14. L’amor di Dio scaccia i Demoni. — 15. L’amor di Dio distrugge il peccato. — 16. L’amor di Dio ci fa disprezzare tutto il resto. — 17. L’amor di Dio scaccia la tiepidezza. — 18. L’amor di Dio illumina. — 19. A chi ama Dio ogni cosa si volge in bene. — 20. Dolcezza e felicità d'amare Dio. — 21. A chi ama, tutto è facile e leggero. — 22. L’amor divino racchiude tutti i beni. — 23. Per amare Dio bisogna osservare la sua legge. — 24. Diversi gradi dell’amor divino. — 25. Qualità dell’amor divino. — 26. Rammarico di non aver amato Dio. — 27. Quanto sia disgraziato chi non ama Dio. — 28. Come bisogna amare Dio. — 29. Mezzi di amare Dio.
14. L’amor di Dio scaccia i Demoni. — A quel modo che vedete le mosche scostarsi dall’acqua bollente e fermarsi su quella tiepida dove depongono semi di vermiciattoli, così i Demoni fuggono da un’anima avvampante d’amor divino, e si stringono attorno alle tiepide e le tempestano, e le trasformano in sentine di corruzione.
Il Demonio soffre di più dentro di sè vedendo l’amor divino in un cuore, che patendo il fuoco dell’Inferno. Questo amore è nelle mani del cristiano un’arma con cui egli si difende dalle astuzie del serpente antico, e gli mozza il capo. Con questo amore si trionfa dell’Inferno e delle passioni tutte.
15. L’amor di Dio distrugge il peccato. — Inspirato certamente da quelle parole di Gesù Cristo alla Maddalena: «Le sono rimessi molti peccati, perchè ha molto amato » (Luc. VII, 47). S. Agostino proferì questa sentenza che « l’amor di Dio è la morte de’ vizi e la vita delle virtù ». Tutta la ruggine del peccato viene divorata e tolta via dal fuoco dell’amor divino; e più esso avvampa in un cuore, e più il peccato vi sì trova annientato.
« Il vostro Dio è un fuoco che consuma », sta detto nel Deuteronomio (Deuter. IV, 24) : « Dio è chiamato fuoco che consuma, commenta qui S. Gregorio, perchè rende netta e pura d’ogni peccato l’anima ch’Egli riempie del suo amore ».
« Non ombra di malvagità rimane in un cuore che brucia del fuoco della carità », dice S. Cesario d’Arles.
L’amor di Dio rende come impeccabile; e in questo senso S. Agostino sentenziava: «Ama, poi fa quello che t’aggrada ». Quegli infatti che ama Dio, non consentirà giammai ad offenderlo, ad oltraggiarlo, a violar la sua legge, ecc...
16. L’amor di Dio ci fa disprezzare tutto il resto. — Ogni cosa mi pare fango, scriveva il grande Apostolo ai Filippesi, se la paragono alla scienza del mio Signore Gesù Cristo, per il cui amore sono determinato a disprezzare ogni cosa, purché giunga a possederlo (Phil. IlI, 8). « La sanità stessa del corpo ha poco pregio, soggiunge S. Gregorio, per quell’anima che è trafitta dalle frecce dell’amore divino ».
Può amare il mondo corrotto, colui che ama Dio incorruttibile? Ah! egli esclama piuttosto con S. Francesco : « Come la terra mi compare brutta, se volgo lo sguardo al Cielo ».
17. L’amor di Dio scaccia la tiepidezza. — « È impossibile, dice San Bonaventura, che l’accidia ed il languore s’impossessino di un’anima che dal desiderio di amare Dio è spinta ad avanzarsi di giorno in giorno per la via della perfezione ». Il cuore di colui che ha la carità, è come un pezzo di cera, che nel fondere prende l’impronta di Dio; mentre il cuore di chi ne è privo, è come il fango che s’indurisce al sole. Eppure è il medesimo calore del sole che opera su la cera e sul fango!
