1. L’uomo è creato a imagine ai Dio. — 2. Valore inestimabile dell’uomo. — 3. Impero dell’uomo. — 4. L’uomo servo di Dio. — 5. L’uomo figlio di Dio.
1. L’uomo è creato a imagine di Dio. — Dio trae dal nulla l’universo e per fare questo gli basta un cenno della sua volontà, basta un fiat. Ma a quest’universo manca un capo, manca un re che regga e governi tutto quello che fu creato. Allora l’augusta Trinità si raccoglie, diremmo, a consiglio, e stabilisce di formare un essere che sia l’imagine e l’espressione di lei medesima su la terra, e questo essere è l’uomo (Gen. I, 26). Solo, tra tutte le creature, l’uomo porta in se l'imagine di Dio; egli è lo scopo, il fine dell’universo.
« Poteva darsi, domanda S. Ambrogio, onore più sublime per l’uomo, che quello di essere formato a imagine e somiglianza del suo Fattore? ». Ma Dio avrà fatto così con l’uomo senza mirare a un disegno? No, risponde S. Leone: «Se noi esaminiamo da uomini saggi e spassionati l’origine della nostra creazione, conosceremo che siamo stati creati a imagine di Dio affinché siamo imitatori del nostro autore e che la dignità della nostra schiatta in ciò consiste che splenda in noi, quasi in uno specchio, la somiglianza della benignità divina ». Da ciò si rileva perché Clemente Alessandrino chiami l’uomo « pianta celeste » (Stromat.). Le piante hanno le loro radici nella terra, ma l’uomo le ha in cielo; perciò come l’albero si nutre per mezzo delle radici della terra; così l’uomo non trae il succo di vita, se non dal cielo.
O uomo animalesco che ti abbassi fino a renderti simile alle bestie, e spesso a metterti al di sotto di esse, a invidiare lo stato loro, bisogna che tu comprenda una buona volta la tua dignità e consideri le mirabili prerogative della tua creazione e gli altri onori che ti sono resi. Non come le altre creature, con un cenno imperativo — Fiat — tu sei uscito dal nulla, ma dietro una parola di consulta — Faciamus. — Dio si consiglia con se stesso, come in atto di produrre un capolavoro.
Tutto ciò che Dio aveva creato nel mondo, prima dell’uomo, non era capace di conoscere, di amare, di servire e di possedere il suo Creatore. Ora Dio abbellisce l’uomo di tutte queste sublimi prerogative; e nel formarlo non si propone altro modello che se stesso.. Con quelle parole : Facciamo l’uomo ad imagine e somiglianza nostra, Dio esprime tutte le bellezze dell’uomo e ad un tempo tutte le ricchezze di cui, per sua bontà, lo ha fornito: intelletto, volontà, memoria, rettitudine, innocenza, chiara conoscenza di Dio, amore infuso di questo primo essere, sicurezza di godere con lui una medesima felicita...
Faciamus hominem — Facciamo l’uomo: al suono di queste parole compare nel mondo l'imagine visibile della Trinità augusta, Padre, Figlio e Spirito Santo. Simile al Padre, ha l’essere; simile al Figlio, ha l’intelligenza; simile allo Spirito Santo, ha l’amore. Dio è intelligenza, volontà, amore; l’uomo fatto ad imagine di Dio, possiede anch’egli l'intelligenza, la volontà, l’amore.
In tre modi l’uomo rassomiglia a Dio: 1° per natura, poiché noi constiamo di una natura ragionevole ed intelligente, come Dio è ragionevole ed intelligente...; 2° per la grazia, la quale, al dire di S. Bernardo, consiste nelle virtù... 3° la somiglianza perfetta ed infinita si compirà nel cielo, con la visione e la gloria beatifica... « Rendiamo dunque, dirò col Nazianzeno, a questa imagine di Dio in noi scolpita, l’onore che le è dovuto, e riconosciamo la nostra dignità ».
