiesa; venti impetuosi lo travagliano, onde mugghianti l’investono, numerosi pirati l’appostano, cercando di sconquassarlo e sommergerlo; ma non farà mai naufragio, perchè la croce di Gesù Cristo ne è l’albero, il Padre eterno ne governa la poppa e serve da pilota, lo Spirito Santo è il vento che lo dirige in porto, dodici abili rematori, che sono i dodici Apostoli, lo guidano tra le sabbie e gli scogli sì che lì supera senza dare in secco (Serm. V).« Io sono innalzato su la pietra, esclama S. Bernardo; qui me ne sto sicuro, e mi tengo fermo; su di lei posato non temo casi avversi, non pavento nemici; il mondo rugge, la carne mi solletica, il demonio mi tende insidie, ma io non cado, perchè sto fondato sopra un’immobile pietra ».« Tu saprai (o mia Chiesa), dice il Signore per bocca d’Isaia, ch’io sono il Signore, tua salute, tua redenzione, il forte di Giacobbe » (LX, 26). E per mezzo di Daniele aveva predetto che stabilirebbe un regno il quale non sarebbe mai più distrutto, che anzi avrebbe vinto e soggiogato e fatto scomparire ogni altro regno, restando lui in eterno (Dan. II, 44),La Chiesa è stata violentemente assalita da tutte le forze della terra e dell'Inferno. Gli imperatori pagani nulla lasciarono d’intentato per soffocarla nel sangue fin dalla sua nascita; parecchi principi hanno in vari tempi saccheggiata Roma, cacciati o barbaramente trucidati i Pontefici; centinaia di sette eretiche e migliaia di scrittori furibondi si sono lanciati a sbranarne le viscere; che cosa non hanno fatto le eresie di Lutero e di Calvino, così terribili per il numero dei loro seguaci, e sostenute da tanti re e principi? Non hanno esse messo in opera, per oltre un secolo, il ferro e il fuoco per sterminare i cattolici e rovesciare il seggio di Pietro?Ora a che giovarono i loro formidabili attacchi, se non a renderla ognor più salda ed inconcussa? Ecco un miracolo vivente, un miracolo perpetuo...Tutte le sette che assalirono la Chiesa romana e che si vantavano di essere la vera Chiesa di Gesù Cristo, sono cadute; ed è molto se ne rimane qualche misero avanzo in Oriente, sfigurato però da tanti errori novelli, che più non possono dirsi le medesime sette. Sola la Chiesa romana persiste da circa diciannove secoli; e chi la sostiene? Se ella non fosse la legittima Chiesa, o se fosse caduta nell’errore, come vanno dicendo i novatori, la sosterrebbe Iddio tanto prodigiosamente? Eppure è la sola che si sia mantenuta continuamente in piedi. E avrebbe Dio mantenuto per più di diciotto secoli, una religione falsa e maestra d’errore, mentre che avrebbe distrutto o ridotto quasi al nulla la vera!...11. Perpetuità ed invariabilità della Chiesa. — « Quand’anche noi medesimi o un Angelo dal Cielo, scriveva S. Paolo ai Galati, vi annunziasse un Vangelo differente da quello che vi abbiamo predicato, non dategli retta e sia anatema » (Gal. I, 8). Ecco la regola di fede che ci dà l’Apostolo: se compare in qualsiasi luogo un nuovo dogma, lo si esamini per vedere se è conforme alla dottrina cattolica, predicata sul principio da S. Paolo e dagli altri Apostoli; se in qualche punto discordi, lo si tenga come eresia e si rigetti. Tutti i Padri e la Chiesa intera seguirono e tuttavia seguono questa regola.S. Ireneo dice (Cantra Haeres. lib. IlI) : Se sorge disputa intorno ad un articolo di dottrina, non si dovrà forse ricorrere alle Chiese antiche, e ricavare da loro come decidere la questione?Tertulliano notava che bisogna vedere in quello che gli Apostoli hanno predicato, quello che fu loro da Gesù Cristo rivelato, e te-nervisi; niente si deve ricevere se non per mano di quella Chiesa che fu dagli Apostoli fondata. Ogni dottrina che concorda con la fede della Chiesa apostolica, con la fede delle antiche Chiese madri, è una dottrina vera; ogni altra che se ne scosta o vi si oppone, è errore e menzogna. Quello che fu annunziato fin dal principio, proviene dalSignore ed è la verità; quello che è venuto dopo e che non concorda con quei primi insegnamenti, è straniero e falso (De Praescript.).Origene sentenzia recisamente che, « si deve considerare come eretico, chi fa professione di credere a Cristo, e intanto tiene intorno alla verità della fede una credenza diversa da quella definita dalla tradizione della Chiesa ».Si potrebbero benissimo rivolgere a Lutero, a Calvino ed a tutti gli altri eresiarchi, quelle parole che troviamo in una lettera di S. Gerolamo a Pammacchio : « Perchè vi adoperate voi a insegnarci, dopo quattrocent’anni, quello che non abbiamo mai udito predicare? Il mondo è stato cristiano fino ad ora senza questa vostra dottrina ».Che cosa si deve credere e tenere come dottrina della Chiesa cattolica? « Quello, risponde il Lirinese, che fu creduto da tutti, in tutti i tempi e in tutti i luoghi; perchè questo è veramente e propriamente cattolico ». L’antichità e l’universalità della dottrina hanno da esserci di norma ecco perchè il grande Apostolo ci avverte di non prestar fede neppure a un Angelo, quand’esso ci annunciasse dottrina diversa da quella predicata in principio. Inveendo contro l’imperatore Leone l’iconoclasta, S. Giovanni Damasceno esclama: Ascoltate, popoli, tribù, uomini, donne, ragazzi, giovani, vecchi, nazione santa di cristiani : se alcuno vi annunzia cosa contraria a quello che la Chiesa cattolica ha ricevuto e conserva come tramandato dai santi Apostoli, dai Padri e dai Concili, non porgetegli orecchio, non date retta al diabolico consiglio suo, perchè non avvenga a voi come ad Eva che, sedotta dal serpente, incontrò la morte. Sia egli un Angelo, sia un re quegli che insegna diversamente dalla Chiesa cattolica, fuggitelo, e sia anatema (lib. II, De imag.). La Chiesa romana non si è scostata mai da norme così savie... Ai tempi di Donato, S. Agostino abbatteva Gaudenzio con questo terribile dilemma: Ditemi in grazia, è morta la Chiesa, o no? Se è morta, qual è la Chiesa che ha dato alla luce Donato? Se non è morta, che pazzia è questa mai di Donato di volerne stabilire una? (Contra Gaud. lib. II, c. 8). Lo stesso ragionamento può ripetersi contro tutte le sedicenti Chiese.La vera fede e la vera Chiesa sono talmente inseparabili, che se intorno ad un solo punto, quello p. es. dell’invocazione de’ Santi, la Chiesa si allontanasse dalla vera fede, sarebbe necessariamente eretica, cesserebbe sul fatto di essere la Chiesa di Dio e diventerebbe la Chiesa di Satana; a quel modo che una persona, la quale erra su di un articolo qualunque di fede, non è più ortodossa, ma eretica, benché intorno a tutti gli altri punti senta con gli ortodossi. Io dunque così ragiono: Quando comparve Calvino, o la Chiesa era mancata, ovvero no: posto che fosse mancata, e fin dai tempi di S. Gregorio Magno, secondo che vogliono i novatori, ne viene di conseguenza essere il mondo stato privo per novecent’anni di religione, di sacramenti, di Chiesa, di mezzi di salute : in quest’ipotesi Gesù Cristo ha abbandonato la sua Sposa, cessò il suo regno eterno, per conseguenza le porte dell'inferno hanno prevalso contro la Chiesa nonostante la solenne ed esplicita parola del Redentore; dunque Gesù Cristo ha mentito. Allora Calvino nacque fuori della Chiesa, non è mai stato uno de’ suoi membri, ma un infedele, un pagano, un eretico; non avrebbe dovuto dunque essere ricevuto e ascoltato come fedele dal popolo e dal mondo, ma essere piuttosto disprezzato e rigettato come non appartenente alla Chiesa. Se al contrario la Chiesa non era mancata, se Calvino nacque, fu battezzato, allevato ed istruito nella sincera fede e nella vera Chiesa, egli è divenuto apostata. Per conseguenza, instituendo una Chiesa riformata, non ha stabilito la vera Chiesa, la Chiesa apostolica, ma una Chiesa d’apostasia, di scisma, d’eresia...« In Dio, dice S. Giacomo, non vi può essere cangiamento, nè alternativa di adombramento » (Iac. I, 17). Tale è anche la Chiesa, alla quale convengono quelle magnifiche parole d’Isaia: « Guardate Sionne, la città delle nostre feste: gli occhi vostri vedranno Gerusalemme, il soggiorno dell’abbondanza, la tenda inamovibile; i piuoli che la tengono infitta al suolo non saranno mai strappati, nè si logoreranno le funi che insieme la legano » (Is. XXXIII, 20). « Sì, il Signore del Cielo susciterà un regno che non sarà mai distrutto, ma durerà eterno » (Ih. II, 44). « Ed egli medesimo (il Signore Iddio), soggiunge Michea, regnerà su la sua Chiesa per tutti i secoli » (Mich. IV, 7).Ci dicano, i protestanti, quando ebbe principio la Chiesa romana, ci accennino fautore della religione cattolica, c’indichino l’epoca ed il luogo in cui diede i suoi primi passi. Dov’erano trecent’anni fa le Chiese dei luterani, dei calvinisti? In nessun luogo; ma la Chiesa romana, già esisteva. Essa esisteva prima che avessero vita Ario, Nestorio, Cerinto, Ebione, Simon Mago, e noi sfidiamo gli avversari a segnare il principio della Chiesa romana in un tempo posteriore a quello degli Apostoli... E quello che non è meno prodigioso, non si può, questa perpetua Chiesa apostolica, romana, incolpare di variazione alcuna. Le sette riboccano di mutamenti a tal segno da fare una confusione, un orribile caos. Oggi è una formola di fede, domani un’altra, e se ne videro anche pullulare parecchie nello stesso tempo, quasi che quello che era ieri verità di fede non dovesse più esserlo oggi, perchè sono mutati i tempi e gli interessi. E donde questa infinità di variazioni, se non da ciò che appena sottrattisi all’autorità della Chiesa e impugnatene le decisioni, gli eretici, non ebbero più regola sicura da seguire? Essi si dànno in balìa a tutti i traviamenti del loro spirito individuale e diventano guide a se medesimi. Tutti i settari, antichi e recenti, hanno volto la Scrittura a differenti interpretazioni, secondo il particolare disegno di religione foggiatosi in mente, e tutti hanno vicendevolmente condannato queste spiegazioni.I calvinisti, per esempio, rigettano l’interpretazione degli ariani, che guardano come eretici; ma chi non vede che per la ragione medesima dovrebbero condannare la loro propria, perchè