1. Che cosa sia l’ambizione e danni che arreca. — 2. L’ambizione non è mai sazia. — 3. Bisogna fuggire l’ambizione.
1. Che cosa sia l’ambizione e danni che arreca. — « L’ambizione, dice S. Bernardo, è un male sottile, un segreto veleno, una piaga occulta, un’artefice d’inganni, la madre dell’impostura, il principio dell’invidia, la fonte de’ vizi, il fomite dei delitti, la ruggine delle virtù, il tarlo della santità, l’accecatrice dei cuori; fa servire i rimedi a produrre le malattie e cambia la stessa medicina in causa di spossatezza ». « O ambizione, tu sei la croce di chi ti accoglie! com’è possibile che essendo tu un supplizio per tutti, pure piaccia a tutti? Non v’ha pena che ci taccia soffrire di più, non travaglio che ci opprima di più, e intanto niente v’ha che più di lei si attiri e le considerazioni e gli amori dei mortali ».
L’ambizione acceca l’uomo, gli toglie la ragione... Si fa causa di gare, d’odi, d’ingiustizie, di guerre... È la montagna, come dice lo stesso S. Bernardo, su la quale ascese l’angelo e fu trasformato in diavolo.
2. L’ambizione non è mai sazia. — L’ambizione è la piaga di tutti i secoli... è un cancro che sempre divora... Essa non dice mai basta: ma più ha, e più vuole avere... Cercando di dilatarsi, ambisce ciò che non le appartiene...
Ciò che non basta, non costituisce mai una fortuna, dice Seneca; or nulla è sufficiente all'ambizione. Vedete quell’Alessandro, che il mondo chiama Grande, com’è povero! Egli sempre cerca, va del continuo in traccia di terre e di mari sconosciuti : mentre occupa tutto il mondo, non è ancora contento: dopo di averlo conquistato, piange. E perchè piangi, Alessandro? Ah! perchè non trovo più regni da conquistare. O follia! e ben presto ti basteranno quattro vangate di terra...
Quello che basta alla natura, non basta all’ambizione... strano accecamento! Gli ambiziosi si nutrono di vento poiché altro non sono gli onori se non un soffio, un uragano che tutto abbatte e passa. L’ambizione vorrebbe chiudere il vento in una rete, attingerebbe acqua con un crivello, fabbricherebbe su la sabbia, seminerebbe su la pietra, taglierebbe la fiamma con un’accetta, farebbe solchi nell’acqua, vorrebbe rendere bianco un Etiope, filerebbe tele di ragno, canterebbe dinanzi a un sordo, vorrebbe contar le onde dell’oceano e insegnare al ferro il nuotare...
3. Bisogna fuggire l’ambizione. — È assennatissima sentenza di S. Prospero, che colui il quale ama possedere Dio, deve rinunziare al mondo, affinchè Dio si faccia il suo tesoro: chi si lascia solleticare e sedurre dall’ambizione di possedere i beni della terra, non ha ancora dato addio alle cose di quaggiù: fino a tanto che non dà a vil prezzo quello che gli appartiene, egli è schiavo del mondo di cui ritiene i beni. Non può servire Dio e l’ambizione ad un tempo (In Sentent.).
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