7. La preghiera è un onore, una gloria, una felicità. — 8. Motivi di pregare. — 9. Qualità della preghiera . 1° Che cosa si deve fare prima della preghiera; 2° Bisogna pregare nel nome di Gesù Cristo; 3° Bisogna pregare con attenzione; 4° Con zelo, diligenza, fervore; 5° Con fede e confidenza; 6° con umiltà e compunzione; 7° Bisogna pregare per quanto è possibile in istato di grazia; con cuore puro e scevro di odio; 8° Bisogna pregare sovente e perseverare nella preghiera fino alla morte.
7. La preghiera è un onore, una gloria, una felicità. — Come è bella e vera quella sentenza del Crisostomo : « La corte e le orecchie dei principi sono aperte per poche persone privilegiate, ma la corte e le orecchie di Dio stanno spalancate per chiunque voglia avervi accesso. » (De Orand. Dom. 1. II). Nei reali appartamenti non si penetra che a stento; ai monarchi, raro è che si possa parlare, tanti sono gli ostacoli che chiudono il passo alla loro reggia ed alla loro persona! Ma la preghiera ha libera entrata in cielo; essa va a Dio quando le talenta; entra nella corte celeste, si spinge fino al trono della divinità, da sola e ad ogni istante, senza che nessuna guardia le gridi: olà, dove vai? il re del cielo non dà udienza; tu a quest’ora lo importuni. Anzi, le guardie della corte divina, che sono gli Angeli, dicono a chi prega: vieni, entra, chiedi quanto vuoi e ti sarà dato. — E se è onore insigne Tessere ammesso all'udienza di un re, che onore infinitamente più grande non è quello di avere sempre libero l’accesso alla persona del re del cielo!
Il mendicante è cacciato via dai palazzi abitati da uomini i quali in fin dei conti sono simili a lui per natura; e i poveri, i miserabili sono quelli che il gran Dio ammette più facilmente nel suo corteo ed ascolta con più premura. Andate, dice continuamente a’ suoi ministri il Re dei re, il Signore dei monarchi, andate per le piazze e per le contrade, nei vicoli e per i crocicchi, e conducete qua tutti gli accationi, infermi, ciechi, sciancati che troverete e fate loro ressa che entrino, in modo che la mia casa si riempia (Luc. IX, 21-23).
Ma non solamente questo gran Dio ci permette di rivolgerci a lui, assicurandoci che ci darà tutto quello che dimanderemo, la qual cosa è già altissimo onore e singolarissima distinzione, ma ce ne fa un obbligo... Supponiamo che un mendicante ardisse accostarsi alla mensa di un ricco, con quali parole e con quali maniere ne sarebbe scacciato! e il più misero dei mendicanti va, per mezzo della preghiera, a sedersi quando vuole alla tavola di Dio, presso la persona medesima di Dio. Che dignità! che onore! che gloria!... « Ti è permesso conversare con Dio, scrive il Crisostomo, ti è lecito trattenerti con lui a tuo piacere, per mezzo della preghiera ti è dato di meritare quello che brami. E benché tu non possa intendere con le orecchie del corpo la voce di Dio, ricevendo quello che domandi, ben vedi ch’egli si degna parlare con te, se non con parole certo con benefizi ».
Dimandate e riceverete, affinchè il vostro gaudio sia perfetto, dice Gesù Cristo (Ioann. XVI, 24)... « E qual felicità più grande può avere l’uomo, esclama S. Basilio, che quella di riprodurre su la terra i concerti degli Angeli, attendere alla preghiera su l’alba, esaltare il Creatore con inni e cantici? E poi, spuntato il sole, applicarsi al lavoro, non però mai dimenticando la preghiera? E finalmente, condire come di sale, tutte le azioni con cantici spirituali? ».
« Io ho creato la pace per frutto della preghiera», dice il Signore per bocca d’Isaia (Isai. LVII, 19). Ecco la mercede, la felicità, la dolcezza della preghiera: è la pace. Nulla infatti rende l'uomo tanto contento, allegro, tranquillo, quanto la preghiera, principalmente nelle prove, nelle tribolazioni, nella contrizione, e nel pianto dei peccati... Al mondo stolto che non prega, riesce di grave pena la preghiera; non trova tempo per pregare; non può intendere come le anime virtuose possano tanto amare e praticare la preghiera, da consecrarvi ore intere non solo senza noia, ma anzi con diletto. Infelici! essi non conoscono l’unzione della preghiera; non gustarono mai, perchè non ne sono meritevoli, o meglio, perchè non vogliono, le consolazioni ineffabili, le dolci gioie che accompagnano questo divino trattenimento con Dio! La preghiera è veramente un saggio anticipato delle delizie celesti. Anime tepide, aride, negligenti, pigre, provatevi, fate qualche sforzo, e comprenderete quello che dico, perchè lo sentirete, lo proverete in fondo al cuore.
8. Motivi di pregare. — « Domandate, dice Gesù Cristo, cercate, picchiate » (Matth. VII, 7). Domandate per ottenere forze; perchè voi non siete che debolezza... Cercate la luce e la verità con la preghiera, perchè voi non siete che tenebre ed errori... Bussate con l’orazione alla porta del cielo e della grazia; perchè vi sono necessari ambedue... Chiedete la grazia senza la quale non potete nulla... Sforzatevi di ritrovare con la preghiera la veste dell’innocenza e delle virtù che avete smarrito... Battete affinchè vi siano aperti i tesori del Cuore ricchissimo di Gesù Cristo.
I motivi che ci spingono a pregare sono la nostra povertà..., la nostra fiacchezza..., i nostri debiti spirituali..., le colpe, l’accecamento..., il tempo che ci è dato apposta perchè preghiamo..., la morte..., il giudizio..., l’inferno, il paradiso..., l’eternità.
9. Qualità della preghiera. 1° Che cosa si deve fare prima della preghiera. — « Prima di metterti all’orazione, prepara l’anima tua », dice l'Ecclesiastico (Eccli. XVIII, 23). Ci prepariamo alla preghiera: 1) con la lettura...; 2) col pentimento...; 3) con la considerazione della divina maestà alla quale si va a parlare...; 4) con la meditazione del proprio nulla...; 5) con la considerazione dei propri bisogni...; 6) con la considerazione dei vantaggi della preghiera...; 7) con la premeditazione delle cose che intendiamo domandare, perchè non ci accada di chiedere cose o inutili, o nocevoli, o ingiuste; ma la nostra domanda versi intorno ad oggetti giusti, santi, degni di Dio, a lui graditi, a noi salutari. S. Bernardo dice: «Quale tu ti apparecchierai per comparire innanzi a Dio con la preghiera, tale a te si mostrerà Iddio; com’egli troverà voi, così voi troverete lui; perchè egli è santo, sarà con chi è santo, egli l’innocente, sarà con l’innocente ».
Dio avrà cura di esaudire chi preparerà la sua preghiera nell’attenzione e nel raccoglimento; si mostrerà premuroso e liberale con chi apporterà diligenza e generosità.
Chi si mette a pregare senza preparazione, chi si avvicina a Dio senza darsene pensiero, non placa Dio con la sua orazione, ma lo tenta, l’irrita, lo provoca con la sua temerità, con l’audacia, con l’irriverenza, con l’impudenza sua; principalmente poi se trovandosi in peccato, e quindi nemico di Dio e sotto il peso della sua collera, osa chiamarlo amico, senza che provi nessun dolore di averlo offeso. Dio ascolta solamente coloro che gli indirizzano le preghiere accompagnate da fede retta e da buone opere...
Dunque, prima di cominciare la preghiera, pensate che voi siete una persona sommamente vile, perchè peccatore ingrato, che siete cenere, polvere e corruzione; e per questa considerazione umiliatevi. Pensate quindi alla grandezza del Dio innanzi a cui vi portate con la preghiera; che è un Dio sapientissimo, santissimo, ottimo, onnipotente; amatore delle nature angeliche, riparatore della natura umana, creatore di tutte le cose. Ammirate, rispettate, adorate la divina maestà intimamente presente; ella sta davanti a voi. Amate la sua immensa bontà che è inclinata ad ascoltarvi, ad esaudirvi, a farvi del bene. Riaccendete la vostra speranza, ben sapendo che non uscirete nè a mani vuote, nè col cuore desolato, dalla presenza di un così gran re, dopo di avergli indirizzata la vostra preghiera.