non sono nè più illuminati, nè più infallibili degli ariani? e se, come pretendono i calvinisti, ognuno ha incontestabile diritto d’interpretare la Scrittura, gli ariani l’aveano dunque al pari dei calvinisti. Perciò i protestanti e gli eretici, qualunque siano, sono costretti, in forza del loro principio, e a condannare la loro propria interpretazione della Scrittura, e ad approvare quella degli ariani, essendo l’autorità ed il diritto uguali da ambe le parti.Dopo di aver disprezzato la testimonianza dei più celebri Dottori, gli eretici s’avvidero ad un tratto che non potevano sostenere i loro dogmi senza fare violenza alla parola di Dio; e costretti a gettarsi in quest’estremo abisso, ben chiaramente diedero a divedere quanto fosse cattiva e insostenibile la loro causa. Nessun’altra cosa infatti li spinse a chiamare apocrifi e a far credere tali parecchi libri canonici, se non la disperazione in cui erano di poterli pure una volta torcere a senso dei loro errori. Perchè i manichei rifiutavano il Vangelo di S. Matteo e gli Atti Apostolici, se non perchè i loro princìpi li portavano a credere che Gesù Cristo non era nato dalla Vergine e che lo Spirito Santo non era disceso sui fedeli, se non allora che l’empio Manete, loro maestro e paracleto, comparve sulla terra? Perchè gli ebioniti rigettavano le Epistole di S. Paolo, se non perchè volevano ristabilire l’uso della circoncisione, condannato dall’Apostolo? Perchè parla Lutero così insolentemente dell’Epistola di S. Giacomo, che non si vergogna di chiamarla semenzaio di liti, cosa vuota, vana, ignobile al pari del fango e del concime, e da capo a fondo indegna dello spirito apostolico? non c’è bisogno di grande studio per comprendere, che a ciò lo obbliga il principio da lui difeso contro la dottrina dell’ammirabile Apostolo, che la fede sola senza le opere basta a giustificare l’uomo. Perchè i seguaci di quest’eresiarca, e i rampolli della sua setta cercano di espellere dal canone delle Scritture sante Tobia, l'Ecclesiastico e vari altri libri? Perchè sta in essi scritta a caratteri cubitali la loro condanna, e vi sono apertamente convinti d’errore in ciò che riguarda la protezione degli Angeli, il libero arbitrio, il Purgatorio, l’intercessione dei Santi.Se io domando a loro, aggiunge il padre Campion, con qual diritto s’arrogano di troncare e correggere le Scritture, essi mi rispondono che conservano con rispetto le vere Scritture, separandole dalle false e supposte. L’intenzione è buona, ma su quale autorità fondano essi questa distinzione, e chi ne è giudice? — Lo Spirito Santo, essi ripigliano : ed ecco in che modo Calvino cerca di eludere il giudizio della Chiesa, alla quale solamente s’appartiene d’esaminare e discernere gli spiriti. Ma lo Spirito Santo è uno solo; ora donde avviene che essendo in tutti il medesimo spirito, vanno così poco d’accordo nei loro sentimenti e si guerreggiano del continuo?Lo spirito di Lutero non fa buon viso a sei Epistole canoniche, lo spirito di Calvino le guarda di buon occhio; eppure hanno tutti e due lo stesso maestro, e questo, a detta loro, è niente meno che lo Spirito Santo. Gli anabattisti ridono del Libro di Giobbe, come d’una favola, d’una vera commedia. Castaglione giudica canzone d’amore il sacro Cantico de' Cantici, dove sono espressi, in simboli e figure sensibili, le più tenere comunicazioni dell’anima con Dio, della Chiesa, Sposa di Gesù Cristo:, col suo divino Sposo. Chi loro inspira questo linguaggio? Lo Spirito Santo. Ecco in qual modo questi riformatori dividono lo Spirito Santo, e gli fanno dire tutto ciò che passa loro pel capo. Ma lo Spirito Santo, il quale è Dio di verità, non può inspirare contraddizioni resta pertanto che sia lo spirito di errore, il genio del male.Il decadimento e la mina di tutte le sette provano la loro falsità. Niente infatti mette più in aperto la falsità d’una religione, quanto la sua caduta; poiché la vera religione di Dio, la vera Chiesa di Gesù Cristo deve rimanere incrollabile ed invariabile fino alla fine de’ secoli, come per l’appunto disse un fariseo di nome Gamaliel, dottore della legge e rispettato da tutto il popolo. Levatosi infatti costui in seno al concilio in cui si deliberava di mettere a morte gli Apostoli che predicavano Gesù Cristo, disse loro: « Uomini israeliti, badate bene a quello che siete per fare riguardo a questi uomini. Poiché prima di questi giorni scappò fuori Teoda, dicendo sè essere qualche cosa, col quale s’associò un numero di circa quattrocento uomini, il quale fu ucciso, e quelli che gli credevano furono dispersi e ridotti a niente. Dopo questo, venne fuora Giuda il galileo nel tempo della descrizione, e si tirò dietro il popolo, ed ancora perì, e furono: dissipati tutti quanti i suoi seguaci. E adesso io dico a voi : Non toccate questi uomini e lasciateli fare; perchè se questo pensiero e quest’opera viene dagli uomini, sarà disfatta. Se poi ell’è da Dio, non potrete disfarla; non ponete adunque incaglio, affinchè non sembri che ve la pigliate anche contro Dio » (Act. V, 34-39). Il consiglio seguì questo saggio avviso. Contro l’opera di Dio nulla valgono gli uomini. Ecco perchè la religione romana non ha mai cessato nè cesserà mai d’esistere. Al contrario tutte le sette, le quali non sono che l’opera dell’uomo inspirata dal diavolo, cadono da se medesime. Che cosa sono divenute e che cosa divengono tutte le eresie? Dopo di aver durato qual più qual meno, levato di sè maggiore o minor rumore, e subito o molte o poche fasi, la morte infine le aspetta e prostra. Esse soccombono, perchè non sono creazione del Dio dell’immortalità e della vita.La Chiesa cattolica, apostolica, romana rimase invariabile da Gesù Cristo in qua per la sua unità nella fede, nei sacramenti, nelle sue leggi, nel suo capo. Ella ha veduto succedersi alla sua testa una non interrotta genealogia di sommi Pontefici e di vescovi; noi ne siamo certi per le storie e per i monumenti autentici che ci notano la successione dei primi pastori non solamente di secolo in secolo, ma di armo in anno. E non importa se si è talvolta protratta per mesi ed anche per anni l’elezione di un nuovo Papa, o se sorsero antipapi; l’intervallo non distrugge punto la successione, perchè allora il clero ed il corpo dei vescovi sussiste tuttavia nella Chiesa, con intenzione di dare un successore al defunto Pontefice non appena le circostanze lo permettano...12. Visibilità della Chiesa. — « Sarebbe più facile impresa, predicava il Crisostomo, spegnere il sole, che oscurare la Chiesa ».S. Paolo poteva dire scrivendo ai Colossesi, che l’Evangelo era stato predicato ad ogni creatura vivente sotto il cielo, cioè quasi dovunque: (Coloss. I, 23), e coi Romani si rallegrava, dandone lode a Dio, che la loro fede fosse conosciuta in tutto il mondo (Rom. I, 8).Isaia paragona la Chiesa ad un alto monte verso cui tutte le nazioni volgono lo sguardo ed il piede (Isai. XXII). Luce del mondo chiamava Gesù Cristo i suoi Apostoli, e loro diceva che una città posta su la vetta d’una montagna non può stare nascosta: e ninno accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sì sul candeliere, affinchè rischiari quanti si trovano nella casa (Matth. V, 14-15).Questi e tant’altri simili passi della Scrittura, non dicono apertamente che la Chiesa è visibile, e che visibilmente istruisce, e ci conferma nella verità per mezzo de’ suoi pastori, de’ suoi vescovi, e specialmente per mezzo del suo capo supremo, il Papa?Ah si, della Chiesa si può dire come del sole, che cioè nel suo giro non lascia terra, o lido, od angolo, o abisso che non rischiari: — (Eccle. I, 6), ed è, a somiglianza del suo divin fondatore, la luce vera che illumina ogni persona che viene in questo mondo (Ioann. I, 9). Luce sempre splendida e che mai non vien meno, facilmente visibile a coloro che l’amano, e reperibile a chi la cerca (Sap. VI, 13). Dimodoché a ragione scriveva S. Agostino: «La Chiesa cattolica si allarga e abbraccia tutta la terra, Nessuno può non vederla, perchè per la parola di Gesù Cristo, non si può tenere nascosta ».Tobia, guardando alla Chiesa, esclamava: «Gerusalemme, città di Dio, tu brillerai di splendida luce e tutti i popoli a te s’inchineranno. Le nazioni verranno da lungi ad adorare in te il Signore, poiché un gran nome quivi invocheranno » (Tob. XIII, 11-15).La Chiesa cattolica, apostolica, romana, sta di gran lunga al disopra d’ogni altra società religiosa per la sua elevazione, dignità e gloria; ed è assai superiore per la sua dottrina, per la sua vita, pe’ suoi costumi, per il suo culto ad ogni filosofia, ad ogni sapienza, ad ognigenio, ad ogni assemblea in ogni tempo e luogo. Scesa dal Cielo, è visibile come il firmamento; a lei disse il Signore per bocca d’Isaia:« T’ho costituita luce delle nazioni, affinchè porti la salvezza mia fino all’estremità della terra » (XLIX, 6).È dogma di fede che fuori della Chiesa non vi è salute: dunque ragion vuole, che essa sia così visibile, che tutti in generale la possano scorgere; essa poi fa rimbombare per ogni lido e terra la sua voce, dice il Salmista (Psalm. XVIII, 5).« Io stenderò la mia mano su le nazioni, avea già annunziato Iddio per bocca d’Isaia, ed innalzerò il mio stendardo innanzi ai popoli (Isai. XLIX, 22) ». Questo stendardo è la croce. « Alzerò tra le genti un segno, e di coloro che saranno salvati ne spedirò altri nell’Africa e nella Lidia, altri per l’Italia e per la Grecia, altri alle rimote isole, ai popoli che non hanno sentito parlare di me e non hanno veduto la mia gloria, ed essi l’annunzjeranno loro » (Ib. LXVI, 19). Quindi il Profeta in un santo entusiasmo esclamava : « Lèvati su, Gerusalemme, apri i tuoi, occhi alla luce che già verso di te si avanza e la gloria del Signore ti circonda » (Ib. LX, 1). « Perfino i popoli che brancolavano fra le tenebre videro una splendida luce, e s’è fatto giorno chiaro su coloro che abitavano la regione delle ombre di morte » (Ib. IX, 2).