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domenica 6 dicembre 2015

BONTÀ DI DIO (2)

7. La bontà di Dio ci aiuta, ci difende, compatisce ai nostri mali. — 8. La bontà di Dio perdona facilmente. — 9. La bontà di Dio ci consola, è liberale, è incomparabile. — 10. Dio si lagna della nostra ingratitudine. — 11. Bisogno di essere riconoscenti alla bontà di Dìo, e modi di testimoniare questa riconoscenza.

7. La bontà di Dio ci aiuta, ci difende, compatisce ai nostri mali. — S. Paolo aveva sperimentato questa bontà di Dio che soccorre, protegge e difende, allorché scriveva a Timoteo, che la prima volta in cui patrocinò la propria causa non aveva avuto persona la quale l’assistesse, avendolo tutti abbandonato. Ma il Signore gli era stato ai fianchi e lo aveva confortato e liberato dalle fauci del leone; perciò sperava che lo avrebbe liberato da ogni male e lo avrebbe condotto nel suo regno celeste (II Tim. IV, 16-18).
« Signore, cantava il Salmista, Voi siete il sostegno dell’orfano » (Psalm. IX, 34) : « voi siete volato in mio soccorso » (Psalm. LXXXV, 17); « ed io non temerò qualunque cosa mi possano fare gli uomini, perchè voi, o Signore, vi siete messo alla mia difesa » (Psalm. CXV1I, 6-7). E la Sapienza ci assicura che il Signore ci porge il braccio in ogni tempo e luogo (Sap. XIX, 24).
« Nel mentre stesso che perdona all’uomo il male da lui fatto, Dio lo aiuta a non ricadere nel peccato e lo conduce alla vita dove è impossibile il male » (S. Beda, in Psalm.).
Il nostro Pontefice, dice S. Paolo, non è tale che non possa avere compassione delle nostre infermità; perchè Egli si sottomise ad ogni maniera di prove, quantunque fosse senza peccato. Accostiamoci dunque pieni di fiducia al trono di grazia, per ottenere misericordia e trovarvi grazia e soccorso all'occorrenza » (Hebr. IV, 15-16). Che cosa è che sopporta la nostra debolezza, se non la bontà di Dio? Essa purifica gli indegni, nutrisce gli ingrati, tollera quelli che la disprezzano, rincuora i traviati, e misericordiosamente accoglie i peccatori ravveduti.