Ecco un modo pratico per apparecchiarvi alla preghiera: 1) Io intendo pregare per dare lode, benedizione, onore a Dio. Una preghiera cosiffatta è un atto di religione. 2) Mi propongo di pregare Dio per piacergli; questa preghiera vi è ordinata dall’amore. 3) Voglio pregare per ringraziare Dio di tutti i suoi doni temporali e spirituali, concessi a me e a tutti gli altri; ecco un atto di riconoscenza. 4) Voglio pregare per imitare Gesù Cristo, la Beata Vergine Maria, gli Angeli beati e tutti i Santi del cielo, che mai non cessano dal pregare; unisco le mie preghiere alle loro orazioni ed ai loro meriti; ed in questa unione io offrirò le mie preghiere a Dio. Ecco l’iperdulia ed il culto dei Santi... 5) Voglio pregare per ottenere il perdono de’ miei peccati e soddisfarvi; ecco un atto di penitenza... 6) Voglio pregare per la liberazione delle anime del purgatorio, per ottenere ai peccatori il perdono, ai giusti l’aumento della loro giustizia; ecco un atto dell’amor del prossimo... 7) Intendo ancora pregare per chiedere un aumento di grazia e di gloria, cioè di umiltà, di carità, di mansuetudine, di castità, di sobrietà, di forza, di costanza, di perseveranza, di zelo, e in conseguenza per domandare un accrescimento di gloria celeste che corrisponda all’aumento di queste virtù e di queste grazie: ecco un atto di speranza e di differenti virtù... Utilissima cosa è avere tali intenzioni non solamente nella preghiera, ma ancora in tutte le azioni del giorno... Ci siamo noi fino ad oggi apparecchiati così alla preghiera?
2° Bisogna pregare nel nome di Gesù Cristo. — È promessa formale del divin Redentore, che tutto quello che dimanderemo al Padre nel nome suo, egli lo farà (Ioann. XIV, 13). « Se non sempre subito, osserva S. Agostino, sempre per certo; poiché le grazie sono talora differite, non mai negate ». Altra volta ripete: « Vi do la mia parola, che qualunque cosa domandiate al Padre mio in mio nome, egli ve la darà»; e si lagnava con gli Apostoli, che non avessero fino a quel giorno domandato nulla in nome suo (Ioann. XVI, 23-24). Per questo noi vediamo la Chiesa conchiudere tutte le sue orazioni con l’invocazione del nome di Gesù Cristo.
Perchè bisogna pregare nel nome di Gesù Cristo? Primieramente, perché Gesù è il nostro mediatore presso il Padre (I Ioann. II, 1). Secondariamente, perchè Gesù Cristo ci ha riscattati... In terzo luogo perchè tutte le grazie vengono da lui che ne è l’autore ed il dispensiere... In quarto luogo, perchè tutto abbiamo da lui, tutto dobbiamo a lui, e principalmente l’efficacia delle nostre preghiere...
Quando è che noi domandiamo, ossia preghiamo nel nome di Gesù Cristo? "Risponde S. Gregorio: «Il nome del Figliuolo di Dio è Gesù; e Gesù vuol dire Salvatore : pertanto prega nel nome di Gesù, chi domanda cose le quali veramente giovino alla sua eterna salute ». Siccome poi Gesù Cristo ci ha aperto il cielo, si è fatto uomo ed è morto per procurarcelo, il vero mezzo di pregare nel nome di Gesù Cristo, sta nel mettere in pratica quelle parole del Salvatore: « Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, ed il resto l’avrete per di più » (Matth. VI, 33).
3° Bisogna pregare con attenzione. — Perchè mai Gesù Cristo c’inculca di pregare in segreto, di allontanarci dal tumulto quando vogliamo pregare se non per insegnarci a stare attenti e raccolti nel tempo della preghiera? « Quando pregherete, dice, entrate nella vostra camera, e chiuso l’uscio, pregate il Padre vostro in segreto; ed egli che vede nel segreto, vi retribuirà » (Matth. VI, 33). Entrate nella vostra stanza, cioè raccoglietevi dentro di voi medesimi, fate attenzione a quello che dite... Chiudete l’uscio, cioè vigilate sui vostri sensi, cacciate le distrazioni, applicatevi con tutto l’animo all’orazione. Entrate nella vostra cella che è il vostro cuore; perchè, secondo la frase di S. Francesco d’Assisi, « quando preghiamo, il corpo deve tenere luogo di cella, e l’anima fare l’uffizio di romito ». «State attenti nelle vostre preghiere», avvisa S. Pietro (I, IV, 7). « Non impiegate nel pregare molta copia di parole, scrive S. Agostino, ma con poche parole la preghiera riesce eccellente, quand’è fatta con pia e perseverante attenzione ». Tale era la preghiera di S. Paolo il quale diceva: « Pregherò con lo spirito, pregherò con attenzione » (I Cor. XIV, 15).
Quando noi preghiamo, è come se dicessimo col Salmista: «Signore, porgete l’orecchio alle mie parole, ascoltate le mie grida; o mio re, o mio Dio, ascoltate la mia preghiera » (Psalm. V, 1-2). « Signore ascoltate la mia preghiera; essa non viene da bocca mentitrice » (Psalm. XVI, 1). Ora qual sarebbe la sfrontatezza, l’audacia nostra se mentre diciamo a Dio : ascoltateci, porgeteci orecchio, esaudite le preghiere che in tutta sincerità vi indirizziamo, noi non facessimo punto attenzione a quello ,che diciamo, non pensassimo a quello che dimandiamo, non sapessimo nemmeno noi quello che vogliamo? Noi siamo del continuo in distrazioni volontarie, attendiamo all’orazione sbadati, svagati, pigri, sonnolenti, pensando a tutt’altro che a Dio: ed è questo un pregare? Non è piuttosto un burlarsi di Dio, un insulto a Gesù Cristo?
La preghiera è un’elevazione della mente a Dio. Ma se mentre la bocca prega, l’anima vaga su la terra, si occupa della famiglia, degli affari, delle creature, e simili cose, può essa dire che è elevata a Dio? Ah! una tale preghiera, non merita il nome di preghiera. Noi ci lamentiamo molte volte che non otteniamo quello che domandiamo'. Ah! non è Dio che ricusi di darcelo, ma siamo noi che rifiutiamo di riceverlo. Oseremmo noi tenere tal modo nel chiedere qualche cosa agli uomini? « Voi domandate, diceva già S. Giacomo, e non ricevete, perchè domandate male » (Iac. IV, 3). « Ipocriti, direbbe Gesù Cristo a costoro, bene ha di voi profetato Isaia dove dice : Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me » (Matth. XV, 7-8).
4° Con zelo, diligenza, fervore. — Quando Gesù c’inculca di domandare, di cercare, certo egli c’insinua con questo modo di parlare, che la preghiera nostra dev’essere fatta con diligenza, zelo, fervore. Tale era la costumanza del profeta Davide il quale poteva dire a Dio: « O Dio, Dio mio, io vi cerco fin dall’aurora; chè assetata di voi è l’anima mia » (Psalm. LXII, 2). E poi ancora: « Io mi sono ricordato di voi stando nel mio letto nel più alto della notte; io ho meditato le vostre meraviglie al primo rompere dell’alba » (Id. 7). « A voi ho gridato, o mio Signore; e al mattino la mia preghiera vi previene » (Psalm. LXXXV, 14). I Santi vegliano la notte in preghiere, si alzano di buon mattino per pregare; e noi? noi poltriamo, noi dormiamo.
« O anima, dice S. Agostino, sii sollecita con Colui che è tutta sollecitudine a tuo riguardo; sii pura con Colui che è puro, sii santa con Colui che è santo, sii a disposizione di Colui che sta interamente ai tuoi cenni; quale sarai per Iddio, tale sarà Iddio per te »; cioè, come si esprime S. Eucherio di Lione: « quanta premura e diligenza noi portiamo all’orazione, tanta ne porrà Dio a esaudirci e a concederci le sue grazie» (Epist.). Se voi siete solleciti della preghiera, se procurate di prepararvi, di attendervi, di ben fare, Dio vi ammetterà Volentieri alla sua udienza, coronerà i vostri voti, adempirà i vostri desideri, vi colmerà di benefizi. Quanto meglio le vostre disposizioni concorderanno con quelle di Dio, tanto più vi ascolterà con piacere, vi risponderà con sollecitudine; poiché l’amico conversa volentieri con l’amico, si trattiene con lui lieto e festoso... « La preghiera, scrive l’Alvarez, non è sonno, ma veglia; non pigrizia, ma attività; perchè il cuore deve applicarsi con diligenza, e l’intelletto adoprarsi con sollecitudine a comprendere le cose divine, affinchè la volontà le gusti e vi si affezioni ».