« Io penetrerò fino nelle viscere della terra, dice di sè la Chiesa nell'Ecclesiastico, getterò lo sguardo su tutti i dormienti, e illuminerò tutti quelli che sperano nel Signore; spanderò la mia dottrina come profezia, la lascierò in retaggio a coloro che cercano la sapienza e non cesserò d’annunziarla alla loro posterità finché giunga il secolo santo » (Eccli. XXIV, 4546).La Chiesa, a imitazione del suo fondatore divino, ha distrutto la morte, come s’esprime S. Paolo, « ed ha fatto risplendere, per mezzo del Vangelo, ai nostri occhi la luce della vita e dell’incorruttibilità » (Il Tim. I, 10). Questa luce è la scienza, la grazia, lo splendore, la gloria del Vangelo che la Chiesa ha avuto il mandato d’annunziare. Quindi S. Gerolamo commenta le citate parole così: « È venuta la luce che tutti i Profeti promettevano, che l’universo aspettava» (Comment.).La Chiesa è la lucida stella levatasi sul mondo, è l’astro che conduce ai piedi di Gesù Cristo gli uomini di buon volere...Bisogna che la vera Chiesa sia sempre visibile, altrimenti come incolpare e negare salute a chi non entra in una Chiesa la quale non si vede? Eppure è parola di Dio che fuori della Chiesa non v’è salvezza...Ora la Chiesa romana è sempre stata visibile, anche in mezzo al più denso fumo delle persecuzioni, dunque... Quando si chiede agli ariani, ai donatisti, ai luterani, e simili, in qual parte del mondo erano le loro chiese prima che Ario, Donato, Lutero, ecc. avesserostabilito le loro sette, ci rispondono che vivevano invisibili, e non conosciute dai cattolici; che esse conservavano nei loro cuori la purità della religione di Gesù Cristo, fino a tanto che fosse giunto il giorno designato da Dio.Ma qual è la falsa religione che non si possa innestare e legittimare su questo principio? Prima di Lutero e di Calvino, pel corso cioè di mille cinquecento anni, la loro religione non esisteva, quando pure non vogliano farsi discendenti degli eretici anteriori. Non vi è dunque altra vera Chiesa eccetto che la Chiesa cattolica, apostolica, romana, che non solo è sempre esistita, ma è sempre stata visibile al mondo intero...13. Cattolicità della Chiesa. — Quello che nella Chiesa romana più mi tocca, diceva S. Agostino, è il suo nome di cattolica. Sola, tra le mille sedicenti chiese, ella possiede giustamente questo titolo prezioso, perchè anche quando gli eretici si vantano d’essere cattolici, se avviene che uno straniero domandi a loro dove si trova la Chiesa cattolica, non osano additare le loro basiliche o il loro tempio, ma lo mandano alla Chiesa romana.« Siccome non vi è che un Signore, una fede, un battesimo, un Dio padre di tutti, così non v’è, scrive il venerabile Beda, che una sola Chiesa cattolica, la quale abbraccia la moltitudine di tutti gli eletti sparsi per tutte le contrade della terra, per tutti i secoli del mondo e soggetti a un solo medesimo Dio ».Cristiano è il mio nome, diceva il santo vescovo Paciano, cattolico è il mio soprannome: quello mi designa, questo mi nota a dito. Il nome di cristiano mi distingue dagli infedeli, quello di cattolico mi distingue tra i cristiani; poiché ogni cattolico è sempre cristiano, non ogni cristiano è sempre cattolico.« Gioisca o giubili nel Signore tutto il mondo, scrive S. Agostino; nessuno si rallegri da solo, ma la terra tutta sia in tripudio: giubili la Chiesa cattolica, perchè essa sola occupa la terra. Chiunque sta in disparte e dagli altri diviso:, costui non vuole giubilare, ma urlare ».La Chiesa s’innalza fino al Cielo e si sprofonda nel Purgatorio, che è il carcere della Chiesa: abbraccia tutti i tempi e tutti i secoli e riempie l’universo. La Chiesa romana è la sola Chiesa che, a fronte di tante sette eretiche, porta il bel nome di cattolica. La vagheggiava ed esaltava il Profeta quando prediceva, che avrebbe dominato da un mare all’altro, esteso il suo scettro fino alle estremità della terra (Psalm. LXXI, 8); ed a quel modo che lo Spirito del Signore riempì l’universo, cosi, la Chiesa, animata dallo Spirito Santo, abbraccia tutte le nazioni.La cattolicità della Chiesa cominciò nella persona degli Apostoli con uno stupendo prodigio, cioè la diversità delle lingue nel giorno della Pentecoste. Ciascuno, attestano gli Atti Apostolici, li udiva parlare la propria lingua. Parti, Medi, ed Elamiti, gli abitatori della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto, dell’Asia, della Frigia, della Panfilia, dell’Egitto, della Lidia, quei di Cirene e gli stranieri venuti da Roma, Giudei e proseliti, Cretesi ed Arabi, tutti udivano narrare in loro favella le grandezze di Dio (Act. II, 6-11). A cominciare dagli Apostoli, la Chiesa si è dilatata in tutte queste ed in mille altre regioni...Il monte sul quale abita il Signore, dice Isaia, sta al disopra delle colline e dei più alti gioghi; le nazioni affluiranno a lui come onde (Isai. II, 2). Notate il miracolo: i fiumi scorrono verso il basso, qui vanno all’alto, le nazioni montano; alla grazia si deve questo prodigio, essa innalza i cuori. Gesù Cristo ha predetto questo affluire di popoli e di nazioni al seno della Chiesa, ne ha profetato la cattolicità con quelle parole: «Quando sarò levato; da terra (innalzato in croce), trarrò a me ogni cosa » (Ioann. XII, 32). E le genti si diranno a vicenda: Venite, ascendiamo al monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe (Isai. II, 3).La Chiesa è per la sua universalità paragonata da S. Bernardo ad un cielo immenso che si stende sul mondo intero : quivi la luna è la fede; la stella del mattino è la speranza; il sole è la carità; le stelle sono le virtù e i Santi (Serm. in Cantic.).Alza e gira all’intorno i tuoi occhi (o Chiesa mia), le dice il Signore per bocca d’Isaia; tutti questi popoli che vedi ondeggiare, si sono radunati per venire a te, ed io ti giuro che saranno per te come la veste di cui s’abbiglia la sposa. I tuoi deserti, le tue solitudini, la terra seminata di tue rovine, più non basteranno a capire la moltitudine che viene a te. I figli della tua sterilità (i figli dell’antica legge) ti andranno ripetendo : Troppo angusto è il luogo, dacci spazio dove abitare. E tu dirai teco medesima : Chi ha dato questi figli a me ch’ero sterile (sotto la sinagoga) e non partoriva? Io stenderò la mano su le nazioni, leverò in faccia ai popoli il mio vessillo, ed essi vedendolo correranno a te, portandosi su le braccia i figli e su gli omeri le figlie loro. Tue nutrici saranno i re e le regine; innanzi a te si prostreranno e baderanno la polvere de’ tuoi piedi (Isai. XLIX, 18-23). Prendi più ampio sito per le tue tende; dilata le pelli de’ tuoi padiglioni, allunga le funi, rinforza i chiodi, perchè tu ti farai largo a destra ed a sinistra, e la tua prole signoreggerà le nazioni e abiterà le città deserte (Ib. LIV, 2-3). Tu vedrai allora il tuo moltiplicarsi e stupirà ed esulterà il tuo cuore quando verso di te si volgerà la moltitudine di là dal mare, quando popoli potenti verranno a te. Tu sarai inondata dai cammelli, dai dromedari di Madian e d’Efa; verranno i Sabei recando oro ed incenso ed inneggiando al Signore. Chi mai sono tutti costoro che volano come nuvole, e come colombe alle loro colombaie? Egli è perchè le isole mi aspettano e le navi del mare fin da principio, affinchè i figli tuoi, coi loro tesori, io conduca da lontani paesi a onorare il Dio che ti ha colmata di gloria. I figliuoli degli stranieri rialzeranno le tue mura, e i re loro a te serviranno... Le tue porte sempre aperte non si chiuderanno nè notte nè giorno, affinchè a te sia condotta la moltitudine delle genti con i loro principi a capo: poiché la nazione e il regno che non servirà a te, perirà; le terre che non ti accoglieranno diverranno deserte. A te verrà la gloria del Libano e a te si presenteranno umili e pentiti quelli che t’insultavano, e ti chiameranno la città del Signore... Farò di te la gloria dei secoli, il gaudio di generazioni e generazioni... Metterò al tuo governo la pace e a soprintendente la giustizia (Ib. LX, 5-17). Queste magnifiche parole, in cui è vaticinata e descritta la Chiesa cattolica, si possono dire piuttosto storia che profezia.Ah, sì, la Chiesa, cattolica è quel sasso che fu veduto da Daniele staccarsi dal monte, senza che mano d’uomo lo toccasse, e che cresciuto in poco d’ora enormemente, divenne estesissimo monte che occupò tutta la terra (Dan. II, 34-35).« Il numero dei figli d’Israele crescerà così da pareggiare i granelli d’arena nel mare che non si possono nè misurare nè contare » (Ose. I, 10). Questa profezia d’Osea cominciò ad adempirsi ai giorni di Gesù Cristo il quale annunziò il suo Vangelo agli Israeliti ed ai Giudei, continuò sotto gli Apostoli e i loro successori, i vescovi e i missionari, per mezzo dei quali le nazioni entrarono in seno alla Chiesa.La Chiesa stabilita sotto l’autorità del romano Pontefice, è la sola in cui favore si sia adempita la promessa fatta da Dio alla Chiesa di Gesù Cristo, quando le annunziava per bocca del Salmista, che le avrebbe dato in eredità le nazioni, e concesso il dominio su tutta l’ampiezza della terra (Psalm. II, 8).