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sabato 29 ottobre 2016

COMPASSIONE

1. Bisogna compatire. — 2. Quanto la compassione sia potente e vantaggiosa.1. Bisogna compatire. — « Sii un Dio allo sventurato », dice il Nazanzeno: e S. Paolo attestava di sè parlando ai seniori di Efeso: « Per tre anni non cessai giorno e notte di ammonire con lacrime ciascuno di voi. E ora vi raccomando a Dio e alla parola della grazia di lui, il quale è potente per edificare e dare a voi l’eredità con tutti i santificati ». Altra volta, dopo di aver detto ai Corinzi che « allorquando un membro soffre, tutti gli altri ancora soffrono » (1 Cor. XII, 26), così prosegue: «Chi è infermo, che io non sia pure con lui infermo? » (II Cor. XI, 29).
Regni in mezzo a voi tutti, scriveva S. Pietro, una perfetta unione, una bontà compassionevole, un’amicizia fraterna, una carità indulgente, dolce, umile (I Petr. III, 8).
« Non mancare di consolare quelli che piangono, e non ti negare a chi singhiozza nel lutto » (Eccli. VII, 38), insegna l'Ecclesiastico. Questa massima era praticata da Giobbe il quale diceva: « Io versavo lacrime su l’afflitto e mi sentivo mosso a compassione del povero » (Iob. XXX, 25).
La ragione che deve spingerci a compatire le cadute spirituali del prossimo, sta in questa sentenza di S. Agostino: «Non v’ha peccato commesso da un uomo, che un altro non possa commettere se gli manchi il sostegno di Colui che ha fatto l’uomo ».
« Il Pontefice che noi abbiamo, dice S. Paolo parlando di Gesù Cristo, non è tale che non possa compatire alle nostre miserie, essendo egli stato provato come noi con ogni sorta di mali » (Hebr. IV, 15).
2. Quanto la compassione sia potente e vantaggiosa. — La compassione solleva il dolore dell’afflitto; perchè 1° chi compatisce toglie via un peso dal cuore di chi soffre. Questo cuore era chiuso ed oppresso dal dolore, la compassione in certo modo lo trae fuori. Perciò disse S. Ambrogio: «La vera consolazione in questa misera vita sta nel trovare un cuore compassionevole nel quale tu possa in ogni occorrenza versare il tuo ». 2° Chi compatisce, suggerisce al tribolato saggi consigli che ne leniscono il dolore e ch’egli non saprebbe trovare in se stesso, perchè indolenzito dall’ambascia. 3° La compassione ed una tenera amicizia sono un bene che controbilancia il male cagionato dal patimento. Chi compatisce, procura al cuore sofferente un sollievo proporzionato alle sue angosce. Egli prende sopra di sè metà delle afflizioni che pesano su lo sventurato e questi, rinforzato, sopporta con più facilità e rassegnazione le prove alle quali è sottoposto. Un carico portato tra due pesa meno. 4° L’infelice si trova come affogato ed annegato nel torrente delle tribolazioni da cui non può uscire da sè solo; ora l’uomo compassionevole gli stende una mano benigna e robusta, con la quale lo cava dall’abisso in cui era sprofondato e gli conserva la vita. La compassione innalza l’afflitto fino alla pazienza, anzi al coraggio ed alla speranza d’un migliore avvenire...
Vedi anche: Misericordia.




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