Noi siamo sicuri di ottenere tutto ciò che domandiamo con la carità. Una preghiera breve ma fervente, vale infinitamente meglio che lunghissime orazioni fatte con tedio e rilassatezza. «La preghiera fervorosa, dice S. Bernardo, penetra certamente i cieli, donde non ritorna mai, senza alcun dubbio, vuota di effetto. Il grido che va diritto a ferire le orecchie di Dio, è il desiderio ardente che si sprigiona dal cuore per mezzo della preghiera ». « Non sono le alte grida, dice il Crisostomo, che scuotono Iddio, ma è il fervido amore, quello che lo muove. Dio non ascolta la voce, ma il cuore ».
« Voi m’invocherete, dice Iddio, e vi partirete esauditi; mi cercherete e mi troverete, perchè mi avete cercato con tutto il cuore » (Ier. XXIX, 12-13). Ecco perchè il re Profeta diceva che aveva trovato il suo cuore, per pregare (II Reg. VII, 27) : e si augurava che la sua preghiera salisse al cielo come incenso di soave odore (Psalm. CXL, 2). La preghiera fervorosa è incenso di grato odore. Tre cose si richiedono affinchè l’incenso s’innalzi e sono l’incensiere, il fuoco, l’incenso. L’incensiere è il cuore, il fuoco dell’incensiere è l’amor di Dio, l'incenso è la preghiera. Senza fuoco, inutile è l’incenso. Quando il cuore avvampa di fervore, la preghiera sale in un attimo fino a Dio, e Dio colma l’anima di mille favori... La preghiera fiacca e accidiosa, è una preghiera non esaudita.
5° Con fede e confidenza. — Sono chiare le parole di Gesù Cristo : « Tutto quello che domanderete con fede, lo riceverete » (Matth. XXI, 22). È vero che la preghiera suppone la fede, altrimenti non si pregherebbe; ma questa non basta, si richiede una fede ferma e viva. Udite l’apostolo S. Giacomo : Se alcuno abbisogna di sapienza, si volga a chiederla a Dio, il quale la dà a tutti con abbondanza, e gli sarà data. « Ma domandi con fede, senza dubitare; perchè chi dubita somiglia al flutto del mare, agitato e sobbalzato dal vento. Questo tale non si dia a credere di ricevere cosa veruna » (Iac. I, 5-7).
« Il fondamento della preghiera è la fede; dunque, ne conchiude S. Agostino, crediamo per poter pregare, e preghiamo che questa fede la quale ci fa pregare, non ci manchi mai, nè si intepidisca : la fede inspira la preghiera: la preghiera fatta ottiene la conferma della fede. Vegliate e pregate affinchè non entriate in tentazione: che cosa è entrare in tentazione, se non uscire dalla fede? ».
«Bussate e vi sarà aperto», dice Gesù Cristo (Matth. VII, 7). Domandare e battere indicano la confidenza: non si domanderebbe, tanto meno poi si picchierebbe, quando non si avesse speranza di ottenere. Ma ci vuole una fiducia intera, assoluta, irremovibile... Si cerca, perchè si ha fiducia di trovare. In ogni altro luogo la confidenza può essere ingannata; nella preghiera, non mai... Se Dio indugia a concederci quello che chiediamo, si raddoppi la confidenza e si otterrà. Quello che domandate, l’avrete a suo tempo. « Dio, dice il Profeta Abacuc, non ingannerà la vostra fiducia; se tarda a venire, aspettate, poiché verrà e non tarderà » (II, 3). Indegna cosa è tentennare nella confidenza... Chi manca di fiducia non merita di essere esaudito... La confidenza e la fede sono come le due ali della preghiera, con le quali essa Aula fino al trono di Dio e ottiene tutto ciò che le aggrada...
6° Con umiltà e compunzione. — Se, come insegna S. Paolo, noi non siamo capaci di concepire da noi medesimi il menomo buon pensiero, ma Dio è quegli che ce ne dà il potere (II Cor. II, 5), pensate voi se potremo pregare; importa adunque che chi vuole pregare si umilii innanzi a Dio, riconosca le sue miserie e i suoi bisogni, « L’orazione dell’uomo che si umilia, dice il Savio, passa le nubi, penetra nel cielo e non se ne parte finché l’Altissimo l’abbia guardata » (Eccli. XXXV, 21). No, Dio non isdegna mai nè rigetta la preghiera dei poveri, cioè di quelli dal cuore umile, la guarda anzi con occhio benigno e cortese; come ci assicura il Salmista: (Psalm. XXI, 25) (Psalm. CI, 18); il quale perciò diceva a Dio: « Ascoltate la mia preghiera, perchè io mi sono umiliato profondamente » (Psalm. CXLI, 7).
L’umiltà è chiamata dal Crisostomo, il carro della preghiera (De Orat.). Anzi possiamo dire che essa le dà le ali con cui essa vola rapidissima al cielo, e senza le quali non fa che strisciare su la terra. Ne avete palpabile esempio nella preghiera del pubblicano, che è accettata immantinente ed esaudita da Dio, mentre quella del fariseo viene ributtata e punita. Osservate anche la preghiera del centurione: per umiltà e basso sentire che aveva di se medesimo, si professa indegno di accogliere tra le sue mura Gesù Cristo; ma appunto perchè se ne conosce indegno, Gesù Cristo vuole andarvi. Ah! « Dio resiste agli orgogliosi, dice S. Giacomo, e dà la grazia sua agli umili » (Iac. IV, 6).
Nelle nostre preghiere dobbiamo imitare il mendicante. Appoggiato al suo bastone, il capo scoperto, se ne sta alla porta domandando un tozzo di pane per carità, e se ha alcune piaghe, le tiene scoperte. Tutte queste cose, i suoi cenci, le sue miserie, la sua voce fioca, la sua posizione umile, toccano il cuore del ricco il quale stende la sua mano benefica a sollevarlo... Noi siamo tutti quanti, dice S. Agostino, i mendicanti del grande Padre di famiglia; noi stiamo prostesi alla sua porta per domandargli il nostro pane quotidiano. Noi siamo stati scacciati dal paradiso terrestre, spogliati della veste dell’innocenza e privati di ogni bene, dal demonio e dal peccato. Bisogna dunque domandare con umiltà profondissima (Serra. XV, de Verb. Dovi. sec. Matth.); così pregando siamo certi di ottenere quanto ci occorre, perchè sempre Iddio gradì l’orazione degli umili (Iudith. IX, 16).
Quello poi che serve a un tempo ad eccitare in noi l’umiltà e a renderla certamente gradita a Dio e salutare a noi, è la compunzione del cuore; perchè Iddio non ripudia mai da sè un cuore contrito ed umiliato (Psalm. L, 19); e l’anima che prega compunta e contrita, al dire , di S. Bernardo, avanza rapidamente nella strada della salute.
« La preghiera, scriveva S. Agostino, si fa meglio con gemiti che con parole, più con le lacrime che con la lingua ». Oh come bella ed efficace preghiera sono le lacrime del cuore! « Quando tu pregavi piangendo, disse l’Angelo a Tobia, io presentava la tua preghiera al Signore » (Tob. XII, 12). « Mescoliamo le lacrime alle preghiere, ci suggerisce S. Cipriano: queste sono armi celesti le quali ci rendono invincibili: queste sono fortezze spirituali, e scudi divini che ci difendono ». Lisia si avanza alla testa di ottantamila uomini e di un forte nerbo di cavalleria e va ad assediare Betsura. Corsa voce a Giuda Maccabeo, che il nemico investiva la fortezza, si gettò per terra co’ suoi a dimandare al Signore con pianto e gemiti che inviasse un Angelo per la salvezza d’Israele. Allora un cavaliere comparve innanzi ad essi, bianco vestito, con armi d’oro e con la lancia in pugno. Forti di questo soccorso, Giuda col suo esercito attacca battaglia col nemico, ne uccide gran parte, l’altra mette in fuga, riportando una splendida vittoria (II Mach. XI).
7° Bisogna pregare per guanto è possibile in istato di grazia; con cuore puro e scevro di odio. — Ci assicura S. Giacomo, che molto può la preghiera fervente e assidua del giusto (Iac. V, 16); e le preghiere che S. Giovanni vide esalare come profumi dalle coppe d’oro ch’erano tenute in mano dagli Angeli in Cielo, erano le preghiere de’ Santi (Apoc. V, 8). Le orazioni di coloro che si trovano in istato di grazia, sono paragonate ai profumi, a cagione del loro valore e del buon odore. Se Aronne, ponendosi in mezzo al popolo e alzando la voce a Dio con la preghiera, fece cessare la peste che mieteva la moltitudine, è perchè era giusto e santo (Num. XVI, 46). Se Mosè, Elia, Samuele, ecc. avevano tanta forza con le loro preghiere, da ottenere quanto chiedevano, e più ancora, lo dovevano allo stato di grazia in cui si trovavano.