È lei che eseguì l’ordine dato da Gesù Cristo agli Apostoli: «Andate, ammaestrate tutte le nazioni. Spargetevi per tutta la terra a predicarvi il Vangelo ad ogni creatura » (Matth. XXVIII, 13) (Marc. XVI, 15). Quindi a lei sola conviene propriamente e veramente il segno visibile d’universalità, di cattolicità. Per confessione de’ suoi nemici ella ha sempre posseduto, ad esclusione d’ogni altra Chiesa, questo glorioso e divino distintivo... Il fatto parla chiaro e non teme smentita.Nessuna setta può presentare un tale spettacolo. Ci dimostrino un po’, se ne sono capaci, Lutero, Calvino e tutti gli altri settari, che alle loro Chiese Dio promise di dare per eredità le nazioni, e per impero tutta la terra; ci numerino, seguendo i secoli, i regni e le province conquistati dalle loro Chiese : non potranno indicarcene altri se non quelli che posseggono al presente, e questi strappati già a viva forza un tempo dalla Chiesa romana. E quanto tempo hanno durato le sette? e in quante altre non si suddivisero? Ora si possono questechiamare chiese universali o cattoliche?... La Chiesa romana conta dei credenti in tutto il mondo; dove sono i loro?...14. Santità della Chiesa. — Leggiamo in S. Paolo che « Gesù Cristo amò la Chiesa fino al punto che diede per lei se medesimo, per santificarla, purificandola col battesimo d’acqua, con la parola di vita,, per farsela comparire innanzi piena di gloria, senza macchia nè ruga od altra cosa simile, ma santa ed immacolata » (Eph. V, 25-27).La Chiesa è chiamata la città de’ santi (Isai. XXV, 8), la colomba unica (Cantic. IV, 3), il sostegno della verità (I Tim. III, ,15). Ora tutti questi titoli, i quali alla sola Chiesa cattolica, apostolica, romana convengono, sono titoli di gloria che ne provano la santità. Essa è la Chiesa di Gesù Cristo, abitata e governata da Dio, spiritualmente con la sua grazia, e corporalmente nell’eucaristia. Inoltre santo è il Vangelo...; santi sono i sacramenti...; santa la dottrina, santa la morale, santo il culto della Chiesa...; tutti i suoi membri sono chiamati alla santità, e parecchi ve ne furono in tutti i tempi, veramente santi e grandi santi...A qual Chiesa appartenevano tanti milioni di martiri illustri? alla Chiesa cattolica romana. Di qual Chiesa erano figli un S. Atanasio, un S. Gerolamo, un S. Giovanni Crisostomo, un S. Agostino, ecc. e tanti altri personaggi illustri per scienza e santità? Della Chiesa cattolica romana. E gli Antoni, i Paoli, gli Ilarioni, i Simeoni Stiliti, ecc., e quell’esercito di anacoreti che popolarono i deserti dell’Egitto e della Tebaide, di qual altra Chiesa erano membri se non della cattolica romana? Qual Chiesa seguirono, in tutti i secoli, quei milioni di vergini che ogni cosa rinunziano nel secolo per consecrarsi a Dio nel chiostro; quelle suore ospedaliere che dimenticano se medesime, per prodigare notte e giorno negli ospedali, nelle carceri, nelle galere, sui campi di battaglia le più assidue, le più penose cure ad una moltitudine smisurata d’infelici? La Chiesa cattolica romana. Qual Chiesa nutre, educa, forma e invia quei mille drappelli di zelanti missionari i quali si sono visti, in tutti i secoli, abbandonare parenti, amici, patria, onori, fortuna e andarsene in remote contrade, sottostare ad ogni maniera di stenti, esporre a terribili pericoli e alla morte la loro vita, per salvare anime che mai non conobbero? La Chiesa cattolica, apostolica, romana. A chi deve il mondo le grandi istituzioni di carità e di beneficenza che onorano i ricchi e sollevano i poveri? Alla Chiesa cattolica...In quale delle altre religioni trovate voi tutte, o anche solo alcune di queste cose?... In quale delle sette incontrate le profezie e i miracoli, sigillo della santità? Tutto è freddo e silenzio, perfino le loro cerimonie, i templi, gli altari loro; ma che dico, gli altari? essi non ne hanno più alcuno, li atterrarono... Una prova invincibile della santità della Chiesa cattolica si deduce da questo, che tutti coloro i quali vogliono veramente santificarsi, si riducono al suo seno; mentre tuttiquelli a cui talenta vivere a piacere delle passioni e dei desideri della carne, senz’obbedienza, senza freno, senza regola, ne escono per entrare in qualche setta...La religione cattolica romana è di tutte le religioni la più santa o, a meglio dire, la sola santa. Tutte le altre si mostrano assai facili e larghe con la carne e col sangue, lasciano rimesso il freno al libertinaggio dello spirito ed alla corruzione del cuore; negano alla Chiesa ed alle autorità ecclesiastiche, stabilite da Dio, la soggezione loro dovuta; insinuano uno spirito di rivolta anche contro i sovrani della terra, egualmente costituiti da Dio per governare i popoli; rigettano dalle loro pratiche le austerità, le astinenze, i digiuni, la confessione, il celibato, tutto ciò che in una parola torna molesto ai sensi ed alle corrotte passioni... Paragonate la pretesa santità di tutte le sette con la santità sincera della Chiesa cattolica, apostolica, romana, e voi le vedrete tanto diverse tra loro quanto il Cielo è diverso dall'inferno.Questa non si contenta di esporre in teoria massime sante ed austere, ma vi conforma la sua condotta, ed è la sola religione in cui si osservino le mortificazioni, tanto e sì caldamente raccomandate nella Scrittura, e soprattutto nel Nuovo Testamento; si professino i consigli evangelici da moltissime comunità sì d’uomini che di donne. In tutte le altre sedicenti religioni non trovate neppure l’ombra di tutte queste osservanze, che della santità sono la via e il focolare.15. La Chiesa cattolica, apostolica, romana, è la sola vera chiesa. — « Non in altri, dice S. Pietro, vi è salute fuorché in Gesù Cristo, perchè non è stato dato agli uomini sotto il Cielo altro nome in cui debbano essere salvati » (Act. IV, 12). Gesù Cristo solo è la salvezza del mondo; Egli solo adunque è la verità; ora, è Lui che ha fondato la Chiesa cattolica romana, questa. Chiesa è sua sposa; ella è dunque la sola vera Chiesa.« Il Signore m’insegnerà le sue vie, leggiamo in Isaia, perchè da Sionne uscirà la legge » (Isai. II, 3). La legge uscirà da Sionne, cioè dalla Chiesa, ma non già la legge giudaica, bensì la legge evangelica, la legge cristiana, la legge di grazia, la legge vivificante data non meno ai Gentili che ai Giudei.Non si dà setta la quale non pretenda di essere superiore a tutte le altre e che non giuri di essere la vera Chiesa di Gesù Cristo, ma intanto bisogna che queste sette, le quali si chiamano cristiane, s’ingannino tutte, eccetto una; poiché Dio non può aver rivelato due religioni opposte, contrarie, e contraddittorie Luna all’altra. Chi potrà, per esempio, persuadersi aver Dio rivelato che un medesimo mistero è, e non è; che in Dio vi sono, e non vi sono tre persone; che il Verbo eterno si è, e non si è incarnato; che Gesù Cristo si trova realmente presente nell’Eucaristia, e che non vi si trova; che l’Inferno sarà eterno, e che non lo sarà; e via di seguito? No, non è possibile che Dio abbia rivelato queste contraddizioni perchè sarebbe assurdo, e, o nell’uno o nell’altro caso, mentitore. Ora Dio non può essere nè assurdo nè mentitore, dunque non vi può essere che una solareligione la quale , sia vera, e questa non può essere altra che quella rivelata da Dio...Tra tutte queste sette mi si conceda di sceglierne due, quella di Lutero e di Calvino p. es., ed io rivolgerò loro le seguenti domande:1° Direte voi che la vostra religione viene in linea retta dagli Apostoli? Ma dov’era la vostra Chiesa prima di Lutero e di Calvino? Nè vogliate provarvi a risalire a Giovanni Huss, a Girolamo da Praga, a Wiclefo, agli Albigesi, ai Valdesi, perchè non ne guadagnereste nulla. Le religioni di costoro erano differenti tra loro e differenti dalla vostra: corre lungo intervallo tra il loro morire e il vostro nascere; e prima di quelle sette dov’era la vostra? poiché esse comparvero assai dopo la religione stabilita dagli Apostoli...2° Direte che credete tutto ciò che contiene la pura parola di Dio; che trovate chiara e lampante la religione vostra nella Scrittura; che avete messo in confronto testo con testo?... Ma tutte le altre sette dicono lo stesso... Soggiungete che le altre sette non intendono la Scrittura, che prendono abbaglio? ma ben ci è permesso dire la stessa cosa di voi. E se voi avete il coraggio di affermare che lo Spirito Santo vi guida, anche essi lo giurano; e siccome e voi ed essi vi contraddite, evidentemente ne risulta che nè voi nè essi siete governati dallo Spirito Santo.3° Vi schermirete col dire che credete molti misteri della religione romana, e tutte le verità necessarie alla salute? Ma noi vi osserviamo che non vi fu mai setta eretica la quale non abbia proclamato di tenere tutto quel che è necessario alla salute, e di aver conservato qualche dogma della Chiesa romana. Come vedete, in ciò camminate di pari passo con tutti gli altri eretici...4° Direte che nella vostra religione vi sono molte cose buone? Ma qualunque eresia, ed il maomettismo medesimo vanno in ciò con voi del paro...5° Vi spingerete a dire che la vostra religione è la più santa? Ma come discolparla di sensualismo, mentre non solo non loda, ma condanna le austerità del corpo, le mortificazioni della carne, i digiuni, le astinenze, il celibato, la confessione; insegna che basta la fede senza le opere a dare la salute; rifiuta i, consigli evangelici? I vostri pretesi riformatori, non paghi di toglier via tutto ciò che si oppone alla concupiscenza, hanno di più autenticato ogni genere di vizi, poiché hanno sostenuto come dogma di loro religione, che nessun peccato è imputato a coloro in cui c’è la fede; e Calvino, vostro grande patriarca, non arrossì di mettere innanzi quest’orribile empietà, che un uomo il quale ha la fede, fosse pure lordo di qualunque più enorme scelleratezza, è tuttavia così certo della propria salvezza, come Gesù Cristo medesimo. E una tal Chiesa sarà essa la vera Chiesa?...6° Direte che la vostra Chiesa è la più universale? Ma come?, se è circoscritta in qualche regione, e quivi ancora, a cagione dei cento partiti in cui si divide, occupa uno spazio appena percettibile in confronto alla vasta estensione di terra in cui fiorisce la Chiesa romana...7° Ricorrerete per conferma della vostra religione ai miracoli? Ma dove sono essi? mostratemi una setta in cui ne sia avvenuto ancheuno solo, mentre la Chiesa cattolica romana ve ne porge innanzi in tutti i secoli una grande quantità di certi, pubblici, autentici.8° Direte voi, Lutero e Calvino, che avete ricevuto la vostra missione immediatamente da Dio? Ma oltre che non riuscirete mai a provarlo, e facilissima impresa avrebbe chi volesse dimostrare che l’avete ricevuta dal demonio, poiché l’albero si conosce ai frutti, fa meraviglia che Dio vi abbia inviati così tardi; e che faceva Egli dunque, pel corso di quindici secoli, della sua Chiesa alla quale avea solennemente promesso di essere con lei fino alla consumazione de’ tempi?...9° Direte finalmente, o protestanti, che i vostri riformatori hanno purgato la Chiesa de’ suoi errori, delle sue