1. Dio è la bontà per essenza. — 2. Iddio niente più desidera che farci del bene. — 3. Bontà infinita di Dio. — 4. La bontà di Dio si mostra specialmente nella redenzione. — 5. La bontà di Dio è tesoro immenso. — 6. Dio tiene come suoi i nostri interessi.
1. Dio è la bontà per essenza. — È cosa propria di Dio la bontà, la volontà di fare del bene... Non è Dio che ci procura i mali ed i supplizi che noi sopportiamo, ma siamo noi che ce li attiriamo... S. Paolo chiama Iddio il Padre delle misericordie (Il Cor. I, 3) : e con ragione, soggiunge S. Bernardo; poiché Dio non è il padre delle condanne e dei castighi. Egli è il padre delle misericordie perchè è l’origine e la causa del bene : i giudizi severi e le punizioni provengono da noi e sono i peccati nostri che le attirano sopra di noi (Serm. V, in Nativ. Bovi.).
Dio è il padre delle misericordie. Cosi grandi, così molteplici sono le miserie nostre, che l’Apostolo non chiede già a Dio che tratti con noi secondo la grande sua misericordia, ma secondo la moltitudine delle sue misericordie; e la medesima domanda faceva il Profeta (Psalm. L, 3).
« Ecco che il Signore escirà dalla sua dimora, discenderà e camminerà su le altezze della terra», dice il profeta Michea (Mich. I, 3). Dio è invisibile nella sua sostanza ed essenza e si rende visibile solo per mezzo delle sue opere. Quando egli esce, si mostra come giudice e vendicatore, per condannare e punire i delitti degli uomini e delle nazioni. Dio esce dalla sua dimora, dice S. Gerolamo con altri Dottori, allorché fa vendetta e castiga, perchè appartiene alla natura di Dio aver pietà e perdonare. Il soggiorno, la dimora di Dio è la bontà e clemenza. Quando adunque, oltraggiato dai peccati degli uomini, si arma per la vendetta, pare che esca dal luogo dove abitava, che rinunzi alla clemenza, che si spogli della bontà di sua natura, e assuma una severità che non gli è propria. Dio è come l’ape la quale ha per natura sua di produrre miele, non di pungere, e solo punge se è disturbata o stuzzicata. Appartiene alla natura di Dio essere dolce e buono; e se deve punire soffre, perchè è contrario alla sua natura il fare del male. Il dovere della vendetta è penoso a Dio che è la bontà e l’amore per essenza; ma coi loro delitti i malvagi lo costringono a punirli. Perciò nella sua bontà non cessa d’ammonirli, e scongiurarli di ritornare a lui, assicurandoli del perdono (Comment.).
2. Iddio niente più desidera che farci del bene. — «Ecco ch’io sto all’uscio e busso, dice il Signore nell'Apocalisse; se qualcheduno ascolterà la mia voce e mi aprirà la porta, io entrerò in sua casa, e mangerò alla sua mensa ed egli con me » (Apoc. IlI, 20).
Secondo la dottrina di S. Agostino, Iddio per eccitare la nostra volontà comincia ad operare per il primo in noi; quando poi abbiamo la volontà di operare, allora coopera con noi al compimento dell’opera sua. Ci previene affinchè guariamo; guariti, ci accompagna affinchè ci gioviamo dell’ottenuta guarigione. Ci previene nella vocazione, ci accompagna nella glorificazione. Ci previene acciocché viviamo piamente, ci accompagna acciocché giungiamo a vivere con lui eternamente.
«Dammi, o figlio, il tuo cuore», ci dice Iddio ne’ Proverbi (Prov. XXIII, 26); e Gesù Cristo soggiunge: « Io sono venuto su la terra ad apportarvi il fuoco; ora che altro più bramo se non che si accenda? » (Luc. XII, 49).
Non è forse l’infocato desiderio ch’egli ha di farci del bene, che l’ha determinato a crearci a sua imagine, e a riparare a prezzo del suo sangue questa imagine macchiata e sfigurata dal peccato? E chi l’ha obbligato a rimanersene con noi nella divina Eucaristia, e farsi nostro cibo, se non l’ardente brama che è in Lui di beneficarci?
Ah! si può ben ripetere di noi ogni istante : « Tu l’hai prevenuto con sempre nuove dolcissime benedizioni » (Psalili. XX, 4).
3. Bontà infinita di Dio. — Benedetto sia Iddio padre del nostro Signor Gesù Cristo, esclama S. Pietro, il quale nell’immensità della sua misericordia, ci ha rigenerati per la risurrezione di Gesù Cristo, donandoci la speranza della vita e di quella pura, immortale, incorruttibile eredità, che ci sta riservata nel Cielo (I Petr. I, 3-4).