18. L’amor di Dio illumina. — S. Paolo augurava agli Efesini, che Gesù Cristo abitasse in loro, affinché essendo ben radicati e fondati nell’amore fossero in grado di comprendere con tutti i Santi quanta sia l’ampiezza e la larghezza, l’altezza e la profondità dell’edifizio di Dio, amore che sopravanza ogni intendimento, affinchè ne fossero riempiti seconda tutta la pienezza di Dio.
Nessuno è tanto vicino a Dio, quanto colui che l’ama; e quanto più si ama Dio, tanto più gli si è dappresso: ora Dio è la luce delle luci, la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Ioann. I, 9). Ah sì! o mio Dio, « coloro che vi amano, risplendono come il sole al suo levarsi » (Iudic. V, 31).
19. A chi ama Dio ogni cosa si volge in bene. — « Noi sappiamo, dice l’Apostolo, che per coloro i quali amano Dio, tutte le cose tornano a bene » (Rom. VIII, 28). L’amor divino rende facile ogni cosa..., dà valore ad ogni benché minima cosa, ai patimenti, alla povertà, ecc.
20. Dolcezza e felicità di amare Dio. — Rallegratevi con Gerusalemme, esclama il profeta Isaia, tripudiate d’allegrezza con lei, voi tutti che l’amate. Voi sarete riempiti delle sue consolazioni, innondati dal torrente delle sue delizie, su voi si rifletterà lo splendore della sua gloria. È parola del Signore, che la pace scenderà sopra di voi come le onde di un fiume e la gloria delle nazioni come le acque d’un torrente. Voi sarete portati tra le braccia e tenuti su le ginocchia come pargoletti. Io vi consolerò come madre che vezzeggia il bimbo (Isai. LXVI, 11-13).
Gesù Cristo prodigando alle anime fedeli il delizioso vino del suo amore, le inebbria di amore, poiché, come dice S. Dionigi, l’amore perfetto produce l’estasi ed una santa follia (De celest. Hierar.).
Niente vi è di più bello, di così dolce, di così attraente come Dio. « Io li trascinerò, dice il Signore, coi legami che seducono gli uomini, coi vincoli dell’amore » (Osea XI, 4). Io me li incatenerò per mezzo dell’amore che dimostrerò loro, di grazie segnalate, della dolcezza e della grazia. Ed è ciò per l’appunto che ha provato S. Agostino dopo la sua conversione. « O come dolce mi seppe in su l’istante vedermi privato delle gioie fallaci, delle vane delizie!, egli diceva, e quello che in su le prime io temevo di perdere, mi riempiva di gioia dopo averlo perduto. Siete Voi, o mio Dio, Voi la vera e suprema soavità, che avete allontanato dalle mie labbra il calice di quelle dolcezze avvelenatrici e Vi siete sostituito ad esse, Voi più dolce di tutti i piaceri del mondo (Confess.) ». Chi non si avvede da queste parole che l’amor divino è un vigoroso dardo con cui Dio trapassa il cuore?
Ah! ve ne persuade ancora S. Paolo che esclama infiammato di amore: « Io possiedo ogni cosa, mi trovo nuotare nell’abbondanza; nulla mi manca » (Philipp IV, 18).
Ascoltate Origene che mirabilmente commenta quelle parole dei Cantici: « Io sono ferita d’amore» — Vulnerata charitate ego sum. — « Quanto bella, quant’onorevole cosa è ricevere la ferita dell’amore divino! Chi espone il petto ai dardi dell’amore carnale, chi a quelli del’avarizia; ma voi esponetevi ai dardi deliziosi dell’amore divino, poiché Dio è un arciere, e fortunato chi da Lui è ferito ». Ne erano alla prova S. Efrem, quando diceva: « Fermate, o Signore, il torrente delle vostre dolcezze, perchè non posso reggere »; e S. Francesco Saverio, il cui grido era questo: «Basta, o Signore, basta »; e l’Apostolo Paolo che diceva in mezzo alle sue tribolazioni: « Strabocchevole è la gioia che m’innonda il petto » (II Cor. VII, 4).