L’imagine naturale di Dio sta nell’anima che è spirito, non materia, che è agile, immensa, intelligente, libera, immortale. Quest’imagine di Dio è naturale all'uomo e non si è punto cancellata per il peccato di Adamo, ma solamente sfigurata e malmenata. Un’altra imagine di Dio vi è ancora nell’uomo, ed è l'imagine sopranaturale, che consiste nella grazia e nella giustificazione con cui l’uomo diventa partecipe della natura divina; e quest'imagine avrà il suo complimento nella gloria e nella vita eterna. Poiché « l’anima dell’anima è la grazia », dice S. Agostino. Adamo fu creato in questa grazia che è una vera imagine di Dio. Questa rassomiglianza dell’anima con Dio per la grazia, dipende dalla volontà dell’uomo; peccando la perde, ma la ricupera, ricuperando la grazia e la giustizia di Dio...
Solo l’uomo è fatto a somiglianza di Dio. Il sole, che è pure sì splendente e bello; la luna e le stelle, magnifico ornamento del cielo; la terra con le mille sue svariatissime produzioni; l’oceano con tutta la sua immensa ampiezza, non sono fatti a imagine di Dio. Non vi è che l’angelo e l’uomo decorati di così preziosa prerogativa. O uomo, esclamerò col Crisologo, perché essendo fregiato da Dio di tant'onore, ti disonori? Perché tanto vile ti fai agli occhi tuoi, mentre tanto grande e nobile comparisci a quelli di Dio? E non ti accorgi che, abbassando te stesso, disprezzi Dio di cui sei l’impronta? (Serm.).
2. Valore inestimabile dell’uomo. — Di sei qualità principali, o proprietà eccellenti è composta la natura ragionevole dell’uomo che costituisce l'imagine di Dio. La prima sta nell’essere l’anima spirituale e indivisibile, come spirito indivisibile è Dio... La seconda consiste nell’essere l’anima immortale, come immortale è Dio... La terza,
nel libero arbitro di cui è fornita... La quarta nell’essere dotata d’intelligenza, di volontà, di memoria... La quinta, nell’essere atta alla virtù, alla sapienza, alla grazia, alla beatitudine, alla visione di Dio, ad ogni bene... La sesta, nel suo dominio su tutto il rimanente dell'uomo e della creazione... A queste se ne può aggiungere una settima: che siccome tutte le cose sono contenute eminentemente in Dio, così ancora può dirsi proporzionatamente dell’uomo. In virtù della sua intelligenza egli si appropria ogni cosa, perché può formare nella sua mente un’imagine o rassomiglianza di ogni cosa... Perciò possiamo dire col Crisostomo: «Non vi è tesoro ancorché preziosissimo, neppure il mondo tutto, che valga quanto l’anima ». No, nessuno di noi non sarebbe mai giunto a conoscere la grandezza dell’uomo, a indovinarne l’alto destino, se non ci avesse soccorsi la rivelazione e la sacra Scrittura.
«Il Signore Iddio, dice la Genesi, alitò sul volto all’uomo il soffio di vita, e l’uomo ebbe un’anima vivente » (Gen. II, 7). Questo linguaggio non significa punto che Dio abbia una bocca come gli uomini e che con essa aliti, ma la Scrittura dice così per farci intendere che Dio stima l’anima e l’ha cara come un’emanazione della sua propria vita. È vero che trasse dal nulla, come tutte le altre creature, ma dicendoci lo Spirito Santo che l’anima è un soffio divino, vuole indicare che Dio , l’ha prodotta con particolare e tenero affetto, come se l’avesse tratta dal suo cuore.
Di più: la Scrittura non dice che Dio ha fatto l’anima nostra con le sue mani, come ha fatto il nostro corpo, né che l’abbia creata parlando, come creò tutti gli altri esseri, ma alitando; perché intendiamo ch’egli ha in certo modo partorito un carissimo concepimento che portava in sé da tutta l’eternità. E come se la Scrittura dicesse che l’anima procede dall’interno di Dio; come il respiro non è altro se non un uscire ed un entrare continuo dell’aria, la quale va al cuore, poi lo lascia per rientrarvi ben tosto a mantenervi la vita; similmente l’anima nostra non è uscita da Dio se non per rientrarvi; egli non l’ha respirata se non per aspirarla di nuovo. E se l’anima ha dato, per così dire, un sollievo al suo cuore uscendone, sembra che in certo qual modo lo ristori e lo consoli quando a lui ritorna con qualche aspirazione amorosa. Ah! se noi sapessimo quello che è l’anima nostra al cuore di Dio! ella non saprebbe vivere senza Dio, come Dio pare non sappia essere contento senza di lei.