Benché sia cosa desiderabile che chi prega si trovi in istato di grazia, tuttavia il peccatore il quale ha perduto la grazia, deve anche egli pregare, e pregare molto e più che il giusto, per ottenere il perdono de’ suoi peccati e riconciliarsi al più presto con Dio. Il malato ha bisogno di medico e di medicina; ora il peccatore è affetto dalla più spaventosa e orribile malattia che lo condurrebbe al sepolcro dell’inferno, se non adoprasse l’efficace rimedio dell’orazione, se non facesse ricorso a Gesù vero medico.
« Beati quelli dal cuore puro, perchè essi vedranno Dio », disse Gesù Cristo (Matth. V, 8). Ora se avviene che i puri, i casti veggano Dio quaggiù in terra, questo certamente avviene nella preghiera. Se noi ci presentiamo innanzi a Dio per pregarlo con cuore puro, noi potremo, diceva l’abate Giovanni, per quanto è possibile a uomo vestito di carne, vedere Dio e a lui volgere nella nostra preghiera, l’occhio del nostro cuore, e contemplare in ispirito l’Invisibile (Vit. Patr.). La castità di Giuditta unita alla sua preghiera, salvò il popolo giudeo da uno sterminio totale. La preghiera che parte da un’anima casta, pura, senza macchia, è infinitamente cara e gradita a Dio, e riesce onnipotente per l’uomo.
Ora che cosa sarà della preghiera che esce da un’anima travagliata dall’ira, rosa dall’odio? « Ah! nessuno, esclama S. Giovanni Crisostomo, sia così audace che si accosti a Dio con la preghiera, se cova nel suo cuore odio e vendetta ». Dio rigetta non meno con orrore la offerta, il sacrifizio di chi prega con odio in cuore, che l’oblazione di chi prega col cuore volontariamente tuffato nel più fetente lezzo.
La preghiera perchè sia esaudita deve sgorgare da un cuore scevro di mal talento e pieno di carità. Pregando, l’uomo vuole e dimanda che Dio gli usi misericordia; bisogna dunque che dimentichi e perdoni egli medesimo le ingiurie ricevute da’ suoi simili. Tutte le volte che l’uomo che odia profferisce quelle parole del Pater: Perdona a noi come noi perdoniamo a quelli che ci hanno offesi, pronunzia la sua condanna; la sua preghiera è un oltraggio.
8° Bisogna pregare sovente e perseverare nella preghiera fina alla morte. — Non basta pregare una volta, ma bisogna essere assidui a questo esercizio, e mantenervisi perseveranti fino alla morte. « È necessario pregare sempre e non stancarsi mai » (Luc. XVIII, 1). « Se egli continua a bussare, vi assicuro che gli sarà dato tutto ciò che gli abbisogna » (panes) (Luc. XI, 8). « Io vi dico domandate e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto» (Ib. 9). Tutte queste sentenze sono di Gesù Cristo il quale, notate che non dice : domandate, cercate, battete una volta, due, dieci, mille volte; ma in termini generali raccomanda di sempre chiedere, sempre bussare. E la parola confortava con l’esempio; perchè nella preghiera consumava le notti intere (Luc. VI, 12). Tre volte egli prega nel giardino degli ulivi, e solamente dopo la terza volta discende un Angelo a consolarlo. Non è questo un sublime esempio ed un forte stimolo per noi a perseverare nella preghiera?
« Quando Iddio tarda un po’ a darci quello che gli domandiamo, ci vuole far notare il valore de’ suoi favori, non ce li nega, scrive S. Agostino; cosa lungamente aspettata, arriva più dolce e cara; se è subito concessa, non se ne tiene conto. Chiedendola e cercandola, cresce con l’appetito il gusto che poi si prova nell’assaporarla ». Quanti beni preziosi e abbondanti non ci darà Iddio nella sua bontà, dice il medesimo Santo; quel Dio che ci esorta a domandare e quasi si corruccia se non domandiamo; insistendo presso di lui con una violenza che, al dire di Tertulliano, gli riesce gratissima (Lib. de Orat.). Del resto, quegli che non persevera nella preghiera, non raccoglie nessun frutto duraturo: come non conseguisce il premio quel corridore il quale cade sfinito prima di avere toccato la mèta: la similitudine è di S. Lorenzo Giustiniani.
Degli Apostoli narra S. Luca, che ritornati a Gerusalemme dopo aver assistito all’ascensione del Salvatore, erano del continuo nel tempio a cantare le lodi del Signore (Luc. XXIV, 53); e perseveravano tutti d’accordo nella preghiera con le sante donne e con Maria madre di Gesù, e con i suoi fratelli (Act, I, 14). E tanto era l’amore che portavano alla preghiera, che rinunziarono ad ogni esteriore faccenda, per consecrarsi tutti di proposito alla preghiera continua (Act. VI, 4).
Da ciò si comprende come inculcassero con tanta premura la preghiera ai cristiani. « Pregate con ogni sorta d’istanza e di supplica, in tutti i tempi, vigilando e pregando senza tregua, in ispirito, per tutti » (Eph. VI, 18). « Vegliate e perseverate nella preghiera con azioni di grazie » Coloss. IV, 2). « Pregate senza posa » (I Thess. V, 17). « La vera vedova deve perseverare giorno e notte nelle preghiere e nelle suppliche » (7 Tim. V, 5). E quello che raccomandava ai fedeli, lo eseguiva l’Apostolo medesimo che poteva dire di se stesso: «Io prego del continuo per voi » — (Coloss. I, 3). « Non cesso mai dal pregare per voi e dal dimandare che siate forniti della cognizione della volontà di Dio in tutta saviezza e intelligenza spirituale; affinchè vi regoliate in maniera degna di Dio, cercando di piacere a lui in tutto » (Ib. 9-10). Mentre S. Pietro era custodito in carcere non si cessava di pregare per lui (Act. XII, 5); e Pietro ne fu scampato; perchè grande valore, dice l’Apostolo S. Giacomo, ha la preghiera del giusto purché sia assidua (Iac. V, 16).
Dice S. Gregorio: « Iddio vuole che lo si preghi, che gli si faccia violenza, che lo si vinca con l’importunità. Perciò dice: Il regno de’ cieli va tolto a viva forza, e se ne impadroniscono quelli che usano violenza. Siate dunque assidui alla preghiera, siate importuni nelle vostre suppliche, non iscoraggiatevi delle ripulse. Se colui che tu luoghi, pare che non ti ascolti, fagli violenza acciocché riceva il regno dei cieli: sii violento per forzare la porta del cielo. Dolce violenza è questa, per cui Dio non si offende, ma si placa: non si danneggia il prossimo, ma lo si aiuta; non si fa peccato, ma lo si cancella ».
Ascoltiamo perciò il consiglio di S. Gerolamo : « Uscendo di casa tua, armati dell’orazione, e rientrandovi, riabbracciala; non dare mai riposo al tuo corpo se prima non hai nutrito l’anima con la preghiera ». Procuriamo con ogni diligenza, secondo il suggerimento di Bartolomeo dei Martiri, di far sì che per mezzo dell’assiduità alla preghiera, il nostro cuore stia sempre aperto a Dio : ricordando quel detto di S. Isidoro: « Chi vuol essere del continuo con Dio, deve frequentemente leggere e pregare: la frequenza nella preghiera ci ripara dall’assalto dei vizi ». Noi dovremmo poter dire col Salmista: «Abbi pietà di me, o Signore, perchè ho gridato a Te tutto il giorno » (Psalm. LXXXV, 3). Questo re ci assicura ch’egli lodava e pregava il Signore sette volte al giorno: (Psalm. CXVIII, 164).
Nel fatto di Giuditta è notato che, convocato tutto il popolo nel tempio, vi passò la notte in orazione, chiedendo soccorso al Dio d’Israele (Iudith. VI, 21). Che cosa fece Gesù allorché si trattò di scegliere i discepoli? « Se ne andò su la montagna a pregare, e stette in orazione tutta la notte: fattosi giorno, radunò intorno a sé i discepoli e ne scelse dodici tra loro, i quali chiamò Apostoli » (Luc. VI, 12-13). Impariamo da questo esempio a non mettere mai mano ad affare d’importanza, senza aver prima, sovente e per lungo tempo, invocato con la preghiera i lumi dello Spirito Santo.
«Attendiamo dunque, conchiudiamo con S. Cipriano, a frequenti preghiere» (Epl. ad Mairtyr.); e ricordiamoci che, come dice lo Spirito Santo, è perseverante nella preghiera, colui che non cessa di pregare finché non abbia ottenuto dall’Altissimo quello che domanda (Eccli. XXXV, 21). Nella perseveranza sta la forza della preghiera; essa ottiene tutto quello che domanda con assiduità... La preghiera perseverante è indicata dal Crisostomo, come l’arma più forte (De Orando Dovi.). Chi non cessa di starsene accanto a Dio per mezzo di una preghiera perseverante, assicura l’anima sua da ogni tirannia di passioni...