Ogni bene, ogni dovere dell’uomo, tutta la sua felicità, il fine e la perfezione sua consistono nell’amor di Dio. L’amore trasforma l’uomo in Dio. « E ben giusto, o Signore, esclama S. Agostino, che chi cerca la sua felicità altrove, fuori di Voi, Vi perda. Deh! fate che ogni cosa di quaggiù mi riesca amara, affinchè Voi solo riusciate dolce all’anima mia, Voi che siete la dolcezza ineffabile e che rendete soave ogni asprezza ».
«Beati coloro che vi amano, o Signore», diceva già Tobia (Tob. XIII, 18). Niente si trova nelle cose umane, al dire di S. Bernardo, che possa appagare una creatura fatta ad imagine di Dio, se non il Dio carità, il quale solo è maggiore di essa.
Se io amo qualche oggetto perchè è buono, dice S. Anselmo, io devo a molto maggior ragione amare ciò ch’è infinitamente buono. Perchè dunque vai tu, o uomo, qua e là cercando beni per la tua anima e per il tuo corpo? Ama il solo bene che è tutto il bene, e questo basta. In Dio solo è il mare di ogni bene; fuori di Lui non scorrono che ruscelletti. L’apice e la perfezione della sapienza, della felicità, della virtù e dell’uomo e dell’Angelo, sta in Dio; sta nell’indirizzare a Lui ogni pensiero, ogni intenzione, ogni opera nostra: sta nell’amarlo in tutte le creature, e amare le creature in Lui. L’anima colpita dai raggi del suo Creatore ed infiammata dal suo amore, l’anima che a Dio si unisce in dolcissimi abbracciamenti, tutto dirige verso di Lui, tutto vede in Lui e Lui solo vede in ogni cosa : con Lui e dopo di Lui sospira e respira dicendo : Tutti i miei respiri e sospiri sono per Voi e in Voi, o mio Dio. Ecco perchè, in qualunque luogo ella sia, qualunque cosa ella faccia, sempre mira Colui ch’ella ama ed opera per Colui che l’ama; ella vive, si riposa e muore in Lui per l’amore e la contemplazione.
Questa pace, questo riposo, questa gioia, questa felicità provava Geremia allorché diceva: « Si è acceso nelle mie interiora, come un fuoco ardente chiuso nelle mie ossa, ed io svenni, non potendolo sopportare » (Hier. XX, 9).
Dio ha messo nel cuore dell’uomo un desiderio dell’infinito, che niuna cosa limitata può saziare. « Per Voi ci avete fatti, o Signore, esclama S. Agostino, ed inquieto sarà il nostro cuore fino a tanto che in Voi non si riposi ». Desiderate voi delle ricchezze? Dio le possiede tutte. Cercate una sorgente d’acqua viva? e qual acqua più pura che l’acqua della sua grazia? sebbene sia vero che Dio prova quaggiù gli eletti con l’aridità perchè la felicità costante è riservata in Cielo. La Sposa dei Cantici se ne lagnava con queste parole : « Io mi alzai per aprire al mio Diletto, gli apersi; ma Egli si era sottratto e allontanato. L’ho cercato e non lo trovai; l’ho chiamato e non mi rispose ». Dio ci mette alla prova; assoggettiamoci: le prove sono un pegno d’amore e noi sforzandoci di obbedire alla sua santa volontà, l’ameremo sempre. Niente è tanto dolce e casto, ed insieme ardente, quanto l’amor di Dio : esso consuma le viscere e il cuore: inebria l’anima fino all’oblio di se medesima.
21. A chi ama tutto è facile e leggero. — Da questa dolcezza, da questa felicità di amare Dio, sorge naturale la facilità di amarlo. « Ogni comandamento di Dio pare leggero a chi ama, e dov’è amore, ivi non è fatica », dice S. Agostino; « anzi è soavità e dolcezza », aggiunge S. Bernardo; cosicché « l’amante, ripiglia S. Agostino, non trova niente di difficile, niente d’impossibile ». L’anima amante s’eleva di tratto in tratto alla celeste Gerusalemme, ne percorre l’ambito: visita i Patriarchi ed i Profeti; saluta gli Apostoli; ammira l’esercito dei Martiri e dei Confessori; contempla i cori delle Vergini e di tutti i Santi.