Osservate la mirabile relazione che Dio stabili tra il suo Spirito e il nostro! Lo Spirito Santo è una sacra emanazione del cuore di Dio, emanazione che lo riempie di gioia in se stesso; e la nostra anima è un soffio che gli reca della compiacenza al di fuori di lui. Lo Spirito Santo è l’ultima delle ineffabili produzioni di Dio in se stesso; l’anima nostra è l’ultima di tutte le meravigliose produzioni di Dio al di fuori di lui.
L’anima sta così mirabilmente sollevata al di sopra del corpo, che si direbbe più vicina a Dio che l'ha creata, che non al corpo al quale' è congiunta. E in verità, fra le creature di questo basso mondo non ve n’è altra, fuor di lei, in cui si possa trovare qualche tratto visibile delle perfezioni di Dio. Essa è più sublime dei cieli, più profonda degli abissi, più ampia dell’universo, durevole come l’eternità. Dio è spirito, l’anima è spirito; Dio è semplice e indivisibile, l’anima è semplice e indivisibile; Dio è immobile mentre mette tutto in moto e a tutto dà vita, il medesimo è dell’anima rispetto al corpo che da lei ha vita; Dio è intelligente, e l’anima è intelligente; Dio vuole, e l’anima vuole; Dio si ama, e l’anima, amando Dio, ama veracemente se stessa; Dio ha fatto tutte le cose, l’anima opera, e chi potrebbe mettere limiti alla sua azione? Dio è libero e signoreggia tutto il creato; l’anima è libera, e muove a suo talento le membra del corpo; Dio ha tutto presente alla sua memoria, l’anima possiede anch’essa questa facoltà; Dio è onnipotente, l'uomo dispone, quando vuole, della potenza divina, fa cose mirabili, e parecchie ne abbraccia nell’ampiezza del suo spirito; Dio è il fine, lo scopo di tutte le cose; l’uomo è il fine della creazione; Dio è tutto intero nel mondo e in ogni parte del mondo, l’anima governa il corpo, si trova tutta intera in esso ed in ciascuna delle sue parti; e, quel che è il sommo della perfezione, come Dio Padre, conoscendo se stesso per via dell’intelletto genera il Verbo, e amandolo produce lo Spirito Santo; così l’uomo, conoscendosi, produce nella sua anima una parola intelligente, espressione di se medesima; e di qui l’amore procede nella sua volontà. Sono questi altrettanti pensieri di S. Agostino il quale ne deduce che salvare un anima è opera più eccellente che creare il cielo e la terra (Serm. XXIV, de Temp.). Certamente, di tutte le perfezioni, la più divina è quella di essere cooperatore di Dio nel ricondurre le anime al loro Creatore di cui partecipano la nobiltà, la sapienza, il dominio, la grandezza, lo spirito.
L’anima supera in valore il mondo intero; perché fatta a imagine di Dio, essa partecipa di Dio medesimo, è come una porzione del suo alito divino: secondo la parola stessa di Dio: » Se tu separi quello che vi è di prezioso (l'anima) da ciò che vi è di vile (il corpo) nell’uomo, egli sarà in certo qual modo la bocca mia » (Ierem. XV, 19).
S. Agostino e S. Tommaso insegnano che la conversione e la giustificazione del peccatore sono lavoro più grande, più difficile, più stupendo della creazione del mondo; il Crisostomo osserva, che convertire un’anima è fare a Dio un dono più eccellente, più gradito, che innalzargli un tempio; perché tutte le somme che si spendono a costruire un sontuosissimo tempio, non giungono mai a pareggiare il valore di un’anima. Salvare un uomo è limosina più grande che dare centinaia di milioni, che dare il mondo intero, se fosse possibile, poiché un’anima vince in pregio ogni cosa creata. Infinito è il suo valore, poiché è costata il sangue di un Dio; e tutto ciò che esiste, sole, stelle, terra, mari, monti, animali, tutto è stato fatto per l’uomo.