7. La preghiera è un onore, una gloria, una felicità. — Come è bella e vera quella sentenza del Crisostomo : « La corte e le orecchie dei principi sono aperte per poche persone privilegiate, ma la corte e le orecchie di Dio stanno spalancate per chiunque voglia avervi accesso. » (De Orand. Dom. 1. II). Nei reali appartamenti non si penetra che a stento; ai monarchi, raro è che si possa parlare, tanti sono gli ostacoli che chiudono il passo alla loro reggia ed alla loro persona! Ma la preghiera ha libera entrata in cielo; essa va a Dio quando le talenta; entra nella corte celeste, si spinge fino al trono della divinità, da sola e ad ogni istante, senza che nessuna guardia le gridi: olà, dove vai? il re del cielo non dà udienza; tu a quest’ora lo importuni. Anzi, le guardie della corte divina, che sono gli Angeli, dicono a chi prega: vieni, entra, chiedi quanto vuoi e ti sarà dato. — E se è onore insigne Tessere ammesso all'udienza di un re, che onore infinitamente più grande non è quello di avere sempre libero l’accesso alla persona del re del cielo!
Il mendicante è cacciato via dai palazzi abitati da uomini i quali in fin dei conti sono simili a lui per natura; e i poveri, i miserabili sono quelli che il gran Dio ammette più facilmente nel suo corteo ed ascolta con più premura. Andate, dice continuamente a’ suoi ministri il Re dei re, il Signore dei monarchi, andate per le piazze e per le contrade, nei vicoli e per i crocicchi, e conducete qua tutti gli accationi, infermi, ciechi, sciancati che troverete e fate loro ressa che entrino, in modo che la mia casa si riempia (Luc. IX, 21-23).
Ma non solamente questo gran Dio ci permette di rivolgerci a lui, assicurandoci che ci darà tutto quello che dimanderemo, la qual cosa è già altissimo onore e singolarissima distinzione, ma ce ne fa un obbligo... Supponiamo che un mendicante ardisse accostarsi alla mensa di un ricco, con quali parole e con quali maniere ne sarebbe scacciato! e il più misero dei mendicanti va, per mezzo della preghiera, a sedersi quando vuole alla tavola di Dio, presso la persona medesima di Dio. Che dignità! che onore! che gloria!... « Ti è permesso conversare con Dio, scrive il Crisostomo, ti è lecito trattenerti con lui a tuo piacere, per mezzo della preghiera ti è dato di meritare quello che brami. E benché tu non possa intendere con le orecchie del corpo la voce di Dio, ricevendo quello che domandi, ben vedi ch’egli si degna parlare con te, se non con parole certo con benefizi ».
Dimandate e riceverete, affinchè il vostro gaudio sia perfetto, dice Gesù Cristo (Ioann. XVI, 24)... « E qual felicità più grande può avere l’uomo, esclama S. Basilio, che quella di riprodurre su la terra i concerti degli Angeli, attendere alla preghiera su l’alba, esaltare il Creatore con inni e cantici? E poi, spuntato il sole, applicarsi al lavoro, non però mai dimenticando la preghiera? E finalmente, condire come di sale, tutte le azioni con cantici spirituali? ».
« Io ho creato la pace per frutto della preghiera», dice il Signore per bocca d’Isaia (Isai. LVII, 19). Ecco la mercede, la felicità, la dolcezza della preghiera: è la pace. Nulla infatti rende l'uomo tanto contento, allegro, tranquillo, quanto la preghiera, principalmente nelle prove, nelle tribolazioni, nella contrizione, e nel pianto dei peccati... Al mondo stolto che non prega, riesce di grave pena la preghiera; non trova tempo per pregare; non può intendere come le anime virtuose possano tanto amare e praticare la preghiera, da consecrarvi ore intere non solo senza noia, ma anzi con diletto. Infelici! essi non conoscono l’unzione della preghiera; non gustarono mai, perchè non ne sono meritevoli, o meglio, perchè non vogliono, le consolazioni ineffabili, le dolci gioie che accompagnano questo divino trattenimento con Dio! La preghiera è veramente un saggio anticipato delle delizie celesti. Anime tepide, aride, negligenti, pigre, provatevi, fate qualche sforzo, e comprenderete quello che dico, perchè lo sentirete, lo proverete in fondo al cuore.
8. Motivi di pregare. — « Domandate, dice Gesù Cristo, cercate, picchiate » (Matth. VII, 7). Domandate per ottenere forze; perchè voi non siete che debolezza... Cercate la luce e la verità con la preghiera, perchè voi non siete che tenebre ed errori... Bussate con l’orazione alla porta del cielo e della grazia; perchè vi sono necessari ambedue... Chiedete la grazia senza la quale non potete nulla... Sforzatevi di ritrovare con la preghiera la veste dell’innocenza e delle virtù che avete smarrito... Battete affinchè vi siano aperti i tesori del Cuore ricchissimo di Gesù Cristo.
I motivi che ci spingono a pregare sono la nostra povertà..., la nostra fiacchezza..., i nostri debiti spirituali..., le colpe, l’accecamento..., il tempo che ci è dato apposta perchè preghiamo..., la morte..., il giudizio..., l’inferno, il paradiso..., l’eternità.
9. Qualità della preghiera. 1° Che cosa si deve fare prima della preghiera. — « Prima di metterti all’orazione, prepara l’anima tua », dice l'Ecclesiastico (Eccli. XVIII, 23). Ci prepariamo alla preghiera: 1) con la lettura...; 2) col pentimento...; 3) con la considerazione della divina maestà alla quale si va a parlare...; 4) con la meditazione del proprio nulla...; 5) con la considerazione dei propri bisogni...; 6) con la considerazione dei vantaggi della preghiera...; 7) con la premeditazione delle cose che intendiamo domandare, perchè non ci accada di chiedere cose o inutili, o nocevoli, o ingiuste; ma la nostra domanda versi intorno ad oggetti giusti, santi, degni di Dio, a lui graditi, a noi salutari. S. Bernardo dice: «Quale tu ti apparecchierai per comparire innanzi a Dio con la preghiera, tale a te si mostrerà Iddio; com’egli troverà voi, così voi troverete lui; perchè egli è santo, sarà con chi è santo, egli l’innocente, sarà con l’innocente ».
Dio avrà cura di esaudire chi preparerà la sua preghiera nell’attenzione e nel raccoglimento; si mostrerà premuroso e liberale con chi apporterà diligenza e generosità.
Chi si mette a pregare senza preparazione, chi si avvicina a Dio senza darsene pensiero, non placa Dio con la sua orazione, ma lo tenta, l’irrita, lo provoca con la sua temerità, con l’audacia, con l’irriverenza, con l’impudenza sua; principalmente poi se trovandosi in peccato, e quindi nemico di Dio e sotto il peso della sua collera, osa chiamarlo amico, senza che provi nessun dolore di averlo offeso. Dio ascolta solamente coloro che gli indirizzano le preghiere accompagnate da fede retta e da buone opere...
Dunque, prima di cominciare la preghiera, pensate che voi siete una persona sommamente vile, perchè peccatore ingrato, che siete cenere, polvere e corruzione; e per questa considerazione umiliatevi. Pensate quindi alla grandezza del Dio innanzi a cui vi portate con la preghiera; che è un Dio sapientissimo, santissimo, ottimo, onnipotente; amatore delle nature angeliche, riparatore della natura umana, creatore di tutte le cose. Ammirate, rispettate, adorate la divina maestà intimamente presente; ella sta davanti a voi. Amate la sua immensa bontà che è inclinata ad ascoltarvi, ad esaudirvi, a farvi del bene. Riaccendete la vostra speranza, ben sapendo che non uscirete nè a mani vuote, nè col cuore desolato, dalla presenza di un così gran re, dopo di avergli indirizzata la vostra preghiera.