O uomini! esclama S. Agostino, che vi logorate a servire l’avarizia, il vostro amore vi crocifìgge, mentre Dio si ama senza fatica. La cupidigia vi impone lavori, pericoli, angherie, stenti, e voi le obbedite : ed a qual fine? per riempire i vostri scrigni e perdere la pace. Più sicuri e più tranquilli voi eravate quando non possedevate ancora nulla che non adesso che avete ammassato ricchezze senza fine. Avete i granai che riboccano, ma il cuore agitato per timore dei ladri : avete incassato dell’oro, ma perduto il sonno. Dio si acquista e si possiede senza fatica, quando si ama.
Traeteci, diceva la Sposa dei Cantici, e noi correremo dietro a Voi all’odore dei vostri aromi (Cant. I, 4). Sì, amate, soggiunge il citato Padre, e voi sarete attratti. Nè vogliate credere che la violenza fatta all’anima da Dio sia grave e penosa; essa è anzi dolce e soave, è, dirò meglio, la soavità medesima che v’incatena. Non è forse attratta la pecora che ha fame, quando le si mostra dell’erba? Non è sforzata, ma si eccitano i suoi desideri. E voi ancora venite a Gesù Cristo : non vi spaventi la lunghezza del cammino, perchè a Cristo si va amando, non navigando.
L’amore è, secondo il medesimo Dottore, una leva così potente, che innalza i più gravi pesi, perchè l’amore è il contrappeso di tutti i pesi. « Il mio amore è il mio peso; da lui son tratto dovunque mi porto ».
La leva dell'anima è la forza dell’amore il quale la solleva al di sopra del mondo e la fa toccare il Cielo, scrive S. Gregorio (Homil. in Ev.); ed a lui fa riscontro S. Bernardo che dice: « La mia fatica dura appena un’ora; durasse pur più lungo tempo, non me ne accorgerei, perchè amo ». Gesù Cristo ha superato con la forza del suo amore tutto il peso della sua Passione e della sua croce. L’amore rende facile e leggero quanto v’ha di più spossante e penoso.
22. L’amor divino racchiude tutti i beni. — Se Dio abita in un’anima fedele per mezzo del suo amore, vi produce i seguenti mirabili effetti : 1° la monda delle terrene cupidigie, affinchè non brami e non gusti che le cose celesti. 2° Questo amore volge a Dio tutti i sentimenti, le facoltà, gli atti, le affezioni dell’anima, acciocché non pensi che a Dio, non veda e non cerchi altro che Dio. E che cosa andrebbe cercando al di fuori, se Dio è in lei? Ella s’immerge e si sprofonda in Lui, sorgente d’ogni bene. 3° L’amore spinge l’anima a desiderare di far cose eroiche per Iddio, di soffrire per Lui, e ritrarre in sè Gesù crocifisso. 4° La fa crescere ogni giorno nella grazia. 5° La porta a comunicare a quanti può, e se fosse possibile, al mondo intero, il fuoco di cui ella è accesa. Poiché l’amore, dice S. Bernardo, non è altro se non una gagliarda volontà per il bene; e perciò chi non ha zelo, non ha punto d’amore, conchiude il citato Padre. 6° L’anima per mezzo dell’amore comanda a Dio medesimo; ottiene tutto ciò che dimanda, ed acquista una certa quale onnipotenza. 7° Dio se l’unisce, se l’assimila, le fa parte delle sue virtù divine, le comunica i suoi secreti, le rivela lo stato dei cuori, le dà conoscenza di quello che altrove avviene e perfino dell’avvenire, come ai Profeti ed agli Apostoli. 8° Le dona la tranquillità e la serenità, la rischiara, affinchè imperterrita, contenta, lieta nelle avversità e nelle prosperità, sempre gioisca nel Signore, Lo lodi e Lo ringrazi cantando col Salmista: «Io benedirò il Signore in ogni istante, su le mie labbra suoneranno del continuo le sue lodi » (Psalm. XXXIII, 1); e con Giobbe: « Il Signore me l’avea dato, il Signore me l’ha tolto; avvenne come a Lui piacque; sia benedetto il suo santo Nome » (Iob. I, 21). Finalmente l’amante di Dio soccombe, come la benedetta Vergine Maria, vinto dal peso dell’amor di Dio.