superstizioni, della sua idolatria; che l’hanno riforbita, riformata, e ridonata alla mondezza primitiva? Ma dove sorse mai eretico così poco zelante, che non abbia preteso di riformare la Chiesa romana, e di aver richiamato la religione alla, primitiva purezza? E poi che autorità avevano Marcione ed Ario, non meno che Lutero e Calvino, di crearsi riformatori della Chiesa universale? Chi erano coloro? donde venivano? da chi avevano avuto così pieni poteri? O riformatori, che tutti avete bisogno di essere riformati, voi siete usciti dal grembo della vera Chiesa, perchè nulla più abbonivate che di essere da lei riformati! Qualunque ribaldo fazioso e turbolento può, al pari di tutti questi pretesi riformatori, erigersi a censore della Chiesa universale; egli ne avrà ad ogni modo diritto ed autorità uguale a quella del monaco Lutero e del canonico Calvino; egli potrà a sua volta riformare la loro riforma a quel modo che questi due riformatori hanno avuto il potere di riformare la Chiesa cattolica, apostolica, romana. Anzi sarà assolutamente necessario riformare la riforma di Lutero e di Calvino poiché essi confessano che vanno soggetti all’errore ed alla menzogna, donde ne consegue aver essi potuto errare anche nella loro riforma. Quindi, secondo i loro principi, bisognerà sostituire riformatori a riformatori fino al cader dei secoli, senza che si possa mai sapere quale sia stata la riforma buona e vera... La Chiesa cattolica, apostolica, romana che va esente da tutte queste pecche, è dunque la sola vera Chiesa...16. Potenza della Chiesa. —- Quanto non dev’essere potente la Chiesa che ha per capo quel Pietro, a cui Gesù Cristo promise tanta saldezza e forza che invano avrebbero contro di lui combattuto le forze dell’Inferno! a cui diede le chiavi del Cielo, assicurandolo che quei che avrebbe fatto in terra, sarebbe ratificato in Cielo! (Matth. XVI, 18-19).Che potenza, autorità, forza non deve avere quella Chiesa che ha per fondamenti coloro che furono mandati pel mondo dal Verbo divino investiti di quel medesimo potere, muniti di quelle medesime credenziali che il Padre eterno avea a Lui dato! (Ioann. XX, 21); coloro ai quali il Figliuol di Dio disse: « Ogni potestà mi è stata data e in Cielo e in terra; andate dunque e ammaestrate le nazioni tutte quante » (Matth. XXVIII, 18-19); « chi crederà, sarà salvo; chi non crederà sarà condannato » (Marc. XVI, 16).La predicazione degli Apostoli trionfa; la fede abbatte l’infedeltà;la verità folgora la menzogna; la carità di Gesù Cristo spegne l’odio; la pazienza vince le tribolazioni, le persecuzioni, la morte... « La Chiesa, dice S. Ilario, ha questo di particolare che, perseguitata, fiorisce; oppressa, cresce; disprezzata, resiste; ferita, mantiene le sue forze; assalita dai sofismi, morsa dalla calunnia, aguzza l’intelligenza, spiega la sua scienza; e si mostra più vigorosa e salda, quando più sembra boccheggiante e Cantic.).« Nessuna forza, dice il Crisostomo, può vincere la Chiesa, perchè Dio, il quale è più forte d’ogni creatura, è Egli medesimo la Chiesa ». Sì, soggiunge S. Bernardo, il Dio unico, che è lo sposo, è il capo; e la sposa, che è la Chiesa, è il corpo (Serm, in Cantic.).« La mia prediletta, dice il Signore, s’innalza tra le figlie come il giglio tra le spine » (Cant. II, 2). A quel modo che il giglio nasce, cresce, fiorisce anche in mezzo alle spine, così la Chiesa si sviluppa, cresce e si rinforza in mezzo agli eretici ed ai cattivi cristiani, che simili a spine crudeli la pungono, feriscono e squarciano: essa rassomiglia al giglio per il suo splendore, la purezza e il soave profumo della dottrina e santità sua. Che più? le persecuzioni le dànno vigore, e nei cimenti la sua fama e la potenza sua si rassodano.Voi sarete, annunziava Gesù Cristo, come agnelli in mezzo ad una torma di lupi. Oh! il grande miracolo della potenza della Chiesa! gli agnelli sono più robusti dei lupi, tanto che li superano, li atterrano e li mutano in agnelli. Mirate Saulo... La Chiesa è la torre di Davide cinta di bastioni, munita di elmi, di scudi, e d’ogni armatura dei forti (Cant. VI, 4). È un campo trincerato, una fortezza, inespugnabile; è più terribile che valoroso esercito schierato in battaglia (Cant. IV, 3). Di lei può dirsi come di Maria, che schiaccia il capo al serpente infernale (Gen. IlI, 15); e pure essendo una sola, può tutto (Sap. VII, 27).Chi avrebbe mai creduto, esclama il Crisostomo, che la croce di Gesù Cristo avrebbe stritolato gli idoli, e che i discepoli del crocifisso sarebbero giunti a tanta gloria e potenza? Oh! quali terribili e fieri nemici ebbe ad affrontare la Chiesa! Ciò non di meno non fu mai vinta. Quanti tiranni, principi, imperatori l’osteggiarono con accaniti assalti! Augusto, Tiberio, Claudio, Diocleziano, Domiziano, Decio, Nerone, Giuliano l’Apostata, ecc. si provarono ad abbatterla, e distruggerla con le prigioni, col ferro, col fuoco, con la forza e con l’astuzia; ed ora giacciono coperti dell’esecrazione di tutti i secoli, mentre la Chiesa, da loro ferocemente combattuta, sale alle stelle. I dodici Apostoli, rabbiosamente e dal mondo e dall’Inferno malmenati, trionfano, e coloro che li hanno avversati, disparvero; que’ dodici agnelli sgominarono branchi innumerevoli di lupi feroci e li superarono con le’ sole armi della pazienza, del Vangelo, della croce, e col loro sangue (Homil. de Cruce).Bello il vedere, soggiunge S. Agostino, le potenze di questo secolo soggiogate e dome non dalle conquiste, ma dalla morte de’ cristiani; e i templi dei falsi dèi, per la cui causa si uccidevano i discepoli del Signore, deserti e diroccati. Bello il mirare le grandezze terrene, prostrate ai piedi d’un pescatore, di un Pietro, deporre i loro diademi e pregare (De coelest. Vita).Il Dio del Cielo, prediceva già Daniele, farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto, e il cui scettro non passerà nelle mani di nessun altro popolo: questo regno vincerà e unirà a sè tutti gli altri regni e, sussisterà eterno (Dan. II, 44). Un sassolino si staccò dal monte, rotolando venne a colpire la statua ne’ suoi piedi di ferro e d’argilla e la fece in pezzi. Allora si frantumarono tutti insieme e il ferro e l’argilla, e il rame, e l’argento, e l’oro, e divennero come polvere spazzata via da un vento d’estate, e non si trovò nemmeno più il luogo in cui posavano; ma la pietra che aveva rotto la statua, diventò un’immensa montagna, che riempì tutta la terra (Ib. II, 34-35). Questa pietra staccatasi da sè, da una montagna, è la Chiesa tutta celeste di Gesù Cristo; la statua poi composta d’oro, d’argento, di rame, di ferro, d’argilla, è il paganesimo, sono le eresie che la Chiesa vince e di cui trionfa, empiendo il mondo intiero del suo splendore divino e de’ suoi innumerevoli benefizi.Il regno di Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica, apostolica, romana, sopravanza ogni altro regno per otto potenti e preziose prerogative: 1a per la sua durata...; 2a per la sua estensione...; 3a per la forza ed efficacia con cui Gesù Cristo vi domina gli spiriti, le anime, i cuori, mutando uomini superbi, corrotti, ribelli, induriti, increduli, persecutori, in uomini dolci, umili, puri, obbedienti, pieni di fede e ardenti d’amor divino...; 4a per gli effetti che vi si producono, poiché quelli che si sottomettono al regno di Gesù Cristo sono liberati dal demonio, dal peccato, dall’Inferno, e divengono figli di Dio, eredi del Cielo...; 5a per la maniera con cui Gesù Cristo, che ne è il monarca, ha trionfato degli altri regni; non col terrore delle armi, nè con le astuzie della politica lo ingrandirono e resero potente gli Apostoli, ma bensì per mezzo della croce, della povertà, dell’umiliazione: frenando le passioni con la pazienza, col disinteresse, col martirio; inspirando il disprezzo degli onori, delle ricchezze, dei piaceri terreni, e accendendo il desiderio delle cose celesti...; 6a per le leggi sapientissime, santissime, e facilissime ad osservarsi che Io reggono e che prescrivono la castità, l’innocenza, la carità, la santità, la perfezione...; 7a per lo scopo che ne ha determinato lo stabilimento, cioè di creare e formare dei re per il Cielo...; 8a per il suo re che è Gesù Cristo, re dei re, Signore dei Signori, eterno, Cantic.).« Dio, profetava già Daniele, darà alla sua Chiesa la potenza, l’onore, l’impero; tutti i popoli, tutte le tribù e le lingue saranno a lei sottomesse. La sua potenza è una potenza eterna che non le verrà mai meno, ed il suo regno un regno che non sarà mai (Dan. VII, Cantic.).« Il Signore uscirà, avea anche detto Zaccaria, e combatterà contro le nazioni » (Zach. XIV, 3). Dio usci a combattere contro le nazioni quando Gesù Cristo prese a sottomettere, per mezzo del Vangelo, alla sua Chiesa uomini altre volte ribelli e nemici.La Chiesa romana non si è sostenuta, nè tuttavia si sostiene se non con le armi spirituali, la minaccia dei castighi divini, la preghiera e la pazienza. Tutte le sette si stabilirono e mantennero col soccorso dei faziosi e delle potenze terrene. Ma in questo non solo non vi è nulla di soprannaturale e di divino, ma tutto è grossolanamente naturale e umano, e i più stupidi barbari saprebbero ciò fare tanto bene quanto i più abili eretici...La potenza della Chiesa si esercita per mezzo della carità; infatti in ogni tempo ella si è vendicata de’ suoi nemici con la bontà, con la pazienza, col perdono, con la preghiera... Ella ha sempre praticato quel comando del Salvatore: Beneficate chi vi fa del male... Pregate per chi vi perseguita e vi calunnia... Se talvolta brandisce la spada della scomunica, lo fa unicamente costretta per la salute de’ suoi figli.17. Bellezza della Chiesa. — « Sono bruna, ma bella » (Cant. I, 5), può ripetere la Chiesa con la Sposa de’ Cantici. È annerita per le passioni che attorno a lei si dimenano e la urtano, e la pigiano, tentando di soffocarla; ma è bella per la costanza invincibile che spiega il suo spirito e per la sublime sua pazienza. È annerita, livida delle battiture che le menano i suoi aggressori, ma è bella 1° dello splendore e della grazia che sono inerenti alla sua forza, alla sua umiltà, ed alle altre virtù che acquista e mette in opera con la rassegnazione di cui fa mostra in mezzo ai diversi assalti a cui è fatta segno... 