Ecco un modo pratico per apparecchiarvi alla preghiera: 1) Io intendo pregare per dare lode, benedizione, onore a Dio. Una preghiera cosiffatta è un atto di religione. 2) Mi propongo di pregare Dio per piacergli; questa preghiera vi è ordinata dall’amore. 3) Voglio pregare per ringraziare Dio di tutti i suoi doni temporali e spirituali, concessi a me e a tutti gli altri; ecco un atto di riconoscenza. 4) Voglio pregare per imitare Gesù Cristo, la Beata Vergine Maria, gli Angeli beati e tutti i Santi del cielo, che mai non cessano dal pregare; unisco le mie preghiere alle loro orazioni ed ai loro meriti; ed in questa unione io offrirò le mie preghiere a Dio. Ecco l’iperdulia ed il culto dei Santi... 5) Voglio pregare per ottenere il perdono de’ miei peccati e soddisfarvi; ecco un atto di penitenza... 6) Voglio pregare per la liberazione delle anime del purgatorio, per ottenere ai peccatori il perdono, ai giusti l’aumento della loro giustizia; ecco un atto dell’amor del prossimo... 7) Intendo ancora pregare per chiedere un aumento di grazia e di gloria, cioè di umiltà, di carità, di mansuetudine, di castità, di sobrietà, di forza, di costanza, di perseveranza, di zelo, e in conseguenza per domandare un accrescimento di gloria celeste che corrisponda all’aumento di queste virtù e di queste grazie: ecco un atto di speranza e di differenti virtù... Utilissima cosa è avere tali intenzioni non solamente nella preghiera, ma ancora in tutte le azioni del giorno... Ci siamo noi fino ad oggi apparecchiati così alla preghiera?
2° Bisogna pregare nel nome di Gesù Cristo. — È promessa formale del divin Redentore, che tutto quello che dimanderemo al Padre nel nome suo, egli lo farà (Ioann. XIV, 13). « Se non sempre subito, osserva S. Agostino, sempre per certo; poiché le grazie sono talora differite, non mai negate ». Altra volta ripete: « Vi do la mia parola, che qualunque cosa domandiate al Padre mio in mio nome, egli ve la darà»; e si lagnava con gli Apostoli, che non avessero fino a quel giorno domandato nulla in nome suo (Ioann. XVI, 23-24). Per questo noi vediamo la Chiesa conchiudere tutte le sue orazioni con l’invocazione del nome di Gesù Cristo.
Perchè bisogna pregare nel nome di Gesù Cristo? Primieramente, perché Gesù è il nostro mediatore presso il Padre (I Ioann. II, 1). Secondariamente, perchè Gesù Cristo ci ha riscattati... In terzo luogo perchè tutte le grazie vengono da lui che ne è l’autore ed il dispensiere... In quarto luogo, perchè tutto abbiamo da lui, tutto dobbiamo a lui, e principalmente l’efficacia delle nostre preghiere...
Quando è che noi domandiamo, ossia preghiamo nel nome di Gesù Cristo? "Risponde S. Gregorio: «Il nome del Figliuolo di Dio è Gesù; e Gesù vuol dire Salvatore : pertanto prega nel nome di Gesù, chi domanda cose le quali veramente giovino alla sua eterna salute ». Siccome poi Gesù Cristo ci ha aperto il cielo, si è fatto uomo ed è morto per procurarcelo, il vero mezzo di pregare nel nome di Gesù Cristo, sta nel mettere in pratica quelle parole del Salvatore: « Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, ed il resto l’avrete per di più » (Matth. VI, 33).
3° Bisogna pregare con attenzione. — Perchè mai Gesù Cristo c’inculca di pregare in segreto, di allontanarci dal tumulto quando vogliamo pregare se non per insegnarci a stare attenti e raccolti nel tempo della preghiera? « Quando pregherete, dice, entrate nella vostra camera, e chiuso l’uscio, pregate il Padre vostro in segreto; ed egli che vede nel segreto, vi retribuirà » (Matth. VI, 33). Entrate nella vostra stanza, cioè raccoglietevi dentro di voi medesimi, fate attenzione a quello che dite... Chiudete l’uscio, cioè vigilate sui vostri sensi, cacciate le distrazioni, applicatevi con tutto l’animo all’orazione. Entrate nella vostra cella che è il vostro cuore; perchè, secondo la frase di S. Francesco d’Assisi, « quando preghiamo, il corpo deve tenere luogo di cella, e l’anima fare l’uffizio di romito ». «State attenti nelle vostre preghiere», avvisa S. Pietro (I, IV, 7). « Non impiegate nel pregare molta copia di parole, scrive S. Agostino, ma con poche parole la preghiera riesce eccellente, quand’è fatta con pia e perseverante attenzione ». Tale era la preghiera di S. Paolo il quale diceva: « Pregherò con lo spirito, pregherò con attenzione » (I Cor. XIV, 15).
Quando noi preghiamo, è come se dicessimo col Salmista: «Signore, porgete l’orecchio alle mie parole, ascoltate le mie grida; o mio re, o mio Dio, ascoltate la mia preghiera » (Psalm. V, 1-2). « Signore ascoltate la mia preghiera; essa non viene da bocca mentitrice » (Psalm. XVI, 1). Ora qual sarebbe la sfrontatezza, l’audacia nostra se mentre diciamo a Dio : ascoltateci, porgeteci orecchio, esaudite le preghiere che in tutta sincerità vi indirizziamo, noi non facessimo punto attenzione a quello ,che diciamo, non pensassimo a quello che dimandiamo, non sapessimo nemmeno noi quello che vogliamo? Noi siamo del continuo in distrazioni volontarie, attendiamo all’orazione sbadati, svagati, pigri, sonnolenti, pensando a tutt’altro che a Dio: ed è questo un pregare? Non è piuttosto un burlarsi di Dio, un insulto a Gesù Cristo?
La preghiera è un’elevazione della mente a Dio. Ma se mentre la bocca prega, l’anima vaga su la terra, si occupa della famiglia, degli affari, delle creature, e simili cose, può essa dire che è elevata a Dio? Ah! una tale preghiera, non merita il nome di preghiera. Noi ci lamentiamo molte volte che non otteniamo quello che domandiamo'. Ah! non è Dio che ricusi di darcelo, ma siamo noi che rifiutiamo di riceverlo. Oseremmo noi tenere tal modo nel chiedere qualche cosa agli uomini? « Voi domandate, diceva già S. Giacomo, e non ricevete, perchè domandate male » (Iac. IV, 3). « Ipocriti, direbbe Gesù Cristo a costoro, bene ha di voi profetato Isaia dove dice : Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me » (Matth. XV, 7-8).
4° Con zelo, diligenza, fervore. — Quando Gesù c’inculca di domandare, di cercare, certo egli c’insinua con questo modo di parlare, che la preghiera nostra dev’essere fatta con diligenza, zelo, fervore. Tale era la costumanza del profeta Davide il quale poteva dire a Dio: « O Dio, Dio mio, io vi cerco fin dall’aurora; chè assetata di voi è l’anima mia » (Psalm. LXII, 2). E poi ancora: « Io mi sono ricordato di voi stando nel mio letto nel più alto della notte; io ho meditato le vostre meraviglie al primo rompere dell’alba » (Id. 7). « A voi ho gridato, o mio Signore; e al mattino la mia preghiera vi previene » (Psalm. LXXXV, 14). I Santi vegliano la notte in preghiere, si alzano di buon mattino per pregare; e noi? noi poltriamo, noi dormiamo.
« O anima, dice S. Agostino, sii sollecita con Colui che è tutta sollecitudine a tuo riguardo; sii pura con Colui che è puro, sii santa con Colui che è santo, sii a disposizione di Colui che sta interamente ai tuoi cenni; quale sarai per Iddio, tale sarà Iddio per te »; cioè, come si esprime S. Eucherio di Lione: « quanta premura e diligenza noi portiamo all’orazione, tanta ne porrà Dio a esaudirci e a concederci le sue grazie» (Epist.). Se voi siete solleciti della preghiera, se procurate di prepararvi, di attendervi, di ben fare, Dio vi ammetterà Volentieri alla sua udienza, coronerà i vostri voti, adempirà i vostri desideri, vi colmerà di benefizi. Quanto meglio le vostre disposizioni concorderanno con quelle di Dio, tanto più vi ascolterà con piacere, vi risponderà con sollecitudine; poiché l’amico conversa volentieri con l’amico, si trattiene con lui lieto e festoso... « La preghiera, scrive l’Alvarez, non è sonno, ma veglia; non pigrizia, ma attività; perchè il cuore deve applicarsi con diligenza, e l’intelletto adoprarsi con sollecitudine a comprendere le cose divine, affinchè la volontà le gusti e vi si affezioni ».
Noi siamo sicuri di ottenere tutto ciò che domandiamo con la carità. Una preghiera breve ma fervente, vale infinitamente meglio che lunghissime orazioni fatte con tedio e rilassatezza. «La preghiera fervorosa, dice S. Bernardo, penetra certamente i cieli, donde non ritorna mai, senza alcun dubbio, vuota di effetto. Il grido che va diritto a ferire le orecchie di Dio, è il desiderio ardente che si sprigiona dal cuore per mezzo della preghiera ». « Non sono le alte grida, dice il Crisostomo, che scuotono Iddio, ma è il fervido amore, quello che lo muove. Dio non ascolta la voce, ma il cuore ».