L’arte di amare Dio è l’arte delle arti, dice S. Bernardo; essa fa tendere all’amore tutti i pensieri dello spirito e volge al desiderio dell’eternità tutti i movimenti del cuore. L’uomo che ama Dio, si compiace del suo amore, vi si adagia e se ne bea: ben presto, non potendo più contenere i sentimenti dai quali è rapito, si solleva al di sopra di se medesimo, tocca l’estasi intellettuale, e penetra nel pensiero di Dio per imparare a non preoccuparsi più d’altro che di Lui, a non riposare altrove fuorché in Lui. L’amore di Gesù si ruba tutte le sue affezioni; trascurando e dimenticando se stesso, egli non altro ormai più sente che Gesù e ciò che riguarda Gesù. A questo punto, il suo amore è perfetto; ed in tale stato la povertà non è più per lui che un incommodo; non sente le ingiurie, si ride degli oltraggi, non bada alle perdite, guarda la morte come un guadagno; anzi non crede di morire, perchè sa che passerà dalla morte alla vita eterna (S. Bernardo, De natura divini amoris, c. II).
Chi consacra l’amore alle cose terrene, vili, vergognose, diventa simile ad esse; l’anima, al contrario, che ama Dio e che a Lui solo s’attacca, diviene simile agli spiriti, agli Angioli, a Dio medesimo. Allora, dice S. Ambrogio, il Verbo divino la circonda, la rischiara, rinfiamma, la benedice; essa non forma più che una cosa con Lui (Serm. II).
L’amor divino scalda, infiamma, fonde il cuore, e lo cangia del tutto: non avete che a dare uno sguardo a S. Paolo... L’amor divino dà refrigerio, lume, conforto all’anima, e le fa desiderare il possesso di Dio; porta ristoro e pace; rende paziente nelle tribolazioni, toglie il timore, insinua la confidenza, assicura la salute. È questo il Paradiso, dove ci è dato di entrare senza che ci partiamo dalla terra. « Chi ascende a Dio per mezzo dell’amore, ci va come portato da agilissime ali », dice S. Agostino.
23. Per amare Dio bisogna osservare la sua legge. — « Se veramente mi amate, datene prova, dice Gesù Cristo, con l’osservare i miei comandamenti » (Ioann. XIV, 15) : poiché « la prova dell’amore, dice S. Gregorio, sta nella dimostrazione delle opere ».
« Chi mi ama, ripete ancora Gesù Cristo, osserverà la mia parola e il Padre mio l’amerà : e noi verremo a lui e in lui faremo dimora » (Ib. XIV, 23). S. Agostino così commenta queste parole: « Il Padre e il Figlio venendo ad abitare in un’anima, le donano il loro amore, e infine le doneranno il Cielo. Essi vengono a noi quando noi andiamo a loro :
essi vengono col soccorrerci, con l’illuminarci, con l’arricchirci; noi andiamo a loro con l’obbedire, col guardare, col ricevere ».
« Chi non mi ama, dice ancora Gesù Cristo, non tiene conto delle mie parole » (Ib. XIV, 24). E S. Giovanni soggiunge che dimostra di avere carità perfetta colui che custodisce la parola di Dio : (I, II, 5); poiché la carità, dice il medesimo Apostolo, « consiste nel camminare per la via dei divini precetti » (II, 6). Ora il primo dovere della carità è di obbedire agli ordini di Dio, sottomettervisi, e avere confidenza nelle promesse divine. « Quelli che amano Dio, sta scritto nell'Eaclesiastico, si riempiranno della sua legge », vale a dire, la studieranno, la conosceranno, la praticheranno (Eccli. II, 19).