8. La bontà di Dio perdona facilmente. — « Dio è misericordioso, canta il Salmista, perdonerà loro i peccati e non li sterminerà; ricorda che sono plasmati di carne, sono un soffio che passa e non ritorna» (Psalm. LXXIII, 38-39). « Oh sì, Voi siete, o Signore, dolce e compassionevole, paziente e prodigo di misericordia » (Psalm. LXXXV, 25). « Voi siete indulgente con tutti, soggiunge la Sapienza, perchè tutti appartengono a Voi che amate le anime » (Sap. XI, 27).
« Io li purificherò, faceva dire ai peccatori Iddio per bocca di Geremia, di tutte le iniquità loro e perdonerò ad essi ogni loro (Ierem. XXXIII, 8). E per mezzo di Ezechiele li esorta e stimola a fare penitenza di tutte le loro colpe, ad emendarsi delle prevaricazioni di cui si resero rei, a formarsi un cuore nuovo ed uno spirito nuovo, promettendo loro assoluto perdono, piena amnistia, perchè Egli non vuole la morte di colui che muore, ma che si converta e viva (Ezech. XVIII, 32). In altro luogo dice per mezzo del medesimo Profeta: « Se dopo che io ho detto all’empio, tu morrai, egli si pente del suo peccato, si giudica e si condanna, se consegna il deposito che gli fu affidato, se restituisce quello che ha rubato, se cammina per la via de’ miei comandamenti, che è la via della vita, se non commette più nulla d’ingiusto, egli vivrà e non morrà punto. Tutti i peccati da lui commessi non gli saranno più imputati; egli avrà la vita » (Ezech. XXXIII, 14-16).
Se Io che sono il giudice supremo, prendo le vostre difese, o peccatori, e rifiuto, per così dire, di profferire la vostra sentenza di riprovazione; se Io, vostro re, vi perdono ancorché mi abbiate insultato; se di mia volontà vi faccio grazia e vi rendo la sanità, perchè morrai tu, o casa di Israele? (Ezech. XXI, 30). Noi morremo, voi rispondete, perchè la legge, ministra di morte, condanna coloro che l’hanno trasgredita. Ma non sono io forse l’avvocato incaricato di difendervi e di liberarvi dalle molestie del vostro accusatore? La legge vi condanna, ma Io assolvo coloro che si pentono. Perchè dunque morrete? Noi morremo, perchè i padri nostri peccarono. Ma Io che vivo, vi dico che i figli non porteranno l’iniquità de’ padri. Perchè. dunque morrete, casa d’Israele? Noi morremo, perchè ci siamo legati con la morte e alleati con l’Inferno per mezzo degli enormi ed innumerevoli nostri peccati. Ma voi siete liberi di rompere questo patto : ravvedetevi e vivete. Perchè morrete, o figli d’Israele? Noi morremo, perchè accasciati sotto il peso del corpo, nemico dell’anima, cadiamo nel fango. Ma voi potete, solo che lo vogliate, formarvi un cuore nuovo in questo corpo di peccato. Perchè dunque morrete? Noi morremo perchè è troppo difficile raggiungere la vita per mezzo dell’osservanza della legge. Ma vi riesce facile il farvi un’anima ed uno spirito nuovo che v’innalzino fino a me e vi rendano meritevoli di grazie potenti, coll’aiuto delle quali osserverete la legge e acquisterete la vita. Perchè dunque morrete? Noi morremo perchè siamo già condannati alla morte dalla divina giustizia. Ma Io che non voglio la perdita eterna di colui che la morte uccide nel tempo, strapperò da’ suoi artigli quelli che caddero sua preda. Perchè dunque morrete? Noi morremo, perchè Dio ci ha dimenticati a cagione delle nostre colpe. Ma Io, il Signore, non posso dimenticare i giusti che per voi pregano. Se dieci soli giusti avesse avuto Sodoma a suoi intercessori presso di me, Io l’avrei risparmiata, nonostante i suoi delitti. Per riguardo dei giusti che implorano pietà per voi e per esaudirli, Io vi perdonerò. Perchè dunque morrete? Noi morremo, perchè non possiamo resistere alla potenza divina. Ma se fate ricorso alla misericordia di Dio voi la vincerete, come già la vinse altra volta, e voi lo sapete, il padre vostro Israele. Perchè dunque morrete? Una sola cosa v’indebolisce, vi accusa, vi condanna e vi darà morte : ed è che non volete mutar vita, nè correggervi, ancora non sapete fare i sacrifizi necessari per vivere per Iddio. Ma Io, vostro Creatore, non cesserò di avvertire ed esortare coloro che sono vittime di tale pazzia. Perchè dunque morrete, o casa d’Israele? Ah! non voglio, no, la morte del peccatore, ma desidero che si converta e viva. Ritornate dunque in voi e a me, emendatevi e vivete. Qual peccatore rimarrà insensibile in faccia a questo quadro della bontà di Dio?
« Iddio, secondo l’espressione di S. Agostino, ha amato l’empio per farne un giusto; l’infermo, per guarirlo; il malvagio, per farlo buono; il morto, per chiamarlo a vita. Ah! Voi siete un Dio buono che date all'uomo quello che gli bisogna; affinché possa adempiere quel che gli ordinate ». Poiché, al dire del medesimo Dottore, Dio non comanda cose impossibili; ma comandando ci avvisa di fare quello che possiamo, e di chiedere a Lui la forza di compiere quello che da noi non possiamo; poi ci aiuta affinchè possiamo.