2° è bella delle corone che si prepara in Cielo... 3° è bella del corteo immenso dei Santi che la riconoscono per madre. « Il sudore e la polvere della lolla la rendono nera, dice S. Ambrogio, ma bella appare quando riveste le insegne della vittoria. L’oro schietto non teme la ruggine, ma guadagna in bellezza; così avviene della Chiesa ». Perciò il Signore le dice : « Tu sei bella, o mia diletta; sì, tu sei bella; gli occhi tuoi sono di colomba » (Cant. I, 16). La Chiesa ha una doppia bellezza, l’esteriore e l’interiore. È bella in se stessa e ne’ suoi figli che le stanno soggetti; bella su la terra ed in cielo; bella nel combattimento e nel trionfo; bella nella vita presente per la grazia, e nella futura per la gloria.« Tu sei tutta e per ogni parte bella, le ripete lo Sposo divino, e non vi è in te ombra di macchia » (Ib. IV, 7). A queste parole alludeva certamente il grande Apostolo quando annunziava agli Efesini che Gesù Cristo ha talmente amato la sua Chiesa, che diede se stesso per lei, per santificarla mondandola, perchè gli comparisse innanzi brillante di gloria, senza nessuna macchia, nè ruga, nè altra cosa simile; ma santa ed immacolata (Eph. V, 25-27).La Chiesa è bella: 1° della bellezza della legge evangelica che professa...; 2° della conoscenza di Dio, della vera fede e del vero culto...; 3° nelle sue cerimonie, ne’ suoi riti, negli ornamenti e nella magnificenza dei templi...; 4° bella della bellezza dei sacramenti...; 5° bella della grazia e della giustizia inerente ai fedeli, ai giusti, ai Santi...; 6° bella de’ suoi religiosi, Dottori, Confessori, Vergini, Martiri ecc...; 7° bella finalmente di tutte le sue prerogative, delle sue qualità, delle sue virtù, della sua divinità... Perciò è comune sentimento di tutti i commentatori che non solamente della Vergine sua Madre, ma ancora della Chiesa sua Sposa parla il Signore quando dice: «Chi è costei che s’avanza come aurora nascente, bella come la luna, splendida come il sole, terribile come un’armata pronta alla mischia? Chi è costei che se ne viene su dal deserto ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto? » (Cant. VI, 9) (Ib. VIII, 5).A lei ancora conviene quell’elogio della Sapienza: «Messa in confronto al sole e ad ogni altra stella, la vince in bellezza; paragonata alla luce la sopravanza » (Sap. VII, 29). Questo vuol dire che la Chiesa è più splendente, più lucida, più ornata, più elevata del sole e di tutti gli astri; la sua luce è la luce medesima di Dio.Due mogli ebbe Giacobbe, Lia e Rachele: quella cisposa, questa avvenente (Genes. XXIX, 17). Ecco la figura della Chiesa: colma delle grazie e dei doni dello Spirito Santo, la Chiesa, sposa di Gesù Cristo, è nell’interno bella come Rachele, mentre che sfigurata dalle croci e dalle avversità, rappresenta all’esterno Lia. Ma a quel modo che questa fu più feconda dell’altra, così la Chiesa diventa tanto più feconda quanto più aumentano le sue prove, e si avvicina al Calvario, per unirsi con l’imitazione al divin suo Sposo crocefisso.S. Bernardo chiama la Chiesa ampia e bella vigna piantata per mano del Signore, ricomprata col suo sangue, bagnata con la sua parola divina, dilatata per mezzo della grazia, fecondata dallo Spirito Santo. In questa vigna nasce ogni specie di fiori, la viola dell’umiltà, il giglio della castità, la rosa della carità, ecc. (Serra, in Cantic.).18. Verginità e fecondità della Chiesa. — « Rallègrati, esclama San Paolo con Isaia, o sterile che non partorisci; prorompi in lodi e festose grida, tu che non sei feconda: poiché sono molti di più i figliuoli dell’abbandonata che di quella che ha marito » (Gal. IV, 27). La gen-tilità prima di Gesù Cristo era sterile ed abbandonata da Dio, non avea nè la fede, nè la grazia: era priva di figli, di fedeli, di santi; ma divenne, per la grazia di Gesù Cristo, fecondissima...« Sterile da lungo tempo, dice S. Gerolamo, la Chiesa non divenne feconda prima che Cristo nascesse da una Vergine, ma dopo che questa diede al mondo Gesù Cristo, anch’essa diede a Dio molte generazioni ». Di modo che può ripetere con Isaia: «Chi ha dato questi figli a me che ero sterile? Io era sola e abbandonata, e donde mi sono essi venuti? Io era bandita dal mio paese e gemevo schiava, chi li ha nutriti? ». E i figli della sterilità diranno: « Troppo angusto è il luogo, allargate le mura, affinchè possiamo abitarvi » (Isai. XLIX, 21).« La santa Chiesa, scrive S. Ambrogio, immacolata di connubio, feconda di parti, è vergine per castità, madre per prole. Questa vergine dunque, fecondata non dall’uomo, ma dallo Spirito Santo, partorisce noi: e non già tra le angosce, ma tra i gaudi angelici: ci nutre non col latte del suo seno materiale, ma con quello spirituale degli Apostoli. È vergine per i sacramenti e le virtù; è madre a un tempo dei popoli... Essa non ha un marito, ma uno sposo. E lo sposo della Chiesa è l’autore della sana dottrina, perchè senza nessun detrimento di pudore, si sposa al Verbo di Dio, quasi ad eterno suo sposo, sterile di colpa, feconda d’intelletto ».Gesù Cristo, dice S. Agostino nel libro Della Verginità al cap. I, figlio della Vergine, sposo dei vergini, nato corporalmente da un seno virgineo si unisce spiritualmente con verginale sposalizio all’anima; e, vergine anch’essa, la Chiesa cattolica è la sposa di Gesù Cristo. Di quale onore non sono degni i membri di questa Chiesa, i quali conservano la verginità anche nel corpo, come la Chiesa la conserva nella fede, la Chiesa la quale ritrae in sè la madre di Gesù Cristo! essendo anch’essa, come Maria, vergine e madre. Noi lodiamo la sua verginità mentre parliamo della sua fecondità. Maria ha dato corporalmente alla luce il capo del sacro corpo della Chiesa: la Chiesa genera spiritualmente le membra di questo capo divino. Nella Chiesa, come in Maria, la verginità non impedisce la fecondità; a quella e a questa la fecondità non fa perdere la verginità.Maria concepì di Spirito Santo : anche la Chiesa concepisce di Spirito Santo i numerosi suoi figli; Maria genera il Figlio di Dio, la Chiesa genera dei figli a Dio; Maria partorì Colui che discese dal Cielo, la Chiesa partorisce figli che ascendono al Cielo; Maria diede alla luce Colui che apre il Paradiso, la 'Chiesa dà alla luce coloro che v’entrano. Maria è vergine e madre feconda, tale è anche la Chiesa: e tanto in questa che in quella la fecondità congiunta alla verginità racchiude un grande miracolo. È lo Spirito Santo che rende feconde le due vergini, Maria e la Chiesa!...Questa vecchia madre, la Chiesa, che conta più di mille novecent’anni, sempre perseguitata, sempre sul Calvario col divin suo sposo, è sempre vergine e sempre feconda. Sposa di Gesù Cristo, essa gli dona numerosa prole, non di nove mesi come le altre, ma tutti i giorni, in ogni istante, in tutti i luoghi del mondo. Essa concepisce innumerevoli figli per Iddio e per Dio li genera, li allatta, li alleva, li veste, li nutre, li corregge, li istruisce, li accompagna nel tempo e li conduce all’eternità della gloria, dietro le orme e accanto al suo divino Sposo che la madre ed i figli insieme incorona...19. La Chiesa possiede e dà la vera scienza. — La teoria e l’esperienza proclamano che la Chiesa cattolica, apostolica, romana è la madre della vera scienza. Se l’Europa tiene nelle scienze il primato, al Cristianesimo ne va unicamente debitrice, dice il De Maistre (Sol-rées de Saint Pétersbourg), nè per altra via raggiunse quell’alto punto di civiltà e di scienza, a cui la vediamo giunta, se non perchè cominciò dalla teologia; poiché le università non furono da principio altro fuorché scuole di teologia e le scienze, innestate sopra questa pianta divina, ne succhiarono e ne riversarono a tempo il sugo celeste mediante un’immensa vegetazione.La Chiesa e la scienza sono sorelle; quelli che pretendono, dice l’autore degli Annali di filosofia, che l’una debba escludere l’altra, quelli che si gloriano d’amare questa e odiare quella, non hanno la vera scienza, non avendo la vera religione... Tale non era certamente il sentimento degli antichi, poiché non si dà popolo presso cui non si trovi la scienza e la religione, congiunte in fraterno amplesso, procedere di pari passo. E primieramente noi rileviamo chiaro dai nostri Libri santi, che l’invenzione ed il perfezionamento di tutte le opere dell’arte sono attribuiti all’immediato intervento di Dio, a cominciare dai primi abiti di cui fu rivestito l’uomo e andando fino alla costruzione delle navi. Presso gli Egiziani e presso i Celti, ad Atene come a Roma, i depositari della scienza erano i sacerdoti; essi inventarono le arti, fecero tesoro dell’esperienza, tramandarono le tradizioni, scrissero le storie che ci rimangono. Sopra l’altare, per così dire, le scienza ebbero culla, nei templi educazione e sviluppo, sotto l’occhio de’ sacerdoti vigore e bellezza. Quindi noi vediamo nei popoli fortemente scolpito il pensiero che alla religione doveva la scienza i suoi progressi, ed i saggi non son restii ad attribuire a lei i loro trionfi.Ma non appena l’orgoglio invase la scienza, essa andò in delirio. In suo nome ogni cosa fu svisata, messa in forse, traviata. Le arti si prostituirono al servizio delle passioni; le scienze vaneggiarono dietro soluzioni assurde, la filosofia, inimicatasi con la ragione, uscì in contraddizioni così sguaiate, madornali, palpabili ed evidentemente irrazionali, che le persone più semplici, quelle che serbano tuttavia un resto del senso comune, si beffarono delle sue sentenze, delle sue dimostrazioni, e dei trovati suoi. Perciò le grandi questioni del mondo, gli atomi, l’etere, il moto, la materia, Dio, l’anima, la vita futura, sono per noi argomento di pietà e di tristezza, vedendo inquali miserabili arguzie si logoravano quei dotti che lavoravano lontani da Dio e senza Dio.Compare sull’orizzonte