24. Diversi gradi dell’amor divino. — Il Padre Alvarez trattando della contemplazione indica quindici gradi nell’amore divino : 1° intuizione della verità; 2° raccoglimento; 3° silenzio spirituale; 4° riposo; 5° unione; 6° udire il linguaggio di Dio; 7° sonno dello spirito; 8° estasi; 9° rapimento; 10° apparizione corporale di Gesù Cristo; 11° apparizione spirituale di Gesù Cristo, e dei Santi; 12° visione intellettuale di Dio; 13° visione di Dio a traverso le nubi; 14° manifestazione positiva di Dio; 15° visione chiara e intuitiva di Dio, come l’ebbe, al dire di S. Agostino e di altri Dottori, S. Paolo quando fu rapito al terzo Cielo.
25. Qualità dell’amor divino. — L’amor di Dio dev’essere: 1° inseparabile; 2° insaziabile; 3° invincibile; 4° soave; 5° pieno di desideri; 6° anelante a Dio, che procura di raggiungerlo, lo contempla nelle creature ed è impaziente di possederlo; 7° animato dal desiderio di morire, non per noia della vita, ma per essere con Gesù Cristo, e godere di Lui; 8° liberale; 9° intero.
26. Rammarico di non aver amato Dio. — « Troppo tardi io Vi ho amato, o bellezza sempre antica e sempre nuova; ah! troppo tardi Vi ho amato! andava sospirando, col cuore pieno di tristezza, S. Agostino. Deh! fosse scancellato dal numero dei giorni quel tempo in cui non Vi ho amato! Ahi me misero, me infelicissimo se mai cessassi di amarvi; amerei meglio non essere, che essere senza, o fuori di Voi ». Facciamo nostri i lamenti e il pianto di Agostino...
27. Quanto sia disgraziato chi non ama Dio. — « Chi non ama il nostro Signor Gesù Cristo, sia anatema », dice S. Paolo (I Cor. XVI, 22). Ossia, come si esprime l’Apostolo S. Giovanni: «Chi non ama Dio, non lo conosce, perchè Dio è carità, e rimane nella morte » (Epl. I, IV, 8) : — Qui non diligit manet in morte (7, III, 16); e prima di lui già avea espresso questo sentimento l’autore dei Proverbi in quelle parole : « Chi non ama me, ama la morte » (Prov. VIII, 36). E da essi trasse S. Agostino quella sentenza: « Chi non ama Dio, cessa di vivere ». « Strappate, ci dice il medesimo Dottore, il vostro cuore dall’amore alla creatura per conservarlo al Creatore: poiché, se abbandonate Colui che vi ha creati e vi abbracciate a ciò ch’Egli ha creato, siete adulteri ». Tremino quindi, conchiude S. Gregorio, quelli che non amano Dio e pensino, soggiunge S. Bernardo, che perfino il linguaggio loro è barbaro e straniero.
L’amor di Dio verso gli uomini è così grande, che non solamente si presenta a quelli che lo cercano, ma cerca quelli che non lo cercano, va dietro a quei medesimi che lo fuggono, l’odiano, lo perseguitano : esso li invita, li attrae, e dolcemente li trascina. Quanto non sono adunque disgraziati, ingrati, perversi coloro che non si curano d’amare Dio che tanto li ama! Che suprema sventura per loro il disprezzarlo e combatterlo! Eppure, oh! come grande è il numero di quelli che non amano Dio! Quanti possono dire con S. Pietro : « Voi, o Signore, che tutto conoscete, sapete bene quanto io vi ami? » (Ioann. XXI, 17). Chi oserà esclamare col Profeta: «L’anima mia sta attaccata a voi, o Signore?» (Psalm. LXII, 8). Ah! piangiamo la triste sorte di coloro che non amano Dio.
28. Come bisogna amare Dio. :— Gesù Cristo c’insegna il modo di amare Dio con quelle parole: «Voi amerete il Signore vostro Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze vostre » (Matth. XII, 37). Con tutto il cuore, cioè voi consacrerete la vostra memoria a ricordarvi i suoi benefizi, ecc. Con tutta l’anima, cioè applicherete la vostra intelligenza a meditare com’Egli è amabile in se stesso, e quanto vi ha amati. Con tutte le forze, cioè con tutta la volontà. Udite S. Agostino : Allorquando Iddio ci dice : Voi amerete di tutto cuore, di tutta l’anima, di tutto lo spirito vostro, Egli non ci permette di dimenticarci di Lui un solo istante e di godere di qualche altra cosa (Homil. ad pop.).