« Voi m’invocherete, dice Iddio, e vi partirete esauditi; mi cercherete e mi troverete, perchè mi avete cercato con tutto il cuore » (Ier. XXIX, 12-13). Ecco perchè il re Profeta diceva che aveva trovato il suo cuore, per pregare (II Reg. VII, 27) : e si augurava che la sua preghiera salisse al cielo come incenso di soave odore (Psalm. CXL, 2). La preghiera fervorosa è incenso di grato odore. Tre cose si richiedono affinchè l’incenso s’innalzi e sono l’incensiere, il fuoco, l’incenso. L’incensiere è il cuore, il fuoco dell’incensiere è l’amor di Dio, l'incenso è la preghiera. Senza fuoco, inutile è l’incenso. Quando il cuore avvampa di fervore, la preghiera sale in un attimo fino a Dio, e Dio colma l’anima di mille favori... La preghiera fiacca e accidiosa, è una preghiera non esaudita.
5° Con fede e confidenza. — Sono chiare le parole di Gesù Cristo : « Tutto quello che domanderete con fede, lo riceverete » (Matth. XXI, 22). È vero che la preghiera suppone la fede, altrimenti non si pregherebbe; ma questa non basta, si richiede una fede ferma e viva. Udite l’apostolo S. Giacomo : Se alcuno abbisogna di sapienza, si volga a chiederla a Dio, il quale la dà a tutti con abbondanza, e gli sarà data. « Ma domandi con fede, senza dubitare; perchè chi dubita somiglia al flutto del mare, agitato e sobbalzato dal vento. Questo tale non si dia a credere di ricevere cosa veruna » (Iac. I, 5-7).
« Il fondamento della preghiera è la fede; dunque, ne conchiude S. Agostino, crediamo per poter pregare, e preghiamo che questa fede la quale ci fa pregare, non ci manchi mai, nè si intepidisca : la fede inspira la preghiera: la preghiera fatta ottiene la conferma della fede. Vegliate e pregate affinchè non entriate in tentazione: che cosa è entrare in tentazione, se non uscire dalla fede? ».
«Bussate e vi sarà aperto», dice Gesù Cristo (Matth. VII, 7). Domandare e battere indicano la confidenza: non si domanderebbe, tanto meno poi si picchierebbe, quando non si avesse speranza di ottenere. Ma ci vuole una fiducia intera, assoluta, irremovibile... Si cerca, perchè si ha fiducia di trovare. In ogni altro luogo la confidenza può essere ingannata; nella preghiera, non mai... Se Dio indugia a concederci quello che chiediamo, si raddoppi la confidenza e si otterrà. Quello che domandate, l’avrete a suo tempo. « Dio, dice il Profeta Abacuc, non ingannerà la vostra fiducia; se tarda a venire, aspettate, poiché verrà e non tarderà » (II, 3). Indegna cosa è tentennare nella confidenza... Chi manca di fiducia non merita di essere esaudito... La confidenza e la fede sono come le due ali della preghiera, con le quali essa Aula fino al trono di Dio e ottiene tutto ciò che le aggrada...
6° Con umiltà e compunzione. — Se, come insegna S. Paolo, noi non siamo capaci di concepire da noi medesimi il menomo buon pensiero, ma Dio è quegli che ce ne dà il potere (II Cor. II, 5), pensate voi se potremo pregare; importa adunque che chi vuole pregare si umilii innanzi a Dio, riconosca le sue miserie e i suoi bisogni, « L’orazione dell’uomo che si umilia, dice il Savio, passa le nubi, penetra nel cielo e non se ne parte finché l’Altissimo l’abbia guardata » (Eccli. XXXV, 21). No, Dio non isdegna mai nè rigetta la preghiera dei poveri, cioè di quelli dal cuore umile, la guarda anzi con occhio benigno e cortese; come ci assicura il Salmista: (Psalm. XXI, 25) (Psalm. CI, 18); il quale perciò diceva a Dio: « Ascoltate la mia preghiera, perchè io mi sono umiliato profondamente » (Psalm. CXLI, 7).
L’umiltà è chiamata dal Crisostomo, il carro della preghiera (De Orat.). Anzi possiamo dire che essa le dà le ali con cui essa vola rapidissima al cielo, e senza le quali non fa che strisciare su la terra. Ne avete palpabile esempio nella preghiera del pubblicano, che è accettata immantinente ed esaudita da Dio, mentre quella del fariseo viene ributtata e punita. Osservate anche la preghiera del centurione: per umiltà e basso sentire che aveva di se medesimo, si professa indegno di accogliere tra le sue mura Gesù Cristo; ma appunto perchè se ne conosce indegno, Gesù Cristo vuole andarvi. Ah! « Dio resiste agli orgogliosi, dice S. Giacomo, e dà la grazia sua agli umili » (Iac. IV, 6).
Nelle nostre preghiere dobbiamo imitare il mendicante. Appoggiato al suo bastone, il capo scoperto, se ne sta alla porta domandando un tozzo di pane per carità, e se ha alcune piaghe, le tiene scoperte. Tutte queste cose, i suoi cenci, le sue miserie, la sua voce fioca, la sua posizione umile, toccano il cuore del ricco il quale stende la sua mano benefica a sollevarlo... Noi siamo tutti quanti, dice S. Agostino, i mendicanti del grande Padre di famiglia; noi stiamo prostesi alla sua porta per domandargli il nostro pane quotidiano. Noi siamo stati scacciati dal paradiso terrestre, spogliati della veste dell’innocenza e privati di ogni bene, dal demonio e dal peccato. Bisogna dunque domandare con umiltà profondissima (Serra. XV, de Verb. Dovi. sec. Matth.); così pregando siamo certi di ottenere quanto ci occorre, perchè sempre Iddio gradì l’orazione degli umili (Iudith. IX, 16).
Quello poi che serve a un tempo ad eccitare in noi l’umiltà e a renderla certamente gradita a Dio e salutare a noi, è la compunzione del cuore; perchè Iddio non ripudia mai da sè un cuore contrito ed umiliato (Psalm. L, 19); e l’anima che prega compunta e contrita, al dire , di S. Bernardo, avanza rapidamente nella strada della salute.
« La preghiera, scriveva S. Agostino, si fa meglio con gemiti che con parole, più con le lacrime che con la lingua ». Oh come bella ed efficace preghiera sono le lacrime del cuore! « Quando tu pregavi piangendo, disse l’Angelo a Tobia, io presentava la tua preghiera al Signore » (Tob. XII, 12). « Mescoliamo le lacrime alle preghiere, ci suggerisce S. Cipriano: queste sono armi celesti le quali ci rendono invincibili: queste sono fortezze spirituali, e scudi divini che ci difendono ». Lisia si avanza alla testa di ottantamila uomini e di un forte nerbo di cavalleria e va ad assediare Betsura. Corsa voce a Giuda Maccabeo, che il nemico investiva la fortezza, si gettò per terra co’ suoi a dimandare al Signore con pianto e gemiti che inviasse un Angelo per la salvezza d’Israele. Allora un cavaliere comparve innanzi ad essi, bianco vestito, con armi d’oro e con la lancia in pugno. Forti di questo soccorso, Giuda col suo esercito attacca battaglia col nemico, ne uccide gran parte, l’altra mette in fuga, riportando una splendida vittoria (II Mach. XI).
7° Bisogna pregare per guanto è possibile in istato di grazia; con cuore puro e scevro di odio. — Ci assicura S. Giacomo, che molto può la preghiera fervente e assidua del giusto (Iac. V, 16); e le preghiere che S. Giovanni vide esalare come profumi dalle coppe d’oro ch’erano tenute in mano dagli Angeli in Cielo, erano le preghiere de’ Santi (Apoc. V, 8). Le orazioni di coloro che si trovano in istato di grazia, sono paragonate ai profumi, a cagione del loro valore e del buon odore. Se Aronne, ponendosi in mezzo al popolo e alzando la voce a Dio con la preghiera, fece cessare la peste che mieteva la moltitudine, è perchè era giusto e santo (Num. XVI, 46). Se Mosè, Elia, Samuele, ecc. avevano tanta forza con le loro preghiere, da ottenere quanto chiedevano, e più ancora, lo dovevano allo stato di grazia in cui si trovavano.
Benché sia cosa desiderabile che chi prega si trovi in istato di grazia, tuttavia il peccatore il quale ha perduto la grazia, deve anche egli pregare, e pregare molto e più che il giusto, per ottenere il perdono de’ suoi peccati e riconciliarsi al più presto con Dio. Il malato ha bisogno di medico e di medicina; ora il peccatore è affetto dalla più spaventosa e orribile malattia che lo condurrebbe al sepolcro dell’inferno, se non adoprasse l’efficace rimedio dell’orazione, se non facesse ricorso a Gesù vero medico.