« Quando tutta la terra, dice Filone, si cambiasse in oro, o in qualche altra materia ancor più preziosa, e che tutti gli architetti e gli orefici lo adoperassero nell’innalzare portici, vestiboli, palazzi, tempi a Dio, tutto ciò non sarebbe degno di formare lo sgabello del suo trono: e un'anima che si trova in grazia, è degna di riceverlo, di alloggiarlo! » (Lib. de Cherub.). Che pregio!... che dignità... che valore non ha un’anima!...
3. Impero dell’uomo. — « Signore, esclamava con santo entusiasmo il profeta, voi avete fatto l’uomo di poco inferiore agli angeli, l’avete coronato di gloria e di onore, gli avete dato il dominio su tutte le opere delle vostre mani. A lui avete assoggettato gli animali dei campi, gli uccelli dell aria, i pesci del mare» (Psalm. VIII, 5-8). E in fatti leggiamo nel Genesi che, nell’atto di formare l’uomo, Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra imagine e somiglianza, ed egli comandi ai pesci del mare, agli uccelli dell’aria, alle fiere e a tutti i rettili che si muovono su la terra » (Gen, I, 26). Dio ha dunque costituito l’uomo re dell’universo; ad uso suo ha costrutto il magnifico palazzo di questo mondo...
Il mondo è il tempio di Dio; l’uomo ne è il sacerdote per pregare e ringraziare Dio a nome di tutte le creature, poiché egli solo possiede la ragione e la parola. Tutte le creature pongono le loro ricchezze ai piedi dell’uomo-re, e stanno pronte ai suoi comandi. Noi siamo tutte a’ tuoi servizi, esse gli dicono, ma a patto che tu porti al trono di Dio e le tue adorazioni e per te e per noi. Ogni cosa è a tua disposizione, usane per Iddio, e tutto riferisci a Dio che ci ha creato per tua utilità e per tuo servizio. Il nostro fine è di servire a te; il tuo, o uomo-re nostro, è di servire a Dio. E ciò appunto che ricordava l’Apostolo ai Corinzi, scrivendo: « Tutte le cose sono vostre; ma voi siete di Cristo; Cristo poi è di Dio » (I, III, 22-23).
S. Ambrogio osserva che non senza giuste ragioni l’uomo fu l’ultima opera della creazione; che essendo tutte le cose state fatte per lui, esse dovevano precederlo per rendergli omaggio e per offrirsi a’ suoi bisogni. Egli è stato fatto l'ultimo perché è il compendio e la causa del mondo, il quale fu creato per lui, ed ha in proprietà ed in abitazione gli elementi. Egli vive tra le fiere, nuota coi pesci, vola più alto degli uccelli, conversa con gli angeli; abita la terra e sale al cielo; passa i mari, valica i monti, coltiva la terra, la fa insomma da erede e padrone del mondo intero (lib. VI, Epistola XXXVIII). L’uomo è dunque fatto per regnare. « Or perché, dice S. Basilio, o uomo-re, ti rendi schiavo delle tue malvage inclinazioni? perché farti schiavo del peccato? perché consegnarti in balìa al demonio? Dio ti ordina di tenere il primato tra le creature e di governarle; e tu, stordito! spezzi il tuo scettro, abbandoni il tuo regno, scendi dal tuo trono, per occupare l’ultimo stallo, per essere servo di chi deve servire a te. Tu sei creato per dominare su tutto e tutto domina su di te! Tutto deve a te obbedire, e tu obbedisci a tutto! O inaudito spaventoso scompiglio! » (Homil. X).