la viva luce del Vangelo e tutto l’universo ne è rischiarato. Allora la scienza comincia a entrare nella sua vera strada, la civiltà si separa dal paganesimo, vergogna dell’umanità, e le arti tutte in un gruppo vengono a rendere omaggio alla religione.Ne’ secoli poi di barbarie, mentre ogni cosa all’intorno scompariva; la religione civile, i riti, i costumi, le usanze erano violentemente interrotti, e, direi quasi, sepolti vivi; tutta l’antica civiltà se ne andava in ruina con le arti; la Chiesa chiamò a sè le scienze, e nel suo santuario, solo asilo inviolabile, le accolse. Qui, mentre tutt’altrove dominavano ignoranza, barbarie, ferocia, si gettavano in segreto e nel silenzio le basi su le quali doveva innalzarsi il nuovo stato sociale. Spettacolo meraviglioso e stupendo. Quasi che le scienze avessero avuto bisogno di essere rigenerate e ripurgate, per mezzo della penitenza, dagli eccessi ai quali si erano prostituite; sono sacerdoti austeri, cenobiti ferventi, cristiani che pensano come una sola cosa è necessaria (salvar l'anima), quelli che predicano come la scienza gonfi, che si professano, ad imitazione del grande Apostolo, non saper d’altra cosa fuor di Gesù crocifisso, quelli chè ci conservano la lingua del circo e del foro, le tradizioni delle scienze, i segreti delle arti. E la religione così facendo volle conservarci le storie del mondo, e mostrarci gli uomini quali figurano sul teatro della umanità.Dov’erano allora i dotti e i sapienti, che avevano innalzato per sì lungo tempo i pensieri loro contro Dio? Erano scomparsi come pula nel turbine. A qual fine quei rimproveri eterni, quei piagnistei continui sull’ignoranza dei cristiani e specialmente del clero? Se rimaneva tintura del passato, se eravi uno storico, un poeta, un vero filosofo, un erudito in una scienza qualunque, bisognava cercarlo nella Chiesa o nel chiostro, tra le persone di digiuno e di penitenza, tra coloro che più si avvicinavano agli altari, tanto che letterato e chierico, sapiente e prete, suonavano sulle bocche sinonimi... L’eloquenza latina e greca, la storia, la letteratura, l’architettura, la giurisprudenza, la scienza della guerra, tutte le cognizioni, in una parola, uscirono dai chiostri che se ne erano fatti i guardiani, e si mostrarono di bel nuovo al mondo pure e rigenerate...E allora, in mezzo a questa società cristiana, bella di verità, ricca di virtù, sorge a un punto e si manifesta il divisamente di emulare ed anche, volendo il Cielo, vincere tutto quello che di più perfetto avea saputo produrre la scienza e l’arte antica. Avendo a modelli e guide i lavori salvati dai preti, a sprone gl’incoraggiamenti de’ Papi, sotto la luce di quelle inspirazioni sublimi che la religione sa comunicare a coloro che per lei si impiegano, comparvero ben presto Michelangelo e Raffaello, sorse il San Pietro di Roma; tutte le arti ritornarono in onore; e prima che cadesse il secolo XVII non vi fu più argomento in cui i moderni avessero da invidiare qualche cosa agli antichi.La Chiesa possiede la vera scienza, e nulla più teme che l’ignoranza, come non ha per avversari altri che gl’ignoranti e gli orgogliosi... Il cristiano può dire con la Sposa de’ Cantici: «Io ti prenderò, o Signore, nella casa di mia madre (La Chiesa), e quivi tu m’istruirai » (Cant. VIII, 2). Ed alla Chiesa si confanno quelle parole della Sapienza: « In lei risiede lo spirito d’intelligenza, santo, unico, molteplice, sottile, eloquente, attivo, incontaminato, infallibile, soave, amante del bene, penetrante, irresistibile, benefico, amatore degli uomini, benigno, costante, sicuro, tranquillo, che tutto può, tutto prevede, e tutti contiene gli spiriti, intelligente, puro » (Sap. VII, 22-23).20. Solo nella Chiesa si trovano la vera libertà e uguaglianza e fraternità. — Quando Montesquieu, rapito di meraviglia innanzi, ai benefizi sparsi su la società dal Cristianesimo, esclamava pieno d’entusiasmo: — Mirabile cosa! la religione cristiana, la quale sembra esclusivamente volta a procacciare la felicità dell’altra vita, forma ancora la nostra prosperità nella presente; — pagava al Cristianesimo, dice l’autore degli Annali, della filosofia, il debito dell’umanità; proclamava una verità che, per loro disgrazia, e popoli e governi parevano aver dimenticato troppo spesso.Universale era la schiavitù prima che comparisse il Cristianesimo, e l’animo nostro non regge a scorrere le scene di quella mostruosa potenza che esercitavano, sopra infelici schiavi, spietati padroni. Si riteneva cosa leggera il condannarli ai più penosi lavori, senza che quasi mai li allietasse speranza di ritornare liberi; si teneva per un nonnulla se, schiavi dello stato e de’ cittadini, li vergheggiavano a dati tempi, affinchè non dimenticassero mai la loro condizione; si era pure introdotto l’uso di avvilirli coll’ubbriachezza, affinchè si potessero guardare come bestie feroci, e come tali si potesse dare loro la caccia.Con tale esecrando misfatto gli Spartani preludiavano e s’addestravano al mestiere delle armi. Atene, di costumi meno atroci, compensava la crudeltà spartana con la moltitudine degli schiavi. Contro ventimila cittadini che chiudeva la città di Pericle, si contavano quattrocento mila sciavi.Roma, che doveva la sua nascita a schiavi fuggitivi, parve ricordarsi per qualche tempo la sua origine, e trattò umanamente i suoi prigionieri. Ma ben presto la schiavitù vi si introdusse e questa città metteva a morte i suoi schiavi divenuti vecchi. Esclusi dalla società umana, spogliati, per quanto era possibile, del carattere che portavano dalla natura, non erano per la loro condizione gran fatto differenti dalle bestie da soma, felici quando non avessero da invidiare la sorte degli animali, coi quali dividevano il lavoro. Quelli che erano destinati alla coltura delle terre, trascinavano del continuo i ferri ai piedi, poco e vile era il cibo loro somministrato, e passavano sopra uno stramazzo chiusi in sotterranei ammuffiti e infetti. Non tribunali a cui portare le loro lagnanze, non asili dove sottrarsi alla crudeltà dei loro tiranni. La fuga, unico mezzo che loro restava per togliersi all’oppressione, si presentava orrida di tante e sì spaventose minacce, d’un avvenire così buio, che al solo mirarlo da lontano se ne sentivano venir meno il coraggio e ne abbandonavano il disegno. Che dire dei cattivi trattamenti a cui dovevano sottostare nel caso che fossero sorpresi nella fuga? Gettati nel circo a pastura delle belve, o bollati con un ferro rovente, ricordavano ogni istante ai loro compagni d’infortunio, che il più enorme delitto per lo schiavo era l’orrore della schiavitù ed un sospiro alla libertà. Parleremo poi di quei giuochi orrendi, nei quali il sangue di migliaia di schiavi correva a rivi per divertire ed occupare gli ozi del popolo re? di quei giuochi in mezzo ai quali le vittime, spinte alla morte, si inchinavano ancora davanti al tiranno e gli rivolgevano passando il saluto : Morituri te salutantiLa legislazione era tutta complice di questi orribili eccessi: essa aveva lasciato al padrone un diritto assoluto su la persona e su la vita de’ suoi schiavi. Si sarebbe detto che la maggior parte del genere umano, non dovesse nascere, vivere e morire se non a profitto di alcuni esseri privilegiati che rilevavano le loro ragioni dalla forza brutale, e che avevano attinto nel sangue il loro odioso potere. Tal era l’infelice stato della società quando apparvero su la terra Gesù Cristo e la Chiesa col Vangelo, che dovevano rinnovarne la civiltà, distruggere la schiavitù, apportarle la vera libertà, la possibile uguaglianza, la sincera fratellanza.Ma questo cangiamento cosi desiderabile non fu già operato dal Verbo di Dio, dalla Sapienza eterna, in modo sùbito e violento, ma a poco a poco e lentamente. Gesù Cristo non disse bruscamente agli schiavi: — Io sono venuto a infrangere i vostri ceppi, rientrate adunque nei vostri diritti; — non inveì contro i padroni con parole di collera e di minaccia: avrebbe sconvolto e distrutto, e non salvato la società; comparve invece tra gli uomini, umile, povero e vestito della forma di servo e quasi nella condizione di schiavo (Philipp. II, 7); a questo modo cominciò a rialzare la loro anima, provando loro come non la condizione terrena, ma il cuore e la virtù formano l’uomo. Volgendosi poi ai padroni, loro disse: « Voglio che impariate da me che sono mite ed umile di cuore » (Matt. XI, 29).Alzando finalmente la voce e preparando l’affrancamento del mondo, col rammentare all’uomo la dignità della sua origine, pronunziò apertamente queste parole, che dovevano suonare così dure all’orgoglio de’ signori della terra, e così confortevoli al cuore del povero: «Un solo è il vostro maestro, un solo il padre vostro che è ne’ cieli, e voi siete tutti fratelli » (Matth. XXIII, 8-9). Ben presto queste semplici parole cagionarono una rivoluzione nel mondo. Proferite in un angolo oscuro dell’Asia, si dilatano rapidamente pel mondo e vi operano dei prodigi. Svolgiamo in brevi parole il progresso di questa sublime e maravigliosa opera dell’affrancamento, della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità, benefizi esclusivi del Cristianesimo.Gesù Cristo avea chiuso la sua missione, abbandonata la terra, lasciando ai discepoli la cura di compiere l’opera sua divina. L’umile semplicità del pescatore stava per trionfare dell’orgogliosa scienza del filosofo. Già San Paolo commentava le parole del suo divinMaestro e percorreva l’universo che accoglieva sbalordito le sue noli mai più udite dottrine d’amore puro e di carità ardente; egli riempiva di questa inorale, discesa dal Cielo, le ammirabili istruzioni che di lui abbiamo sotto il nome d’Epistole, indirizzate da lui medesimo ai vari popoli che aveva convertito alla fede. « Padroni, egli predicava, date ai servi vostri quello che la giustizia e l’equità richiedono, ben sapendo che voi avete, al pari di loro, un padrone nel Cielo » (Eph. VI, 9). Ed altre volte: «Non vi è più nè schiavo, nè libero, perchè voi siete tutti un solo corpo in