La bontà di Dio, non è solo grandissima, ma è infinita: 1° per la sua causa efficiente, che è Dio ed il suo amore immenso verso di noi; 2° per l’oggetto propostosi, il quale è stato di consegnare alla morte il Figlio di Dio medesimo per redimerci; 3° per il soggetto a cui si applica, che sono gli uomini, esseri vili, carichi di peccati e coperti di ogni sorta di miserie e che Dio ha innalzato e ricolmato di grazia e di gloria. Qui calza il detto del Salmista (Psalm. XLI, 8); l’abisso della miseria umana invocava l’abisso della misericordia divina; 4° per l’abbondanza dei doni che ci ha largito. Essa ci ha prodigato benefizi, favori, grazie, senza numero e non cessa mai di darcene largamente altre ancora sempre nuove. È la bontà vostra, o Signore, esclama S. Agostino, che mi ha fatto quel che sono: qual merito infatti aveva io d’essere cavato dal nulla? di diventare capace d’invocarvi? Voi siete la bontà suprema, bontà che mi ha dato l’essere, e fornito i mezzi per essere buono anch’io (In Psalm.); 5° somma ancora è la bontà di Dio se si considera nel tempo e nel luogo in cui si esercita; essa infatti abbraccia gli uomini di tutti i secoli e di tutti i paesi, secondo le parole del Salmista : « La terra è piena della misericordia del Signore » (Psaim. XXXII, 5). E questa bontà opera in eterno per i santi; 6° grandissima è finalmente, se ne osserviamo lo scopo il quale mira a condurci al regno de’ cieli. A ragione adunque San Pietro ci esorta a deporre nel seno di Dio ogni nostra sollecitudine, giacché si prende egli stesso cura di noi (1 Petr. V, 7).
Il bambino vive senza inquietudine e riposa tranquillo sul seno della madre : ecco l’esempio che deve seguire il fedele verso Dio il quale è nostro padre e nostra madre.
« Quegli che ebbe cura di voi, dice S. Agostino, prima che voi esisteste, non ve la continuerà forse ora che siete quello ch’egli ha voluto che voi foste? Egli in nulla mai vi manca: non mancate voi a Lui, o piuttosto non mancate a voi medesimi ».
E perciò esclama: « O come siete buono, onnipotente Dio! che vi prendete tale cura di ciascuno di noi, come se doveste governare un solo uomo e curate tutti gli uomini, come formassero un solo individuo ».
« Che cosa è l’uomo, grida il Profeta, perchè si meriti che voi vi ricordiate di lui, o Signore: e il figliuolo dell’uomo che cosa è mai, perchè voi lo visitiate? L’avete creato di poco inferiore agli Angeli, coronato di onore e di gloria e stabilito sopra tutte le opere delle vostre mani. Al suo impero avete assoggettato tutte le creature, le pecore e i buoi di ogni animale de’ campi, gli uccelli dell’aria, i pesci e quanto si muove nelle acque » (Psalm. VIII, 5-9).
« Tante e così grandi sono le misericordie, tanto poderosi i benefizi di cui mi colma e quasi mi opprime Dio, scriveva S. Bernardo, che ogni altro peso mi si fa leggero tanto da non sentirlo ».
La bontà di Dio è, per testimonianza delL'Ecclesiastico, un fiume che straripa. Oh, sì! è proprio un fiume immenso che sgorga dal trono stesso di Dio, scorre senza posa e in abbondanza, penetra l’anima e il cuore...
La bontà di Dio si manifesta da tutte le parti, ma risplende particolarmente nella creazione..., su la croce... sui nostri altari..., e nel Cielo...
4. La bontà di Dio si mostra specialmente nella redenzione. — Due potenti motivi determinarono Dio a inviare quaggiù per nostra redenzione il diletto Unigenito suo: la sua misericordia, cioè; e la nostra miseria. « Egli ha preso Israele in suo figlio, cantava la beata Vergine, ricordandosi della sua misericordia» (Luc. I, 54). Fu tocco a pietà delle nostre disgrazie, quindi volle tirarci a lui e renderci Dio e il Cielo.
« La causa della nostra riparazione non si deve cercare altrove che nella misericordia di Dio », predica S. Leone, appoggiato alla sentenza di S. Giovanni: « Dio ha talmente amato il mondo, che gli ha fatto dono del Figliuol suo Unigenito » (Ioann. IlI, 16).
La più eccellente prova di bontà sta nel dare la propria vita per gli amici: ora assai più grande fu la bontà di Gesù Cristo il quale diede la sua vita non per gli amici, ma per i nemici suoi. Oh! se Gesù Cristo ci ha visitati discendendo dall’alto, ciò fu per le sue viscere di misericordia (Luc. I, 78). Ma chi non vede che Dio ha dato se stesso, dandoci il suo Figlio? vi può essere bontà più grande?
« Io avevo ricevuto l'imagine di Dio, dice il Nazianzeno, ma non l’ho conservata. Dio prese la mia carne per restituire alla sua imagine la salvezza, ed alla mia carne l’immortalità ». E S. Gregorio papa osserva che Gesù Cristo s’è fatto carne per fare noi spirito; s’è abbassato per elevare noi; è uscito perchè noi entrassimo: è divenuto visibile per manifestarci le cose invisibili; fu flagellato per guarirci; tollerò obbrobri per risparmiare a noi l’obbrobrio eterno; è morto per dare a noi la vita (Serm. in Naliv.).