L’anima è nell’uomo la signora, la direttrice, la regina non solamente di tutte le membra, ma dei sensi, delle passioni, dei pensieri, dei desideri. Essa dunque governi i suoi appetiti e non si lasci da essi tiranneggiare. « Governate il vostro corpo con la ragione, dice S. Basilio, come il cavaliere governa il cavallo col freno ». Sotto quest’aspetto, S. Gregorio considera i cristiani buoni e pii quali veri re; perché dominando le concupiscenze, mettono un freno alla lussuria, alla gola, all'orgoglio, alla collera. Sono re i quali, tutt’altro che soccombere alle tempeste delle tentazioni, le dominano e sforzano i venti e i marosi in burrasca a quetarsi (Serm, de Nativ.).
« Rallegrati, uomo-re, discendente di Dio, dice Origene, vedendo le insegne della tua dignità reale. Re tu sei chiamato, perché a te è stato detto Tu sei di schiatta regale. E perché tu sei re, a giusto titolo Gesù Cristo, tuo re e tuo Signore, si chiama il Re dei re, il Signore dei dominanti. Quando egli regni in te, costruisce te medesimo re su tutto il creato. Se dunque in te l’anima comanda e la carne obbedisce, se sottometti al tuo impero la concupiscenza, se freni le cattive inclinazioni, tu saprai che sei re, e che meriti di esserlo. E quando sarai tale, quando regnerai su te stesso, tu regnerai ancora sopra Iddio, perché otterrai da lui tutto quello che vorrai» (In Evang.).
« Qual atto più regale, scrive S. Leone, che quello di sottomettere la carne allo spirito, e lo spirito a Dio? E quale funzione più sacerdotale che quella di consecrare a Dio una coscienza monda e offrirgli su l’altare del cuore ostie di pietà e di purezza? Ciò facendo, noi siamo veramente quali ci chiama l’Apocalisse (I, G), re e sacerdoti (Senti, de Nativ.).
Il vero e più bel regno dell’uomo sta in ciò che Gesù Cristo regni » in lui e lo governi; perché allora egli riceve da Gesù Cristo, solo ed unico vero re universale, la dignità e la potenza regia; allora egli regna e governa davvero. Regna 1° sopra di se stesso, su tutte le facoltà, su tutti i sentimenti suoi... 2° Regna in tutto ciò che lo circonda; trae al suo vassallaggio tutte le cose.:. 3° Regna sul prossimo, al quale va debitore del suo affetto e delsuo amore. L’uomo che si unisce con Dio, domina se stesso piamente e santamente, e regola le sue azioni. Impara facilmente a governare e reggere tutto il resto: e allora è in lui un regno di pace, di felicità, saggio e caparra del regno eterno: allora ogni cosa è sua, ed egli è di Gesù, come Gesù è di Dio (I Cor. III, 22-23).
L'estensione del regno dell’uomo quaggiù è la fede; la sua larghezza è la speranza; la durata sarà il cielo per l’eternità...
4. L’uomo servo di Dio. — La sovranità dell’uomo consiste principalmente nell’essere servo fedele di Dio : « Io diffonderò il mio spirito, dice il Signore, sui miei servi e su le serve mie » (Ioel. II, 29). E dove regna lo spirito di Dio, è la vera sovranità.
Nobilissimo ed onorevolissimo è il titolo di servo di Dio e il supremo Capo della Chiesa non ne volle assumere altro per sua divisa; ho pure non diciamo che l’aggiunta fattavi di Servo dei servi di Dio:
- Servus servorum Dei, — mentre sembra che ne diminuisca il lustro, in verità l’aumenta. Servire Dio è regnare; quindi il Salmista esclamava : « Perché io sono, o Signore, vostro servo, vostro servo devoto, perciò avete spezzato le mie catene » (Psalm. CXV, 16). Abramo, Mosè, Giobbe si tennero onorati a chiamarsi servi di Dio. Anzi Gesù Cristo medesimo applicò a sé questo titolo in Isaia. La beata Vergine, Madre di Dio, si gloriò di chiamarsi l'ancella del Signore (Luc. I, 38); e S. Paolo non s’intitola, in capo alle sue Epistole, con altro nome se non con questo: « Paolo, servo di Gesù Cristo ». — E riguardo alla Vergine Maria, è cosa notevole che ella assuma il titolo di serva del Signore, appunto quando, per l’ambasciata di Gabriele, seppe di essere stata innalzata a tale dignità, di cui né l’uomo né l’angelo può imaginare la maggiore. All’annunzio della sua maternità divina, di quella prerogativa che la costituiva regina del cielo e della terra per tutta l’eternità, l'umile verginella esce in quelle mirabili parole: « Ecco l'ancella del Signore ». — E chi vorrà ancora contrastare che il titolo di servo di Dio, non sia titolo di onore sublime di dignità sovrana? Chi non applaudirà a S. Agata, la quale, ai rimproveri che le faceva il preside pagano, che menasse vita da schiava, vivendo da cristiana, lei che era di famiglia nobile, rispose : « l'umiltà e la schiavitù dei cristiani, vince in pregio e splendore le ricchezze e la porpora dei re terreni? » (In Vita).