Amare Dio importa: 1° dare a Lui il nostro cuore tutt’intero e niente al Demonio, nè al peccato; 2° avere Dio per scopo di tutte le nostre azioni, di preferirlo a tutto come nostro sommo bene ed unico fine; 3° obbedirlo in tutto e sempre... Tutti quelli che hanno dato il loro cuore a Dio, dice S. Bernardo, si rallegrino e gioiscano nelle pene, nelle ambascie, nelle tribolazioni, nella fame, nella sete, nella nudità, nel disprezzo, tra le beffe, le calunnie, le maledizioni, gli insulti, e le persecuzioni fino alla morte (Serm. in Psalm.).
29. Mezzi di amare Dio. — S. Tommaso indica tre mezzi d’unirsi a Dio con l’amore: ci vuole il coraggio dello spirito, ossia l’energia; una grande severità contro le cupidigie; la bontà verso il prossimo (1a p. 9, art. 13). Un quarto lo troviamo accennato in quelle parole di S. Gregorio: « Se non moriamo al mondo non siamo atti a vivere di amore per Iddio ». Altri mezzi ci suggerisce S. Bernardo e sono: le letture divote, le quali eccitano l’amore divino; la meditazione, la quale lo nutrisce; l’orazione, che lo illumina e lo conforta.
Eccellenti mezzi sono questi per acquistare e mantenere l’amore di Dio in un’anima. Ne volete altri? Eccoveli. Date orecchio alla voce di Dio. « Non ci ardeva il cuore in petto, mentre per istrada ci parlava, e ci svelava le Scritture? » (Luc. XXIV, 32), andavano dicendo i discepoli di Emmaus. « Il mio cuore s’infiamma di amore e sento un fuoco avvamparmi in petto quando io medito », asserisce di sè il Salmista (Psalm. XXXVIII, 3).
La purità del cuore è un mezzo adatto di amare Dio. « Il mio Diletto si delizia tra i gigli», diceva la Sposa dei Cantici (Cant. II, 16). Essa ci indica pure come tale, ed efficacissimo a far nascere e mantenere in noi l’amor divino, il desiderio che se ne mostra, in quelle altre sue esclamazioni : « Io vi scongiuro, o figlie di Gerusalemme, d’annunziare al mio Diletto, se Lo incontrate, che io languisco e vengo meno di amore per Lui... oh! chi mi darà ch’io ti trovi e t’abbracci, o mio Diletto? oh! allora nessuno oserà più insultarmi! » (Ib. V, 8) (Ib. VIII, 1).
Il timore del Signore è un mezzo sicuro per giungere ad amarlo. Difatti, come osserva S. Basilio, è necessario che il timore preceda per introdurre la pietà, e a lui terrà dietro l’amore; il quale, al dire di S. Agostino, guarisce le ferite che ha fatto il timore, il cui effetto è di spronare.
La fede ci porta ad amare Dio. « Al presente, dice S. Agostino, noi amiamo credendo quello che vedremo; poi nel Cielo ameremo vedendo quello che avremo creduto ». Ma se l’anima trova Dio con la fede e la speranza, lo possiede con la carità: se è assente, lo trova col desiderio; se presente, lo ritiene con la gioia: lo scopre e lo conserva con la pazienza: lo possiede con la consolazione.
Finalmente si arriva con ogni certezza a Dio perseverando nel cercarlo e nel desiderio di amarlo. « Cercate il Signore, dice il real Profeta, e voi sarete rassodati e forti, ma cercatelo sempre » (Psalm. CIV, 4). « Sì, Iddio va cercato senza fine, sentenzia S. Agostino, perchè Egli dev’essere amato senza fine ». Desideriamo noi davvero d’avere la carità? volgiamoci a chiederla allo Spirito Santo che è il Dio-Amore; poiché la carità, al dire di S. Paolo, fu sparsa nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci fu dato (Rom. V, 5).
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