« Beati quelli dal cuore puro, perchè essi vedranno Dio », disse Gesù Cristo (Matth. V, 8). Ora se avviene che i puri, i casti veggano Dio quaggiù in terra, questo certamente avviene nella preghiera. Se noi ci presentiamo innanzi a Dio per pregarlo con cuore puro, noi potremo, diceva l’abate Giovanni, per quanto è possibile a uomo vestito di carne, vedere Dio e a lui volgere nella nostra preghiera, l’occhio del nostro cuore, e contemplare in ispirito l’Invisibile (Vit. Patr.). La castità di Giuditta unita alla sua preghiera, salvò il popolo giudeo da uno sterminio totale. La preghiera che parte da un’anima casta, pura, senza macchia, è infinitamente cara e gradita a Dio, e riesce onnipotente per l’uomo.
Ora che cosa sarà della preghiera che esce da un’anima travagliata dall’ira, rosa dall’odio? « Ah! nessuno, esclama S. Giovanni Crisostomo, sia così audace che si accosti a Dio con la preghiera, se cova nel suo cuore odio e vendetta ». Dio rigetta non meno con orrore la offerta, il sacrifizio di chi prega con odio in cuore, che l’oblazione di chi prega col cuore volontariamente tuffato nel più fetente lezzo.
La preghiera perchè sia esaudita deve sgorgare da un cuore scevro di mal talento e pieno di carità. Pregando, l’uomo vuole e dimanda che Dio gli usi misericordia; bisogna dunque che dimentichi e perdoni egli medesimo le ingiurie ricevute da’ suoi simili. Tutte le volte che l’uomo che odia profferisce quelle parole del Pater: Perdona a noi come noi perdoniamo a quelli che ci hanno offesi, pronunzia la sua condanna; la sua preghiera è un oltraggio.
8° Bisogna pregare sovente e perseverare nella preghiera fina alla morte. — Non basta pregare una volta, ma bisogna essere assidui a questo esercizio, e mantenervisi perseveranti fino alla morte. « È necessario pregare sempre e non stancarsi mai » (Luc. XVIII, 1). « Se egli continua a bussare, vi assicuro che gli sarà dato tutto ciò che gli abbisogna » (panes) (Luc. XI, 8). « Io vi dico domandate e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto» (Ib. 9). Tutte queste sentenze sono di Gesù Cristo il quale, notate che non dice : domandate, cercate, battete una volta, due, dieci, mille volte; ma in termini generali raccomanda di sempre chiedere, sempre bussare. E la parola confortava con l’esempio; perchè nella preghiera consumava le notti intere (Luc. VI, 12). Tre volte egli prega nel giardino degli ulivi, e solamente dopo la terza volta discende un Angelo a consolarlo. Non è questo un sublime esempio ed un forte stimolo per noi a perseverare nella preghiera?
« Quando Iddio tarda un po’ a darci quello che gli domandiamo, ci vuole far notare il valore de’ suoi favori, non ce li nega, scrive S. Agostino; cosa lungamente aspettata, arriva più dolce e cara; se è subito concessa, non se ne tiene conto. Chiedendola e cercandola, cresce con l’appetito il gusto che poi si prova nell’assaporarla ». Quanti beni preziosi e abbondanti non ci darà Iddio nella sua bontà, dice il medesimo Santo; quel Dio che ci esorta a domandare e quasi si corruccia se non domandiamo; insistendo presso di lui con una violenza che, al dire di Tertulliano, gli riesce gratissima (Lib. de Orat.). Del resto, quegli che non persevera nella preghiera, non raccoglie nessun frutto duraturo: come non conseguisce il premio quel corridore il quale cade sfinito prima di avere toccato la mèta: la similitudine è di S. Lorenzo Giustiniani.
Degli Apostoli narra S. Luca, che ritornati a Gerusalemme dopo aver assistito all’ascensione del Salvatore, erano del continuo nel tempio a cantare le lodi del Signore (Luc. XXIV, 53); e perseveravano tutti d’accordo nella preghiera con le sante donne e con Maria madre di Gesù, e con i suoi fratelli (Act, I, 14). E tanto era l’amore che portavano alla preghiera, che rinunziarono ad ogni esteriore faccenda, per consecrarsi tutti di proposito alla preghiera continua (Act. VI, 4).
Da ciò si comprende come inculcassero con tanta premura la preghiera ai cristiani. « Pregate con ogni sorta d’istanza e di supplica, in tutti i tempi, vigilando e pregando senza tregua, in ispirito, per tutti » (Eph. VI, 18). « Vegliate e perseverate nella preghiera con azioni di grazie » Coloss. IV, 2). « Pregate senza posa » (I Thess. V, 17). « La vera vedova deve perseverare giorno e notte nelle preghiere e nelle suppliche » (7 Tim. V, 5). E quello che raccomandava ai fedeli, lo eseguiva l’Apostolo medesimo che poteva dire di se stesso: «Io prego del continuo per voi » — (Coloss. I, 3). « Non cesso mai dal pregare per voi e dal dimandare che siate forniti della cognizione della volontà di Dio in tutta saviezza e intelligenza spirituale; affinchè vi regoliate in maniera degna di Dio, cercando di piacere a lui in tutto » (Ib. 9-10). Mentre S. Pietro era custodito in carcere non si cessava di pregare per lui (Act. XII, 5); e Pietro ne fu scampato; perchè grande valore, dice l’Apostolo S. Giacomo, ha la preghiera del giusto purché sia assidua (Iac. V, 16).
Dice S. Gregorio: « Iddio vuole che lo si preghi, che gli si faccia violenza, che lo si vinca con l’importunità. Perciò dice: Il regno de’ cieli va tolto a viva forza, e se ne impadroniscono quelli che usano violenza. Siate dunque assidui alla preghiera, siate importuni nelle vostre suppliche, non iscoraggiatevi delle ripulse. Se colui che tu luoghi, pare che non ti ascolti, fagli violenza acciocché riceva il regno dei cieli: sii violento per forzare la porta del cielo. Dolce violenza è questa, per cui Dio non si offende, ma si placa: non si danneggia il prossimo, ma lo si aiuta; non si fa peccato, ma lo si cancella ».
Ascoltiamo perciò il consiglio di S. Gerolamo : « Uscendo di casa tua, armati dell’orazione, e rientrandovi, riabbracciala; non dare mai riposo al tuo corpo se prima non hai nutrito l’anima con la preghiera ». Procuriamo con ogni diligenza, secondo il suggerimento di Bartolomeo dei Martiri, di far sì che per mezzo dell’assiduità alla preghiera, il nostro cuore stia sempre aperto a Dio : ricordando quel detto di S. Isidoro: « Chi vuol essere del continuo con Dio, deve frequentemente leggere e pregare: la frequenza nella preghiera ci ripara dall’assalto dei vizi ». Noi dovremmo poter dire col Salmista: «Abbi pietà di me, o Signore, perchè ho gridato a Te tutto il giorno » (Psalm. LXXXV, 3). Questo re ci assicura ch’egli lodava e pregava il Signore sette volte al giorno: (Psalm. CXVIII, 164).
Nel fatto di Giuditta è notato che, convocato tutto il popolo nel tempio, vi passò la notte in orazione, chiedendo soccorso al Dio d’Israele (Iudith. VI, 21). Che cosa fece Gesù allorché si trattò di scegliere i discepoli? « Se ne andò su la montagna a pregare, e stette in orazione tutta la notte: fattosi giorno, radunò intorno a sé i discepoli e ne scelse dodici tra loro, i quali chiamò Apostoli » (Luc. VI, 12-13). Impariamo da questo esempio a non mettere mai mano ad affare d’importanza, senza aver prima, sovente e per lungo tempo, invocato con la preghiera i lumi dello Spirito Santo.
«Attendiamo dunque, conchiudiamo con S. Cipriano, a frequenti preghiere» (Epl. ad Mairtyr.); e ricordiamoci che, come dice lo Spirito Santo, è perseverante nella preghiera, colui che non cessa di pregare finché non abbia ottenuto dall’Altissimo quello che domanda (Eccli. XXXV, 21). Nella perseveranza sta la forza della preghiera; essa ottiene tutto quello che domanda con assiduità... La preghiera perseverante è indicata dal Crisostomo, come l’arma più forte (De Orando Dovi.). Chi non cessa di starsene accanto a Dio per mezzo di una preghiera perseverante, assicura l’anima sua da ogni tirannia di passioni...
Nessun commento:
Posta un commento