Quindi il titolo di servo di Gesù Cristo prova la grandezza dell’uomo; prova che l’uomo è, in quanto all’anima, della natura degli angeli; ora gli angeli anch'essi nel cielo, regnando con Dio, sono suoi servi. Questo solo titolo li costituisce re.
5. L’uomo figlio di Dio. — Se l’essere servo di Dio è un onore così sublime e un titolo di tanta grandezza per l’uomo, che cosa si dovrà dire dell’onore e della eccellenza che gli viene dal titolo di figlio di Dio? Eppure è questo, dice S. Giovanni, il titolo, è questa la qualità che, per effetto dell’immenso suo amore, ti ha dato il Padre (I, III, 1). Questo augusto titolo di figli di Dio ci fa partecipi de’ suoi divini attributi. Come Dio è santo per essenza, così il giusto, generato alla giustizia di Dio, fatto figlio di Dio, ha la santità nella sua qualità di figlio di Dio; egli diventa onnipotente e può ripetere con S. Paolo : « Ogni cosa io posso in colui che mi sostiene » (Philipp. IV, 13). Diventa immutabile, di maniera che unendosi con Dio, né le lusinghe, né le minacce del mondo potranno più scuoterlo. Diventa celeste, così che dimentica e disprezza la terra. Diventa come impeccabile... Diventa buono per i suoi simili, e come sole benefico spande su tutti le sue liberalità, e tutti infiamma del suo amore. Diviene sapiente nella prima delle scienze, che è quella della religione e della virtù, perché ha Dio per maestro, e l'inspirazione divina l’istruisce di ogni cosa. Egli è imperturbabile, perché tenendo l’anima sua fissa in Dio, alle vicende del secolo o non bada, o se ne ride. Egli è liberale, senza invidia, rende bene per male e converte così in amici i suoi nemici; le sue mire sono rette come azioni; si mostra paziente, forte, uguale, costante, sincero, perché tale è Dio suo padre...
I cristiani si vantano di essere figli di Dio, e lo sono in fatti; ciò posto, devono lavorare con zelo e perseveranza alla loro perfezione ed esercitarsi nelle opere eroiche e divine... Seguite il consiglio di S. Cipriano che dice: « Quando vi punge lo stimolo della carne, rispondete: Io sono figlio di Dio e nato per ben altra e più sublime occupazione che non è quella di dare pascolo ai sensi. Quando il mondo vi tenta coi piaceri e con le ricchezze, rispondete: Io sono figlio di Dio, chiamato agli onori, ai diletti del cielo. Quando il demonio cerca di sedurvi, ditegli: Vattene, o Satana, ritirati nel tuo inferno; non permetta mai Iddio che, essendo figlio dell’Altissimo, io diventi figlio del serpente! Nato per un regno eterno, calpesto come fango, guardo come fumo quanto può essermi quaggiù offerto di più lusinghiero » (De Spectac.). Voi siete figli di Dio; imitate Gesù Cristo che vi chiama a fare la volontà di Dio, ad avvicinarvi sempre di più a lui...; affrettatevi, correte per la strada che vi conduce al vostro Padre celeste...
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