« Ecco il tabernacolo di Dio in mezzo agli uomini, esclama il Profeta di Patmos; ed egli dimorerà con loro. Essi saranno il suo popolo, ed egli, Dio abitante fra di essi, sarà loro (Apoc. XXI, 3).
« Colui che è la vita venne verso quelli ch’erano morti, scrive Sant’Agostino; il fonte della vita, le cui acque dànno l’immortalità, sorbì il calice dei dolori che a noi, non a Lui era dovuto ».
« La bontà e la tenerezza di Dio nostro Salvatore si manifestò a tutti gli uomini, dice S. Paolo, per ammaestrarci a rinunziare all’empietà e ai desideri della carne, e a vivere in questo mondo con temperanza, giustizia e pietà (Tit. II, 11-12) ». « E quando ha palesato la sua bontà ed il suo amore verso gli uomini, ci ha salvati, non già a cagione delle opere di giustizia da noi fatte, ma per sua misericordia» (Ib. III, 4-5).
« In riguardo e per mezzo di Gesù Cristo, dice S. Pietro, Dio ci ha largiti i sommi e preziosi favori promessici : ce li ha dati affinchè diventiamo partecipi della natura divina » (II Petr. I, 4).
5. La bontà di Dio è tesoro immenso. — « Il Signore mi governa e nessuna cosa mi mancherà, cantava il Salmista; Egli mi ha posto in luogo di pascoli ubertosi, mi ha condotto a una fonte che mi riconforta. Richiamò a sè l’anima mia; mi ha condotto per i sentieri della giustizia per amore del suo nome. E quand’anche io camminassi in mezzo alle ombre di morte, non temerò pericoli, perchè tu sei con me. La tua verga stessa ed il tuo bastone mi hanno consolato. Hai imbandita dinanzi a me una mensa in faccia di quelli che mi perseguitano. Hai asperso il mio capo d’unguento: ma quanto è mai bello il mio calice esilarante! E la tua misericordia mi accompagnerà per tutti i giorni della mia vita: affinchè io abiti nella casa del Signore per tutta la durata dei giorni eterni » (Psalm. XXII).
« Una pioggia abbondante di grazie voi farete piovere a bella posta, o Signore, sul popolo di vostra eredità » (Psalm. LXVII, 10).
Dio, tesoro inesauribile, nulla più ama che arricchirci de’ suoi doni, e altro non chiede all’uomo, se non che li riceva. .« Apri la tua bocca, gli ripete col Profeta, ed io la riempirò » (Psaim. LXXX, 19). « Riempirò la tua mente e il tuo cuore de’ miei tesori. Dall’aurora voi ci avete, o Signore, colmati delle vostre finezze : noi canteremo le vostre lodi, e i nostri giorni passeranno nell’allegrezza » (Psalm. LXXXIX, 14).
Il Signore ci annunzia ancora, per bocca di Geremia, che il suo nome sarà la gioia, la lode, l’allegrezza di tutte le nazioni della terra, le quali avranno notizia del bene da Lui fatto al popolo suo e rimarranno mute per la meraviglia, conoscendo i favori e la pace con cui
Lo farà beato (Ierem. XXXIII, 9).
6. Dio tiene come suoi i nostri interessi. — Quando Gesù Cristo prostrò, con la potenza della sua grazia, Saulo su la via di Damasco, gli disse: «Perchè mi perseguiti, o Saulo?» (Act. IX, 4). Dobbiamo qui osservare che Saulo perseguitava la Chiesa, eppure Gesù Cristo teneva come fatti a se medesimo i travagli che Saulo dava ai primi fedeli.
Quindi non gli dice: Perchè perseguiti i miei figli, la mia Chiesa; ma: Perchè perseguiti me? tu mi perseguiti a morte nella mia Chiesa, mentre io nella sua persona ti tengo dietro per darti la vita? La mia Chiesa è la bontà, la dolcezza, la misericordia per essenza. Ella non ti ha mai offeso, nè fatto del male : perchè la perseguiti? Perseguitando lei, tu perseguiti me.
Il medesimo Gesù Cristo aveva detto a’ suoi Apostoli: « Chi ascolta voi, ascolta me; e chi disprezza voi, disprezza me » (Luc. X, 16). Egli riguarda coloro che gli appartengono come sue proprie membra; e l’afferma in termini formali San Paolo, in quelle parole ai Corinzi: « Voi siete il corpo di Cristo e membra delle sue membra » (I Cor. XII, 27). Quindi il Salvatore domandava a suo Padre, che tutti i suoi discepoli fossero una cosa sola con sè a quel modo ch’Egli è una sola cosa con Lui (Ioann. XVII, 21).
I nostri interessi sono così propri di Dio, ch’Egli non abbandona giammai quelli che stanno con Lui (Ioann. XIV, 18) : ed è perciò che in altro luogo ci assicura, ch’Egli si trova con noi in ogni tempo fino alla fine de’ secoli (Matth. XXVIII, 20).
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