9. La bontà di Dio ci consola, è liberale, è incomparabile. — Il nostro Dio è « il Dio d’ogni consolazione » (Il Cor. I, 3), dice l’Apostolo. Tutte le amarezze si cangiano in dolcezza quando l’anima è inondata dalle consolazioni spirituali. In tutti i secoli, i Santi ne fecero la dolce prova. Queste consolazioni spuntano le spine delle afflizioni le quali, mentre sono un peso insopportabile agl’infelici schiavi dei piaceri mondani, diventano invece leggere, amabili, deliziose a quelli che amano Gesù Cristo.
« Iddio spande con grande liberalità i suoi doni su tutti », scrive S. Giacomo (Iacob. I, 5).
S. Tommaso insegna che Dio, 1° dona con liberalità, non vende i suoi doni...; 2° dona a tutti, non ad uno solo...; 3° dona in abbondanza...; 4° dona con generosità senza fare rimproveri. Che motivo d’arrossire e vergognarsi per l’accidia umana! È più disposto Dio a dare, che non noi a ricevere. L’indole, la proprietà della natura di Dio è di donare. « Iddio, soggiunge S. Agostino, vale per te ogni cosa. Se hai fame, sarà tuo cibo; se hai sete, tua bevanda; se sei cieco, si farà tuo lume; se nudo, tua veste per l’immortalità ». Quindi S. Bernardo esclama: « Dio s’è dato a me tutt’intiero, s’è messo tutto quanto a’ miei servigi ».
« Il padre mio e la madre mia m’abbandonarono, ma Dio mi ha accolto sotto le sue ali», cantava il Salmista (Psalm. XXVI, 10).
« Uditemi, o casa di Giacobbe, e voi residuo della famiglia d’Israele, voi ch’io porto del continuo nel mio seno e nutro delle mie viscere. Non temete, voi mi troverete sempre il medesimo verso di voi, fino all’ultima vostra vecchiaia, fino agli estremi giorni; io vi ho creati, vi adagerò sulle mie spalle, e vi porterò in luogo di salvezza » (Isai. XLVI, 3-4).
Queste espressioni « Io vi porterò nel mio seno, vi nasconderò nelle mie viscere, vi caricherò su le mie spalle », non predicano che la provvidenza di Dio, il suo tenero amore, le sue delicate cure, non sono più che materne? Dio non nutrisce solamente il corpo, ma anche l’anima, e le dà forza con la sua grazia, con la sua dottrina, con la sua parola, con le sue ispirazioni, con i suoi sacramenti, col suo corpo e sangue, con la sua anima e divinità. Come una madre, Iddio forma il cristiano nel seno della Chiesa, lo partorisce, l’allatta, lo riscalda, lo carezza, lo educa, l’istruisce, lo dirige sino a tanto che l’introduce nel Cielo. Vedete anzi che diversità tra le madri terrene e Dio! quelle non allattano e non portano in braccio i loro bambini se non per alcuni anni e sovente anche per pochi mesi; questi al contrario ci porta e ci nutrisce fino alla più decrepita età. Per ciò il Profeta esclama: « A Voi, o Signore, io mi sono appoggiato fin dall’utero della madre; Voi non mi rigetterete nei giorni della vecchiaia, non mi abbandonerete allorché sarà esausto il vigore della mia vita» (Psalm. LXX, 6-9).
« Può una madre, dice ancora il Signore per bocca d’Isaia, dimenticare suo figlio? e date pure che lo dimenticasse, io non mi dimenticherò mai di voi che porto scolpiti nelle mie palme » (Isai. XLIX, 15-16) : che vuol dire: io mi tengo del continuo innanzi agli occhi il vostro ricordo, mi prendo cura di voi e di tutto ciò che vi interessa, quasi che voi foste scritti su le mie palme alle quali non posso volgere l’occhio senza che veda anche voi.
Gesù Cristo porta in verità scolpita nelle piaghe delle mani, de’ piedi, del costato, la Chiesa sua sposa; e tutti i fedeli li porta incisi nelle ferite che ha ricevuto e di cui conserverà in eterno le cicatrici. Là Egli ci ha scritti, non già con inchiostro, ma col suo sangue; non con una penna, ma con chiodi; non su la pelle, ma dentro della carne, e così profondamente, che non basterà l’eternità a scancellarci. Dalle sue mani, da’ suoi piedi, dal suo costato sgorgarono i doni tutti della grazia, i sacramenti e i beni, spirituali che sono la ricchezza, la forza e la salute della sua Chiesa.
Dio è così buono, che desidera che si prevenga la sua vendetta, e gli si leghino le mani; ma vuole essere libero e nelle prove della sua bontà, e nelle grazie che concede.
« Io so, annunzia il Signore per bocca di Geremia, i disegni che nutro a vostro riguardo: ed essi sono disegni di pace e di misericordia, non di collera e di giustizia » (Ierem. XXIX, 11). Ed altrove fa dire dal medesimo Profeta: « Essi saranno mio popolo ed io sarò loro Dio. Darò loro un cuore solo ed una sola lingua, affinchè mi temano per tutti i giorni della loro vita, e la pace regni con essi, e coi loro figli dopo di essi. Io stringerò con loro alleanza eterna e non cesserò di far loro del bene : e mi rallegrerò in essi quando avrò fatto loro del bene » (Ierem. XXXII, 38-61).
Che cosa' è dunque Iddio? è il bene infinito: niente può esser paragonato alla sua bontà. E il bene increato, e più si possiede, più piace e rende felice. Dice l’Apostolo che « Dio vuole la felicità e la salvezza di tutto il mondo » (I Tim. II, 4).
« Dio, dice S. Agostino, di nient’altro più si occupa che della mia salute; perciò lo vedo tutto premuroso nel custodirmi, come se, dimentico di ogni altra cosa, volesse solo provvedere a me. Mi si mostra presente sempre e dappertutto, lo trovo sempre pronto a’ miei servigi. Dovunque mi porti, non mi lascia; dovunque mi volga, mi accompagna; qualunque cosa faccia, mi assiste ». Quindi S. Bernardo così esclama: « O duri e intrattabili figliuoli di Adamo, che una sì grande bontà non intenerisce, una sì viva fiamma non iscalda, una tanta ardente vampa d’amore non incenerisce! ».