Gesù Cristo » (Galat. Ili, 28). Ovvero: « Non v’è gentile, nè Giudeo, nè circonciso, nè barbaro, nè Scita, nè schiavo, nè libero; ma Gesù Cristo è tutto in tutti » (Coloss. IlI, 11). E questo non diceva già soltanto di passaggio, ma si compiaceva di ricordare ben sovente quest’uguaglianza e libertà, e fraternità che il Cristianesimo è venuto a portare e stabilire, per virtù di Gesù Cristo, in mezzo agli uomini.La Chiesa nascente formava il suo spìrito su lo spirito del suo divin fondatore e de’ suoi primi discepoli. Oh! come erano rapidi i felici mutamenti che producevano poche parole della Chiesa nelle relazioni dei padroni divenuti cristiani insieme ai loro schiavi! E potevano essi forse inspirarsi d’altri sentimenti che non quelli di padri e figli, quando si trovavano nella famiglia in presenza di que’ servi, che avevano veduto poco prima nell’assemblea dei fedeli, pregare accanto a loro; accogliere con essi la medesima parola del vescovo esortante alla carità di Gesù Cristo; nutrirsi, ad una stessa mensa, del Corpo e del Sangue dell’Agnello immacolato? Come usciva buono e dolce il comando dalla loro bocca, quando rivolgevansi a quegli schiavi purificati al pari di loro nel sacro fonte, vestiti confessi di Gesù Cristo, ammessi in loro compagnia alla frazione del pane! Vi è dunque da stupire se tali padroni e tali servi giunsero a formare ben presto un cuor solo ed un’anima sola?Quegli schiavi poi che non erano ancora illuminati dal Cristianesimo, tocchi, commossi e stupiti alla dolcezza, all’affabilità che vedevano nei loro padroni, si domandavano qual religione fosse mai questa che inspirava tanta benevolenza verso gli schiavi, ed eccoli diventare tosto adoratori del Dio di carità, del Dio dei cristiani...Nuove conquiste faceva, ogni giorno il Cristianesimo, non appena fu conosciuto nel mondo. Lo spirito di dolcezza e d’umanità, che ne è l’anima, si andava lentamente insinuando nelle viscere della società, così che perfino gli imperatori pagani ebbero a sentire, a loro insaputa, qualche effetto della benefica influenza. L’imperatore Adriano tolse ai padroni il diritto di vita e di morte, a loro concesso dalla feroce legislazione della repubblica: e, sotto questo riguardo, gli schiavi divisero quasi la condizione dei cittadini, poiché la pena capitale fu rimessa in potere del magistrato, il quale non l’ordinava se non dopo un tal quale giudizio. Più avanti si spinse ancora Adriano, decretando un castigo per cui l’orgoglio romano dovette sentirsi punto, stabilì cioè la pena di morte contro quei padroni che avessero ucciso gli schiavi senza ragione: e queste ordinanze in sollievo dello stato servile furono da Antonino Pio confermate. Dopo di aver messa al sicuro la loro vita dalla crudeltà dei padroni, si diedero passi più innanzi e ne furono strette dentro certi confini la violenza e brutalità; i templi si aprirono per servire d’asilo alle vittime; la statua del principe, loro benefattore, a cui i meschini andavano ad avviticchiarsi quando ogni altra speranza era perduta, stendeva una mano protettrice su di loro.Io non seguirò passo passo i progressi di questa felice e grande rivoluzione attuata dalla Chiesa, nè starò ad enumerare gli atti legislativi di ciascuno degli imperatori cristiani riguardo l'emancipazione degli schiavi e la libertà. Costantino, Giustiniano, Leone il Savio, Basilio, fecero a gara per dare la vera libertà, per stabilire nei limiti del possibile l’uguaglianza, e per affermare la fraternità. Tutto ciò che era dalla religione consecrato, portava seco così intimamente congiunte idee di libertà, che si giungeva perfino a credere che la benedizione nuziale compartita dal sacerdote ad una coppia di schiavi, ne dovesse assicurare la libertà; e padroni avari, sgomentati da tale pensiero, non permettevano che i loro schiavi facessero benedire ai piedi degli altari l’unione matrimoniale. Fu bisogno di un editto dell’imperatore Basilio per rimediare a questo disordine di padroni stupidi e snaturati.In tutti i tempi e in tutti i luoghi in cui ebbe impero, od anche solamente influsso, la Chiesa cattolica, apostolica, romana, fu veduta la sana libertà, la giusta eguaglianza, la vera fraternità andare con lei pari passo; e adulterarsi, corrompersi, sparire dovunque essa fu inceppata, o proscritta. Non si ha che da volgere uno sguardo alla miserabile e disonorante condizione procurata dal maomettismo a contrade altre volte cattoliche.Solo la religione sostiene l’oppresso contro l’oppressore, e mitiga le leggi. Fu lo spirito del Vangelo, che proscrisse l’esposizione dei figli; fu lo spirito del Vangelo che ha dettato quelle leggi piene d’umanità verso i debitori, le quali surrogarono la legislazione delle dodici tavole, che permetteva di farli a pezzi. E la Chiesa che,mtenera per il povero, severa col riero, interdisse l’usura.E a chi si deve, se non all’influsso della Chiesa, la mitigazione delle leggi penali? Quella massima: la Chiesa abborrisce dal sangue, è la regola del sacerdozio cattolico. Il concilio di Sardica ordinò ai vescovi d’interporsi mediatori nelle sentenze di bando e d’esilio.Di più, non è forse la religione che rende l’uomo padrone delle sue sregolate tendenze? Dov’è lo spirito di Dio (e per conseguenza, lo spirito della Chiesa, che è il medesimo spirito), ivi è libertà, diceS. Paolo (II Cor. IlI, 17). E «chi commette peccato, soggiunge Gesù Cristo, del peccato diventa schiavo» (Ioann. VIII, 34). Ora la religione, ossia la Chiesa di Gesù Cristo, combatte e distrugge il peccato, favorisce e dona lo spirito di Dio; essa, apporta adunque la vera libertà, la libertà dei figli di Dio. Osservate, al contrario, l’uomo senza religione, fuori della Chiesa: egli è, poveretto, ludibrio e schiavo di tanti tiranni, quante sono le passioni a cui serve; non è mai libero...21. Conclusione e ricapitolazione. — La Chiesa cattolica, apostolica, romana, è veramente la sposa di Gesù Cristo, la sola e vera Chiesa da Lui stabilita: e noi l’abbiamo provato per mezzo della sua antichità, unità, infallibilità, perpetuità, solidezza, visibilità, cattolicità, santità, potenza, veracità, carità, bellezza, verginità feconda, scienza, per mezzo del suo zelo e de’ suoi benefizi...La falsità delle altre chiese è provata dalla loro fondazione, dalla loro novità, dalle loro variazioni, dalla diversità dei loro sentimenti su la Scrittura, dal cattivo uso che ne fanno, dalle falsificazioni dei testi alle quali ricorsero, dalle loro invettive, dalla loro separazione dalla Chiesa universale, dalla loro invisibilità, dalle loro contraddizioni, dalla loro corruzione e dalle bestemmie dei loro fondatori, ecc.Si paragoni finalmente la religione di questa Chiesa a tutte le altre religioni del mondo; ci si produca innanzi altra religione più antica, più salda, più santa, più universale, più animata di zelo e più santa nella medesima unità di credenza. Ci si presenti un’altra religione, un’altra Chiosa, la quale sia stata assalita con maggior furore e violenza da tutte le potenze della terra e dell’Inferno, e da migliaia di sette eretiche, a partire da Gesù Cristo e dagli Apostoli e venendo fino a noi; e che intanto siasi mantenuta, come questa Chiesa, sempre più ferma e incrollabile in mezzo alle furiose tempeste, sempre vittoriosa e trionfante d’ogni sorta di nemici. Ci si mostri altra religione, che porti seco maggiori e più sicuri segnali di verità, motivi più numerosi, forti e potenti di credibilità, caratteri più indubitabili di divinità; ma aspetteremo invano per lunghi secoli. E intanto, finché io non scoprirò nelle altre religioni niente che non sia' tutt’affatto naturale, umano, carnale, niente che spiri vera pietà e santità, ma piuttosto sensualità terrena e grossolana; finché non vedrò nelle altre chiese sedicenti cristiane, altro che novità e litigi, variazioni e contraddizioni, calunnie ed imposture per denigrare la Chiesa romana, per screditare il sommo Pontefice ed i primi pastori, mettere in mala voce i difensori della vera religione, un caos inesauribile di sentimenti differenti, non solamente nella medesima setta, ma ancora sovente intorno ad un medesimo articolo; finché troverò nelle altre Chiese una folla d’apostati, che rinnegano una professione divina per unirsi in matrimonio e vivere alla dissoluta, rinnovando continuamente l’esempio di Lutero e Calvino; di que’ nuovi apostoli che i loro partigiani pretendevano essere stati miracolosamente suscitati per riformare la Chiesa, e che ciò non ostante si contraddicevano ad ogni passo, si gettavano in viso a vicenda le più sanguinose ingiurie, si scomunicavano gli uni gli altri; finché questi nuovi riformatori mi si presenteranno in sembianza d’uomini orgogliosi, superbi, ostinati, raggiratori, gente di spirito farisaico, che predica agli altri una morale severissima ch’essa non pratica punto, che fa un Dio crudele, un salvatore che non vuole salvare tutti gli uomini e che non è morto per tutti : profani novatori il cui sistema su la libertà e la grazia conduce al più infame rilassamento: che sempre condannati, sempre si ridono d’ogni condanna, sia pure quella dei concili generali, e duri nei loro errori non si piegano ad ascoltare nè ad obbedire; finché nel tramestìo delle proteiformi sette, luterana, calvinista, sociniana, giansenista, metodista, ecc. non incontrerò che spaventosi eccessi, e nel medesimo tempo nessuna ragione la quale provi la verità della loro Chiesa, non caratteri di verità, non motivi di credibilità, ma note d’errore e di falsità quali son le sopra allegate; finché, ripeto, vedrò tutto questo, io mi terrò sempre inviolabilmente avviticchiato alla Chiesa cattolica, apostolica, romana, la sola che Dio sostiene salda all’urto di tanti e così formidàbili assalti, la sola che Dio ha reso invincibile, incrollabile, indefettibile, e avrò in abbominio tutte le sette le quali d’altro non riboccano che d’errori e di scandali, ed ogni uomo di senno non può non approvare la mia condotta.
































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