10. Dio si lagna della nostra ingratitudine. — Considerate l’eccesso della bontà di Dio verso gli uomini. Questa bontà si palesa perfino nei lamenti pieni di dolcezza, di compassione e di amore, che ci rivolge. Vedete Gesù Cristo in faccia a Gerusalemme; ne deplora con le lacrime agli occhi la cecità, dicendo: Ah! se tu apprendessi anche solo in questo istante ciò che ti può recare la pace! Ma ora tutto è nascosto al tuo sguardo (Luc. XIX, 41-42).
O figlia di Sionne, come mai tu che io amo, onoro, istruisco ed ho fatto ricca : tu, che sei testimonio delle mie beneficenze e degli strepitosi e innumerevoli miei prodigi : tu, che io colmo di straordinari benefizi, non mi conosci? Perchè mi respingi, mi fai guerra, mi perseguiti, e ti prepari a giudicarmi, crocifiggermi, uccidermi? Per te io sono disceso dal Cielo in terra: per te nacqui in una stalla, vissi tra privazioni, travagli, strettezze, patimenti continui. Io ti ho visitato ed ammaestrato; ho guarito sotto gli occhi tuoi i lebbrosi, i ciechi, gli zoppi, i sordi, i muti, i paralitici, gli infermi: ho fatto de’ miracoli per moltiplicare i pani che dovevano nutrirti; ho reso la vita a’ morti. Da quattro mila anni i tuoi padri mi sospiravano ed invocavano; e tu, venuto ch’io sono, mi fuggi, mi disprezzi, mi calunnii, mi odii, mi perseguiti! E che t’ho io mai fatto, o popol mio? Rispondimi, in che cosa ti ho io offeso e contristato? Ti ho forse offeso allorquando ti tolsi dall’Egitto liberandoti dalla casa di schiavitù e dandoti per condottieri Mosè ed Aronne? (Mich. VI, 3-4). Si può bene a tutto diritto applicare a ciascuno quello che ivi si dice della figlia di Sion, del popolo d’Israele.
Ah sì! può Dio ripetere a ciascuno di noi in particolare per bocca d’Isaia: Tu ti eri smarrito, ed io sono venuto a rimetterti sul buon cammino; tu eri povero, e sono venuto ad arricchirti; eri schiavo, ed io sono venuto a liberarti; eri condannato, ed io sono venuto ad assolverti; eri morto, ed io sono venuto a richiamarti a vita. Ora che cosa potevo io fare di più per l’anima tua, che non l’abbia fatto? (Isai. V, 4).
Udite ancora i teneri lamenti che fa la bontà divina per mezzo del Salmista: Se chi m’oltraggia fosse un mio nemico, io me lo sopporterei pure in pace; ma siete voi, voi che io considero come un altro me medesimo, voi che assistete a’ miei consigli, che sedete alla mia mensa, che siete i confidenti de’ miei segreti, voi in compagnia de’ quali sono vissuto nella casa del Signore! (Psalm. LIV, 13-15). Deh! perchè perseguitarmi, tradirmi, mettermi a morte?

11. Bisogno di essere riconoscenti alla bontà di Dio e modi di testimoniare questa riconoscenza. — In ricambio di tanta bontà, di tante finezze di amore per parte di Dio, la ragione e la pietà esigono che gli si testimonii riconoscenza ed amore...; ed i mezzi sono i seguenti: 1° Avere in Lui grande confidenza. Non occupatevi di voi, predicava il Crisostomo (Homil. LVI, ad pop.), ma confidate tutto in Dio; perchè se voi vi date attorno per provvedervi, lo fate da uomo debole e fiacco, ma se lasciate fare a Dio, Egli provvederà a tutto, al temporale e allo spirituale.
2° Temerlo: perchè, come canta la Vergine, la sua misericordia divina si stende d’età in età su coloro che lo temono (Luc. I, 50).
3° Conservare il proprio cuore nella semplicità e rettitudine. « Come buono è il Dio d’Israele verso coloro che sono retti di cuore! », esclama il Salmista (Psalm. LXXII, 1).
4° Lodarlo e benedirlo. « Lodate il suo nome dice ancora, il Salmista, perchè dolce è il Signore, e la sua misericordia dura in eterno » (Psalm. XCIX, 6-5). « Anima mia, benedici il Signore, e non ti scordare mai de’ suoi benefizi » (Psalm, CII, 2).
5° Impegnare tutte le creature a lodarlo e ringraziarlo. « Date lode, o cieli, al Signore, gridava Isaia; esulta di gioia, o terra, e voi, o monti, echeggiate de’ suoi inni » (Isai. XLIX, 13).
6° Convertirsi...
7° Osservare la sua santa legge.

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